Non si è lasciato spaventare dai dati sui cervelli in fuga dall’Italia Emanuele Pedersoli. Dopo la laurea e il dottorato in fisica e alcune esperienze all’estero ora fa ricerca al Sincrotrone Elettra, il laboratorio nazionale di Basovizza, nei dintorni di Trieste, che ha il compito di fornire un servizio scientifico ai gruppi di ricerca italiani e internazionali. Durante il Post Doc al Berkeley Lab (Lawrence Berkeley National Laboratory), leader mondiale nel campo delle scienze fondato più di settanta anni fa dalla più importante università della California e che nella sua storia vanta ben undici premi nobel, Emanuele ha lavorato a un progetto per la realizzazione di una sorgente di raggi X di quarta generazione, ovvero un laser a elettroni liberi: un acceleratore di elettroni che fornisce raggi X utilizzabili in diversi tipi di esperimenti.

Lo studio della fotoemissione è al centro delle sue ricerche, lo stesso argomento che portò Einstein a conquistare il premio Nobel e che il giovane ricercatore ha avuto modo di studiare alla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali durante il corso di laurea e il successivo dottorato alla Statale di Milano, di cui la Cattolica di Brescia è sede consorziata. Da due anni Emanuele ha un contratto da ricercatore presso Elettra Sincrotrone Trieste, che lo ha inviato a collaborare con il  Free Electron Laser Flash, che si trova presso Desy ad Amburgo, e per cinque mesi al Free Electron Laser Lcls, che si trova presso Slac a Stanford, San Francisco Peninsula. «Il mio lavoro - racconta il ricercatore - consiste nel partecipare alla costruzione della stazione sperimentale di una beam line del Fel chiamato Fermi@Elettra, a Trieste. Dobbiamo implementare una nuova tecnica chiamata “Coherent Diffraction Imaging”, innovativa perché non poteva essere sfruttata sulle precedenti sorgenti di raggi X: consente di raccogliere immagini microscopiche di campioni che non possono essere osservati con la stessa risoluzione con altre tecniche già esistenti».