Raffaele Cantone al tavolo dei relatoriFonte di sprechi e disservizi, la corruzione in sanità “succhia” risorse preziose soprattutto in tempi di crisi economica: questo uno dei temi che sono stati al centro del colloquio con Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), che si è tenuto il 4 novembre 2014 alla sede di Roma dell’Università Cattolica. In occasione dell’incontro “Corruption in sanità e sostenibilità del sistema”, promosso da Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems), è stato presentato anche l’importante accordo tra Università Cattolica e Guardia di Finanza per implementare la formazione dei propri militari addetti al controllo della spesa sanitaria, attraverso la partecipazione al master in Organizzazione e gestione delle aziende e dei servizi sanitari di Altems, la cui diciannovesima edizione partirà a febbraio 2015.

«Nella sanità ci sono tutti i germi possibili per facilitare la corruzione – ha affermato Raffaele Cantone – molte voci di spesa, molto denaro pubblico, molti appalti e altrettante stazioni appaltanti. E soprattutto, una enorme presenza della politica che la favorisce. Sono stati fatti certamente passi avanti. Ma sono ancora pochi se i direttori generali e i primari hanno le tessere di partito. In Italia c'è un ampliamento della corruzione che rispetto ad altri Paesi è dovuta proprio alla presenza della politica nella sanità». Secondo Cantone, il tema della corruzione richiede tre tipologie di interventi: «Un'attività di tipo preventivo, un intervento repressivo significativo e un salto di qualità culturale. Il corrotto e il corruttore infatti  ancora non sono considerati dei veri delinquenti. Un po' come gli evasori fiscali. Questa purtroppo è la cultura del nostro Paese».

L’intervento del presidente Autorità Nazionale Anticorruzione è stato preceduto dai saluti del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, del preside della facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone, del preside della facoltà di Economia Domenico Bodega, e del direttore di Altems Americo Cicchetti. All’incontro, moderato dal Consigliere Guido Carpani, già Capo di Gabinetto del Ministro per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione e del ministro della Salute, sono intervenuti anche Francesco Bevere, direttore generale Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), il generale Ivano Maccani, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Roma, Antonio D’Urso, direttore generale Ao San Camillo Forlanini di Roma.

L’accordo stipulato con la Cattolica di Roma prevede la formazione degli ufficiali e dei sottoufficiali della Guardia di Finanza sui temi del management sanitario con particolare riferimento agli strumenti di controllo della spesa sanitaria. La formazione avviene in particolare attraverso la partecipazione al master di secondo livello promosso da Altems in collaborazione con le facoltà di Economia e di Medicina e chirurgia dell’Ateneo.

La corruzione ha un costo elevato per i nostri sistemi, ancor più gravoso in questi tempi di crisi e di dolorose rinunce. In particolare, la Rete Europea contro le Frodi e la Corruzione nel Settore sanitario ha stimato che in Europa (e in Italia – Dati Ispe) il 5,6% del budget per la sanità sia assorbito dalla corruzione. Oltre al danno economico, la corruzione danneggia la credibilità del sistema, disincentivando gli investimenti e frenando quindi lo sviluppo economico del Paese (Relazione illustrativa della Legge 190/2012).

Proprio dalla consapevolezza del problema è scaturita l’esigenza di mettere a punto e varare la Legge 6 novembre 2012, n. 190 (cosiddetta «anticorruzione»), che costruisce una rete di vigilanza anticorruzione in sanità, articolandola dal livello centrale e nazionale, fino ai livelli locali e aziendali, mettendo a sistema e rafforzando strutture in parte già esistenti.

Altems ha svolto numerosi studi sulla spesa sanitaria con particolare riferimento all’analisi degli sprechi e delle inefficienze. Ha dato per esempio un prezioso contributo alla realizzazione del primo Libro Bianco sulla corruption in sanità, pubblicato dall'Istituto per la Promozione dell'Etica (Ispe)-Sanità nella sua versione definitiva a settembre 2014, che vuole rappresentare un punto fermo nel contrasto a corruzione, sprechi e inefficienze che minano, in un'ottica di medio termine, la sostenibilità del nostro sistema sanitario.

Altems ha realizzato il capitolo “Analisi degli sprechi in sanità e stima economica dell’impatto della corruzione”, in collaborazione con il gruppo Economic Evaluation, HTA and Corruption in Health (EEHTA) del Ceis-Tor Vergata.

Impatto della corruzione, ecco dove si annidano gli sprechi

Partendo dall'analisi dei conti economici del 2010 di tutte le Asl e aziende ospedaliere di ogni Regione, gli studiosi hanno cercato di individuare le possibili "sacche" di inefficienza. Hanno così notato che alcune voci di costo non strettamente sanitarie - ovvero: lavanderia, pulizie, mensa, smaltimento rifiuti, utenze telefoniche, nonché elaborazione dati, premi assicurativi e spese legali - presentano un impiego delle risorse superiore a quanto sarebbe lecito attendersi, soprattutto se correlate al peso che hanno sull'intera spesa sanitaria pubblica. I ricercatori hanno quindi valutato la variabilità di queste voci, in relazione a parametri quali la popolazione residente (per le Asl), il numero dei dimessi e le giornate di degenza (per le aziende ospedaliere). 

Secondo il direttore Altems Americo Cicchetti i risultati mostrano che se solo si riducesse di un quarto la variabilità riscontrata i risparmi legati alle otto voci di spesa esaminate sarebbero di quasi due miliardi all'anno, per l'esattezza: circa 900 milioni per le Asl e più di 964 milioni per le aziende ospedaliere. La variabilità dei costi è significativa sia in termine di macro-aggregato ("Beni e servizi") sia per specifiche voci. E anche all'interno di ogni Regione esiste una differenza enorme di costi per ciascuna voce.