di Lorenzo Ornaghi

Don Carlo GnocchiLa beatificazione di don Carlo Gnocchi è per l’Università Cattolica del Sacro Cuore motivo di gioia del tutto speciale. All’Ateneo dei cattolici italiani venne infatti concesso il privilegio di avere don Carlo fra gli assistenti spirituali dei suoi studenti. E don Carlo, nell’Università fondata da padre Gemelli, fu testimone di carità e fede negli anni del dopoguerra, quando, tornato dall’esperienza tragica del secondo conflitto mondiale, egli già era impegnato con ogni sua forza nel trovare la strada affinché diventasse realtà il sogno che aveva accarezzato in quasi ognuna delle dolorose, interminabili giornate della campagna e della ritirata di Russia: il sogno di una «grande opera di carità».

Dopo la guerra, l’Italia era un Paese devastato. E la sua ricostruzione non poteva essere soltanto materiale. Come ebbe a dire il Cardinale Ildefonso Schuster, occorreva – per ricostruire realmente – anche la presenza e l’attiva testimonianza di preti «di poche parole», la cui predica più efficace fosse «la loro stessa vita». All’invito dell’Arcivescovo di Milano don Gnocchi rispose prontamente, con tutta la sua intelligenza e il suo cuore, con tutta la sua fibra spirituale e umana, animata dalla volontà – così aveva già chiesto Pio XI – di «capire i tempi nuovi». Si può ben dire, sfogliando oggi le lettere scambiate con padre Gemelli, che anche il compito di don Carlo nell’Università Cattolica del Sacro Cuore sia stato intensamente vivificato dalla volontà di partecipare, a fianco dei giovani, alle attese, alle ansie e trepidazioni di quel tempo, di cui coglieva la novità e cercava di scorgere ogni possibilità di bene.

Don Gnocchi, in questo modo, continuava a nutrire e manifestare quell’«amore geloso» per il Novecento, che – come egli scrisse – avrebbe scelto «senza un istante di esitazione», se gli fosse stato dato di decidere il tempo in cui vivere. In un tale amore geloso per il Novecento (secolo «così grande e così avvilito, così ricco e così disperato, così dinamico e così dolorante»), vi è certamente una delle principali radici del comune sentire con padre Gemelli. L’esigentissimo Rettore, convinto anch’egli che fosse indispensabile per un cristiano «guardare a questa nostra epoca con ammirazione e gratitudine», volle don Carlo, a lui ben noto per gli scritti e per la fama di direttore spirituale, collaboratore nell’opera di formazione degli studenti dell’Ateneo dei cattolici italiani.

I due anni in Università Cattolica segnano un’ulteriore tappa, importante e assai significativa, nel percorso umano di don Carlo. E’ in questo periodo che si dischiuse per lui la via degli anni a venire. Quando per primo avvertì la difficile coesistenza dell’impegno in Università con quello richiesto dai piccoli mutilati, don Carlo espresse a Gemelli la propria determinazione a lasciare l’incarico. Vi si trattenne per l’insistenza del Rettore, che non voleva perdere la collaborazione «fervida e volonterosa» di un sacerdote di «eccezionali qualità». Solo quando risultò davvero impossibile garantire la necessaria continuità dell’impegnativo incarico, il rapporto di vicinanza e collaborazione fra i due straordinari protagonisti del Novecento si sciolse, lasciando peraltro intatta la profonda stima reciproca.

Proseguendo lungo la nuova via don Carlo si trovò presto a dover ancora una volta corrispondere alle «situazioni più forti e obbliganti», anche se sentì sempre profondamente il rimpianto per quel «contatto con i giovani», che aveva sempre cercato e a cui gli sembrava di aver in parte rinunciato lasciando l’Ateneo. Nell’Università Cattolica del Sacro Cuore il ricordo di don Carlo Gnocchi si fa oggi tanto vivo e luminoso, quanto lo fu negli anni in cui, nelle aule e nei chiostri bramanteschi, la fede di molti giovani fu sostenuta e alimentata dalla sua determinazione non solo ad amare il proprio tempo, ma anche – entrando “nel cuore della realtà”, come diceva padre Gemelli – a cambiare in meglio il mondo.

Per tutti gli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – quelli di oggi, e quelli di domani – don Carlo è e resterà, da oggi, un modello di eroismo delle virtù. Un modello da guardare ammirati e da imitare: perché è anche un po’ “nostro”, così come noi siamo un po’ “suoi”.


Don Gnocchi, un santo nel cuore del '900
Milano, 2 ottobre 2009