L’attacco terroristico alla redazione del settimanale parigino Charlie Hebdo, le vittime del sequestratore in un bar di Sydney in Australia e tanti altri “casi isolati” riferiti al fenomeno che si autodefinisce islamico. A cercare di interpretare queste diverse dinamiche terroristiche, un contributo lo offre anche il lavoro di tesi che è valso ad Alessandro Cardazzone, laureato del corso di laurea magistrale in Mercati e strategie d'impresa della facoltà di Economia, una menzione speciale al premio Mimos 2013 di cui parliamo qui a lato.

Alessandro ha concluso i suoi studi con una ricerca dal titolo “Analisi di un modello di sviluppo del terrorismo islamico attraverso la System Dynamics”. L’obiettivo era quello di applicare la lettura sistemica al fenomeno terroristico, con l’aiuto di un relatore esperto di sistemi complessi, come il professor Luigi Geppert, e un correlatore esperto di risk management come il professor Marco Lombardi.

Ad Alessandro chiediamo di spiegarci innanzitutto che cos’è un sistema "complesso" e come si applica al fenomeno che ha studiato. «Un sistema è “complesso” se una sua componente varia al suo interno con una velocità diversa rispetto a un'altra, generando nello scontro/incontro tra le varie parti, proprietà diverse e non note a priori (inaspettate) - risponde - . E va tenuto presente che le varie componenti del sistema (immaginiamo gruppi terroristici o attori isolati) presentano caratteristiche diverse. L’effetto che si produce dallo scontro/relazione tra questi diversi attori genera dinamiche caotiche e casuali, che definiamo "non lineari". La galassia multiforme terrorista è da leggere in questi termini».

Come si applica questo modello agli avvenimenti di questi giorni? «I recenti casi australiano e francese possono essere inseriti nel processo dis-organizzativo della galassia terrorista islamica in atto ormai da tempo. Quando non si vogliono far prevedere le proprie mosse, è sufficiente agire in maniera casuale, per l'appunto dis-organizzata. Il fatto è che la sfera dis-organizzata di cui ho accennato è solo una delle tante sfere del sistema terrorista, in questo momento operativa al di fuori del teatro mediorientale». 

Quindi come si deve interpretare? «Per avere una visione d’insieme, sistemica, occorre considerare tutte le diverse componenti della galassia, perchè anche quelle che sembrano apparentemente slegate dai fatti di questi giorni nel tempo produrranno i loro effetti di ritorno. Questa situazione apparentemente caotica, che non riusciamo a prevedere, più che una strategia voluta, credo sia il prodotto di tante situazioni (gruppi, idee, interessi) diverse che si incontrano ed entrano in relazione, formando effetti "non lineari", che risultano difficilmente anticipabili perché sconosciuti nella loro forma di aggregazione ultima».

Come si è sviluppata la sua tesi e come può aiutare a capire le dinamiche in atto? «Una parte della letteratura complessa interpreta gli effetti non lineari come prodotto tra più feedback o circoli sistemici, che, interagendo tra loro, formano nel tempo dinamiche inaspettate o contro-intuitive. Si chiama "dinamica dei sistemi". Accostando uno strumento informatico alla profonda conoscenza della questione islamica sotto vari punti di vista (economico, culturale, sociologico etc.) è possibile provare a sintetizzare il gioco in atto, senza però perdere di vista la cartina geografica». 

Con quale obiettivo? «Tentare di prevedere ciò che farà la singola componente del sistema sia esso un attore isolato o un gruppo, produce una conoscenza parziale, come dimostrano i numerosi casi di azioni solitarie "impreviste", o mal lette, di questi giorni. Occorre invece conoscere come interagiscono le diverse componenti dell'intera galassia terroristica per capirne le relazioni e i possibili elementi di sviluppo comuni. In questo modo è anche possibile individuare le variabili chiave su cui indirizzare le strategie di contenimento. Si chiamano variabili attrattive. Esistono metodologie in grado di identificarle».

La tesi che ha presentato a Roma illustra un modello di sviluppo riferibile ad Al-Qaeda. Cosa cambia ora, dopo la comparsa di quello che si proclama Stato islamico? «Nel modello non cambia nulla, perché gli stadi di sviluppo dello Stato islamico sono comparabili a quelli del passato. "Guerra per procura", questa volta con più attori e in territorio siriano, in parte "Microeconomia governata dal terrore" (in parte, perché nel tempo l'Isil ha saputo e continua ad offrire qualcosa di simile a politiche strategiche di Welfare, come per altro avevano già fatto con successo altri gruppi in passato anche se in un altro contesto, come Hezbollah in Libano), "entrate illegali/criminali" come le estorsioni da rapimenti o le rapine. E il passaggio nel tempo all'«autofinanziamento», la condizione ideale per ogni organizzazione che vuole essere indipendente. Fino ad arrivare alla condizione che l'economista Napoleoni definisce "Stato Guscio"».

C’è qualcos’altro di nuovo nel fenomeno terroristico islamico rispetto al modello che ha presentato nella tesi? «La vera novità è l'accelerazione tra uno stadio di sviluppo e quello successivo: e questo, in larga parte, si spiega con il ruolo virale del web, il vero motore della complessità. Il web infatti, quale fenomeno di accelerazione culturale, è in grado di distorcere l’immagine reale di un fenomeno proiettandolo in forme che non gli appartengono. Questa natura illusoria è ciò che rende l'(autoproclamato) Stato islamico forte nella mente di chi lo segue e sponsorizza, permettendogli di alimentarsi e forse di accrescere nel tempo la propria potenza reale. Dico "forse" perché l’interazione tra le diverse componenti potrebbe cambiare le carte in tavola molto velocemente». 

Questo ruolo virale del web richiede un cambio di approccio? «Sto lavorando a un nuovo modello, che ho in parte già presentato durante la conferenza Mimos, in cui ho previsto una parte riferita alla Rete e alle interazioni che produce con le altre variabili del modello e ho aggiunto altre variabili che prima non avevo considerato».

L’obiettivo? «In termini di modellazione, riuscire a individuare le variabili attrattive di valore, per simulare azioni di prevenzione più efficaci e magari anche efficienti in termini di riduzione di spesa».