Aria da ultimo giorno di scuola per gli studenti del master in Comunicazione musicale dell’Università Cattolica. Per la lezione conclusiva, Cristiano Godano, leader della rock band cuneese Marlene Kuntz e docente del corso, con un Laboratorio di scrittura creativa per la musica, imbraccia la chitarra per un mini set acustico, organizzato in collaborazione con il sito di musica Rockol, partner del master.

 

 

Il 9 maggio, nella sede di via sant’Agnese, prima di sottoporsi alle domande dei suoi studenti, Godano colpisce tutti proponendo versioni scarne e intime di alcuni dei pezzi che hanno fatto la storia del gruppo. Con solo chitarra e voce a risaltare è la bellezza dei testi. Dopo l’imbarazzo che dura un attimo - suonare a stretto contatto con chi ascolta è sempre un’esperienza che mette a nudo - Godano attacca con La canzone che scrivo per te brano contenuto nell’album "Che cosa vedi" del 2000, poi Musa, una dolce ballata del 2007, Ti giro intorno e la chiusura affidata a Fantasmi.

Dopo una carriera quasi ventennale, la voglia di scrivere e suonare musica con il proprio gruppo è ancora forte, come lo stesso Godano racconta rispondendo a uno degli studenti che gli chiede dei progetti futuri: «Andiamo avanti insieme perché siamo amici, c’è una lealtà indiscutibile tra di noi. Riccardo e Luca (gli altri due componenti storici della band, ndr) sono le persone con le quali ho passato più tempo nella mia vita. Abbiamo suonato più di 1.200 concerti. Fino a quando avremo voglia, e ne abbiamo, continueremo a suonare». Al momento, una carriera solista non è nei pensieri di Godano: «Non penso che quella solista sia la mia dimensione migliore. Ho bisogno che gli altri arricchiscano il mio songwriting. Quando siamo in sala prove, è così che nascono i nostri pezzi, arrivo con delle idee che gli altri contribuiscono a trasformare in canzoni. Se decidessi di fare tutto da solo, lavorando con musicisti sotto la mia direzione, non ne verrebbe fuori un disco ricco come lo sono stati quelli dei Marlene».

C’è anche il tempo di parlare dell’esperienza sanremese – i Marlene hanno portato al Festival Canzone per un figlio e si sono esibiti con Patti Smith – spesso snobbata dal circuito indipendente italiano. Per l’occasione i Marlene Kuntz hanno fatto uscire un disco che raccoglie canzoni della loro carriera riarrangiate. Il filo conduttore di Canzoni per un figlio è che brani storici dei Marlene vengano accolti e capiti dai figli attraverso un percorso di lettura contenuto nel booklet del disco scritto dallo stesso Godano. «Abbiamo ripescato nei dischi precedenti immagini e suggestioni che rappresentassero la felicità sperata per un figlio. È un disco con una guida all’ascolto, una chiave di accesso al nostro mondo perché c’è sempre stata una certa poetica nelle nostre canzoni, adatta anche ai ragazzini». Una nuova veste ad alcune canzoni era già stata scelta per il tour di S-low, immortalato in un disco nel 2007, dove il rumore degli esordi lasciava spazio ad atmosfere più rarefatte. Per l’occasione i Marlene avevano riservato una parte del tour ai teatri. «Mi ha stupito quella dimensione live. Abbiamo sempre suonato nei club, invece in teatro c’è un silenzio e una sacralità che permettono di apprezzare tante sfumature e che permette di concentrarsi a fondo».

Dopo vent’anni di carriera, dopo un percorso costruito sulla “fame di conquistare il mondo”, dopo i muri di suono costruiti nei primi dischi, un viaggio che inizia da Catartica (1994) fatto di esplosioni sonore, rimane un precipitato di poesia e di dolcezza che oggi ben rappresenta Cristiano Godano e i Marlene Kuntz. Perché prima c’è stato «il fuoco della gioventù e poi il ghiaccio dell’esperienza».

Molta soddisfazione per il direttore didattico del master Gianni Sibilla, che da 12 anni ne è il coordinatore. Proprio da lui è nata l’idea di portare Godano al corso: «Quando è nata l'idea del corso, Cristiano mi ha mandato un suo lungo studio sul rapporto tra musica e poesia sotto forma di testo scritto che dimostra un pensiero profondo, che va oltre la sua dimensione di artista, autore e interprete». Lo stesso Godano non nasconde la propria soddisfazione: «Sono molto contento dell’esperienza fatta in Cattolica con il master. Non è facile parlare in pubblico. Bisogna saper gestire le parole e in fondo la comunicazione, che oggi è importantissima, è proprio questo». Arrivederci all’anno prossimo sembra voler dire.