Il MetteSono passati ormai due anni da quando Valerio Bassan (nella foto sotto) si è trasferito a Berlino, ma si può dire, a distanza di tempo, che la scommessa di cercare fortuna all’estero non sia stata poi così avventata. L’ex studente della Cattolica ha fondato nella capitale tedesca il Mitte, un quotidiano online in italiano che, ad appena un anno e mezzo dal lancio, ha già 100mila visitatori unici al mese e 15mila fan su Facebook. «Mi sono reso conto di come a Berlino, nonostante una grande quantità di italiani, mancasse un medium informativo per la comunità. Per questo ho lanciato il giornale online, con grande semplicità e immediatezza».

Valerio ha studiato Linguaggi dei media alla facoltà di Lettere dell’Università Cattolica a Milano, per poi specializzarsi con il master biennale in Giornalismo dell’Almed, nel nostro ateneo, tra il 2009 e il 2011. «Durante il mio percorso di formazione ho incontrato docenti che mi hanno fatto innamorare del giornalismo. Alla triennale ricordo con piacere le lezioni di Giovanni Santambrogio, Giancarlo Padovan e Giorgio Simonelli. Il master, invece, mi ha permesso di fare il salto di qualità, dandomi gli strumenti necessari per crescere professionalmente e umanamente».

Valerio BassanOltre all’impegno del Mitte, Valerio collabora da tre anni con Linkiesta.it, ha girato un documentario in Kosovo e ne sta preparando un secondo a Berlino insieme a due giornalisti francesi. «Con la scuola di giornalismo ho imparato ad usare una telecamera. Oggi per me il video è diventato qualcosa in più di una semplice passione».

La decisione di trasferirsi al di là delle Alpi è maturata molto presto, anche se più che la Germania, Valerio ha scelto Berlino. «Avevo visitato la capitale tedesca per la prima volta nel 2011 e ne ero rimasto folgorato: ampi spazi verdi, poco traffico, abitanti rilassati, ma anche multiculturalismo, fermento artistico, un'atmosfera impossibile da dimenticare dopo la "prima volta"».

Il Mitte si dimostra una scelta lungimirante e di successo, ma le stesse soddisfazioni sarebbero state possibili in Italia? «Credo proprio di sì, bisogna solo trovare la formula giusta e identificare con precisione un pubblico di destinazione». Anche la Germania, comunque, ha i suoi punti deboli. «La Germania presenta diverse problematiche di settore: nel 2013 hanno chiuso diversi giornali, tra cui Financial Times Deutschland e Frankfurter Rundschau. Il giornalismo deve rilanciarsi a livello globale, e questa spinta innovativa non può che arrivare dagli Stati Uniti, l'ultimo grande laboratorio dove c'è chi si concede ancora il lusso di sperimentare».

Il colpo di fulmine di Valerio per la capitale tedesca, però, non deve ingannare perché, nonostante il momento di crisi globale, anche in Italia «è ancora possibile fare giornalismo, anche se estremamente difficile». «Oggi quasi nessuna testata, sia digitale che cartacea, può vantare un bilancio in attivo». Al di là del momento difficile del settore editoriale, molto dipende dalle proprie capacità. Ecco perché nella “cassetta degli attrezzi” di ogni aspirante giornalista ci sono alcuni elementi che non dovrebbero mancare.

«Ho scritto un decalogo a questo proposito. Io credo che un giornalista dovrebbe innanzitutto tecnologizzarsi, ampliare le proprie conoscenze e costruirsi credibilità e seguito online. È fondamentale essere scrupolosi, diventare editori di se stessi e prepararsi a un lavoro più fluido. Poi credo che non si possa non essere continuamente aggiornati e recepire gli input dei propri lettori. Infine ci vogliono una buona dose di coraggio e sperimentazione». La stessa che ha avuto Valerio quando, due anni fa, ha deciso di partire alla volta di Berlino. Senza rimpianti. «Rifarei tutto dall'inizio alla fine».