Arrivano ogni giorno alla stazione Centrale di Milano. Sono minori siriani, quasi sempre con la famiglia, in transito dal luogo dello sbarco in Italia verso i paesi del Nord Europa. A Milano sono di passaggio e restano mediamente cinque giorni nella speranza di raggiungere, grazie all’aiuto di conoscenti o parenti, Paesi europei che idealmente offrono maggiori opportunità di lavoro. La situazione all’arrivo in stazione è difficile e pericolosa a causa di traffici illeciti, offerte di passaggi clandestini che tolgono ai profughi i pochi soldi rimasti, e della mancanza di beni di prima necessità come cibo, vestiti, un riparo per la notte.

Il progetto “Emergenza Siria”, promosso dalla Fondazione L’Albero della Vita Onlus e dall’Unità di ricerca sulla resilienza dell’Università Cattolica, è nato a ottobre 2013 con l’esplodere dell’emergenza, per dare sostegno ai minori siriani sempre più numerosi in arrivo sul territorio milanese e accolti presso i centri di accoglienza di via Aldini e via Salerio, gestiti rispettivamente dalla Fondazione Progetto Arca e dalla Cooperativa Farsi Prossimo per conto del Comune di Milano. Qui lavora un gruppo di operatori volontari, studenti dell’Università Cattolica e studenti arabi iscritti a diverse facoltà degli atenei milanesi, appartenenti al gruppo Swap (Share With All People). Questa associazione studentesca nata in seno all’Università Cattolica e guidata dal docente di lingua araba Wael Farouq, si propone di favorire uno scambio interculturale tra studenti provenienti da ambienti diversi.

In questi centri sono stati attivati spazi ludico-creativi per i bambini, dove si svolgono attività specifiche di sostegno e recupero della quotidianità nel momento transitorio. Da ottobre ad oggi questi centri sono stati frequentati da 2200 bambini. Ogni giorno si lavora con un numero di ragazzi, tra i 5 e i 14 anni, variabile tra 10 e 40 per ogni centro, anche se spesso sono presenti bambini dai 2 anni di età, a cui sono proposte attività specifiche più adatte a loro. Le fasi del progetto, partito nei giorni scorsi e attivo sicuramente fino a metà ottobre, sono quattro.

La prima prevede un percorso di formazione gestito dall’Unità di resilienza della Cattolica rivolto a tutti i volontari coinvolti nel progetto, sulla base dell'esperienza maturata nell'ambito di progetti di sostegno psicosociale di minori siriani rifugiati in Libano e Giordania e di altri progetti condotti con minori in contesti di emergenza (Gaza, Haiti, Abruzzo, Molise, Sri Lanka, Cile, Cambogia, Pakistan...).

La seconda fase consiste nell’attivazione di un intervento ludico-creativo in uno spazio dedicato, predisposto dall’Albero della vita, dove l’Unità di resilienza mette a frutto le competenze psicologiche e le conoscenze maturate nel corso dei tanti progetti elaborati in situazioni di emergenza.

A questo segue l’attivazione di un percorso laboratoriale di promozione della resilienza condotto da studenti e tirocinanti della Cattolica. L’ultima fase è quella di ricerca, strettamente legata alle attività dei laboratori: utilizzando anche questionari, indaga i fattori che permettono ai bambini di superare in modo positivo i propri vissuti ed è finalizzata ad individuare buone pratiche educative e psicologiche di sostegno alla crescita. Una volta analizzati i risultati dell’indagine si procederà con un aggiornamento della formazione dei volontari che collaborano al progetto.

In particolare le attività ludiche utilizzano principalmente il disegno e la manualità, attraverso lavori che richiedono, oltre ai pennarelli e alle matite colorate, l’utilizzo di colla e carta crespa. Tutti questi strumenti contribuiscono a individuare le paure e le difficoltà incontrate dai bambini a fronte degli aiuti e della protezione che hanno ricevuto; a scoprire le risorse interne che aumentano l’autostima e la condivisione con gli altri; a percepire la propria storia attraverso ricordi positivi e negativi e a esprimere sogni e desideri per una rappresentazione positiva di sé nel futuro; a descrivere il periodo post migratorio e a rafforzare la propria identità culturale.

Nei momenti di attività nei due centri di accoglienza che si alternano tra mattina e pomeriggio da lunedì a venerdì sono presenti a turno 2 operatrici e 15 volontari de L’Albero della Vita e 2/3 studentesse e tirocinanti della Cattolica (facoltà di Psicologia e Scienze della formazione), accompagnate da un mediatore. I mediatori linguistici (9 in tutto, appartenenti al gruppo Swap) sono figure fondamentali in questo progetto perché la brevità del soggiorno dei profughi non consente un intervento approfondito e l’uso della lingua madre facilita la comunicazione immediata sia dei bisogni sia delle risposte.