Un canto alla “land of song”, mistica terra fertile, in cui letteratura e musica si incontrano e si contaminano. Così, la voce del soprano Victoria Rastorgueva e il pianoforte di Francesco Attesti, hanno celebrato l’Irlanda nell’aula magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. The National Muse. Il contributo di Thomas Moore, era il secondo incontro del ciclo di tre lezioni-concerto dal titolo A rose of summer, promosse da Enrico Reggiani, docente di Lingua e letteratura inglese. Dopo il successo del primo appuntamento dello scorso 4 marzo, alla presenza dell’ambasciatore d’Irlanda in Italia Patrick Hennessy, l’interesse per l’iniziativa è cresciuto ulteriormente e l’aula magna stentava a contenere il pubblico.

L’esecuzione proposta dal musicista italiano e dalla soprano russa si è incentrata sul contributo decisivo del poeta e scrittore Thomas Moore, che ha dedicato gran parte della sua attività di intellettuale alla stesura e alla rivisitazione delle Irish Melodies, riuscendo a interpretare, negli anni a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, il meglio della cultura musico-letteraria irlandese. «Moore nelle Irish Melodies – ha sottolineato il professor Reggiani durante la breve lezione introduttiva che ha preceduto l’esibizione – ha saputo cogliere il tessuto musicale, popolare ed indentitario irlandese, adattandolo al principe degli strumenti borghesi: il pianoforte».

Letteratura e musica per costruire l’identità dell’isola e dei suoi abitanti. «Il brano più importante di Thomas Moore, The last rose of summer - continua Reggiani – mette al centro della partitura un simbolo forte per il mondo anglosassone: la rosa con tutte le sue implicazioni. Ma il riferimento non è alle due rose, la Bianca e la Rossa (i due eserciti della Guerra delle due rose, ndr.), e nemmeno alla Dark Rosaline, simbolo legato agli ambienti radicali dell’indipendentismo Eire. Il brano è dedicato alla rosa cinese che si trovava nel giardino dell’autore: un feticcio domestico e privato».



 

The last rose of summer è dunque il caposaldo dell’opera di Thomas Moore, ma anche un grimaldello interpretativo per comprendere la cultura irlandese, nello strettissimo legame tra musica e letteratura. «Nella forma della strofa gaelica – spiega Enrico Reggiani – nell’alternanza tra sette e cinque versi, nell’uso della lingua inglese e nella scrittura per pianoforte, Thomas Moore definisce l’identità dell’Irlanda».

The last rose of summer e, in generale, le Irish Melodies ebbero immediata fortuna. Negli Stati Uniti, durante il diciannovesimo secolo, saranno venduti più di un milione e mezzo di spartiti, mentre dopo la pubblicazione della prima edizione nel 1813, l’editore offrirà a Moore un vitalizio di 500 sterline. Oltre all’esecuzione di The last rose of summer, la soprano Rastorgueva e il pianista Attesti, hanno proposto rivisitazioni firmate da importanti compositori della musica colta europea, come Felix Mendelssohn e Fryderyk Chopin. Quest’ultimo definito, non a caso, “il Thomas Moore polacco”.