Dal Tempio di Amenhotep II in Egitto ai 2.240 metri di altitudine del sito medievale di Vione in alta Valcamonica. La vastità degli interessi di Giovanna Bellandi, 35enne archeologa cresciuta nella facoltà di Lettere e filosofia nella sede di Brescia, è tenuta insieme da un’unica grande passione, coltivata fin da bambina. Galeotta fu la stele di Rosetta e le meraviglie conservate al British Museum di Londra che ebbe la fortuna di visitare a nove anni. Ma anche la civiltà greca, che l’affascinò al punto da spingerla a scegliere il corso di laurea in Lettere antiche. Se a questo si unisce la passione innata per la montagna, il profilo professionale di Giovanna risulta presto tratteggiato.

«Fin dalla redazione della mia tesi di laurea in Archeologia, conseguita nel 2002, mi sono occupata dello studio di reperti archeologici dell’Età del Ferro provenienti dalle necropoli atestine, conservata presso il Museo di Este (Pd). Un lavoro proseguito poi in occasione della tesi per il conseguimento del diploma di specializzazione, indirizzo Preistoria e Protostoria del 2007».

Il percorso di Giovanna è simile a quello di tanti giovani che nel nostro Paese vogliono battere questa strada. «Visto che l’archeologia si “studia” sul campo ho iniziato presto a frequentare scavi archeologici, prima come volontaria con i gruppi archeologici locali, poi lavorando per ditte e cooperative del settore, spostandomi tra le aree bresciana, bergamasca e veneta».

Ed è qui che entra in gioco la montagna. «Seguendo l’altra mia grande passione mi sono occupata per alcune stagioni dell’arte rupestre della Valcamonica partecipando nel ruolo di assistente alla didattica e all’organizzazione alle campagne internazionali di rilievo e studio delle incisioni che sono state il primo patrimonio dell’umanità riconosciuti dall’Unesco nel 1979». Un feeling che si è consolidato nel 2011, quando Giovanna è tornata sulle montagne camune dove collabora con alla progettazione e realizzazione delle ricerche archeologiche nell’ambito del progetto “Vione Archeologica”. «Una vera a propria archeologia di montagna dato che il sito in corso di indagini, una fortificazione basso-medievale, si trova a 2.240 metri».

Dopo aver approfondito la tematica della catalogazione digitale, Giovanna ha potuto realizzare uno dei suoi “sogni nel cassetto”: partecipare a una campagna di scavo in Egitto. Dal 2006 collabora con il Centro di Egittologia “Francesco Ballerini” di Como per il progetto legato al Tempio di Amenhotep II (Tebe Ovest-Luxor). «Un lavoro che mi impegna almeno due mesi all’anno, anche se ultimamente la le tensioni politiche legate alla caduta del regime di Mubarak hanno reso difficile continuare gli scavi».

Nel frattempo ha potuto occuparsi di due siti più vicini a lei. «Il mio lavoro sul campo mi ha portato a scoprire con mano la storia di due splendide città: Verona, dove ho lavorato agli scavi presso l’ex Seminario Vescovile; Brescia, dove ho partecipato allo scavo condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia al tempio romano del Capitolium nel 2011.

Oggi è tornata a occuparsi anche di arte rupestre della Valcamonica ed è impegnata nel ruolo di Research Assistant, nella raccolta del materiale documentario relativo alla storia delle ricerche sulle incisioni camune, e nello sviluppo del software di riconoscimento automatico delle immagini acquisite con laser scanner, nell'ambito del Progetto “3DPitoti”: una ricerca internazionale finanziata dalla Comunità europea, che comprende le Università di Cambridge e Nottingham in Inghilterra, le Università di St. Pölten (Fhstp) e Graz (Tug) in Austria, l’Università di Weimar (Bauahus) in Germania, la ditta archeologica ArcTron 3D GmbH in Germania e il Centro Camuno di Studi Preistorici in Italia.

«Essere archeologo - conclude Giovanna Bellandi - significa anche trasmettere le proprie conoscenze e divulgare la storia attraverso la comunicazione efficace che il metodo archeologico ha tra i suoi strumenti: per questo ho ottenuto l’abilitazione a guida turistica per la provincia di Brescia e poi quello di accompagnatore turistico, professioni che svolgo costantemente soprattutto nel mio territorio». Anche perché da buona archeologa sa che il lavoro bisogna cercarselo.