Le vincitrici del concorso con tre dei giuratiPortare l’università in giro per il mondo. E riportare il mondo in università. Si può riassumere così il concorso fotografico che Ucsc International, la struttura dell’Università Cattolica che si occupa di programmi internazionali per studenti, ha lanciato a tutti coloro che sono partiti durante l’estate scorsa. Hanno risposto all’appello 146 ragazzi e ragazze che, indossata la T-shirt di Ucsc Abroad, si sono fatti immortalare in ogni angolo del pianeta. Un contest in cui non contava solo il valore artistico delle foto realizzate da amici o compagni di viaggio, ma il contenuto simbolico di un’esperienza all’estero.

A vincere la competizione, dopo una selezione realizzata 15 studenti internazionali provenienti da cinque continenti, che hanno scelto 19 finalisti, la studentessa romana Elena Jane Mason (al centro nella foto in alto), studentessa del corso di laurea in Medicina della sede di Roma. Sul podio anche Anna Bagaini (a destra), della facoltà di Scienze politiche e sociali, e Francesca Carone (a sinistra) di Economia. Il premio rispettivamente di 500, 250 e 100 euro, è stato consegnato in aula Pio XI nella sede di largo Gemelli a Milano nell’ambito dell’International day, il giorno in cui vengono presentati i programmi di studio all'estero.

La giuria internazionale che ha decretato le tre vincitrici, dopo due ore di accesa discussione, era composta da Ryan Alexander Hess (North Carolina, Usa), Benjamin Caman (Connecticut, Usa), Tamas Tazlo (Svezia) (nella foto in alto insieme alle tre studentesse premiate), che hanno spiegato le motivazioni, e dalle loro colleghe Wanjiku Wainaina (Kenya) e Andry Mariel Mendoza Reyes (Repubblica Dominicana).

La fotografia vincitrice, scattata in Ghana, dove Elena Jane Mason ha svolto il Charity Work Program 2013 del Cesi (leggi il racconto della sua esperienza), la ritrae insieme al suo collega di Medicina Filippo Bongiovanni mentre camminano poco distante dall’ospedale in cui prestavano servizio. Un’immagine che, secondo la giuria, può riassumere tutte le storie degli studenti all’estero: avventurarsi insieme alla scoperta di un mondo nuovo. Elena, padre inglese e madre italiana, ventitreenne studentessa del quinto anno, sogna di specializzarsi in chirurgia pediatrica e di tornare presto in Africa a sanare ferite che ha toccato con mano. «Vincere questo concorso è stato bello - racconta - perché la foto rappresenta un viaggio meraviglioso e incredibile. Incredibile perché dopo quattro anni di studio ho potuto seguire la persona malata in tutto l’iter, dalla diagnosi alla terapia. Meraviglioso perché, in Ghana, mi svegliavo la mattina e mi sentivo a casa».

Esperienza molto diversa quella di Anna Bagaini, venticinquenne di Paruzzaro (No), al secondo anno della specialistica in Scienze politiche europee e internazionali, ritratta nell’antica fortezza di Masada. Una foto scelta per il contrasto tra il blu del cielo e del mar Morto e l’aridità del deserto a sud di Gerusalemme, città in cui si è trattenuta per un mese nell’ambito del progetto International Thesis Scholarship. Anna è alle prese infatti con una tesi sull’identità israeliana, che conduce con il professor Riccardo Redaelli, e che discuterà nella sessione di febbraio 2014. Un amore, quello per Israele e la Terra Santa, che è nato alla fine della triennale in Scienze linguistiche e l’ha portata a svolgere in precedenza il Focused Programs Abroad alla Hebrew University. «Due esperienze importanti - commenta Anna soddisfatta del premio - perché mi hanno fatto cambiare il modo di pensare. E mi hanno già spalancato le porte, dopo la tesi, di un lavoro a Gerusalemme».

Non passerà infine inosservato il tuffo nella cascata di Francesca Carone, ventunenne di Francavilla Fontana (Br), che ha trascorso un mese con il Late alla James Cook University – Cairns, Australia. Un’immagine che rappresenta la gioia di un’esperienza all’estero, alla scoperta di mondi affascinanti. «L’Australia mi ha trasmesso tanta energia e io ho provato a raccontarla - commenta Francesca - . Una terra incredibile, in cui la natura è incontaminata e la gente è semplice. Molti girano a piedi nudi, anche in università. Non per questo il tempo dello studio è sacrificato: 100 ore in un mese. Ma il tempo di inoltrarsi nella foresta pluviale e di scoprire animali pittoreschi non è mancato. Senza farsi mancare il tuffo che mi è valso questa bella soddisfazione».