«Ho realizzato dei film che hanno cambiato la percezione che l'opinione pubblica aveva della tragedia subìta dal popolo ebraico». Così parla Claude Lanzmann, cineasta francese premiato con l'Orso d'Oro alla carriera nel 2013, durante un incontro affollato con gli studenti dell'Università Cattolica in largo Gemelli. Lanzmann, in qualità di  ospite della conferenza Shoah: testimoni malgrado tutto, organizzata da Almed, in occasione della Giornata della memoria, ha raccontato la sua carriera, rivelando subito la propria avversione verso chi lo definisce un documentarista e basta.  Lanzmann si ritiene «un cineasta a tutto tondo»: i suoi documentari sono veri e propri film «nati dalla creatività, dal nulla e sul nulla, dato che niente era rimasto» dell'orrore del passato.
 
L'autore ha ripercorso la storia della lavorazione del suo film più noto, Shoah, ed ha presentato la sua nuova pellicola: Le dernier des injustes. L'ultimo degli ingiusti. «L’opera cinematografica di Lanzmann ha suscitato parecchie discussioni nel mondo del cinema ma anche nella società civile» sottolinea Ruggero Eugeni, direttore di Almed. Riguardo a Shoah, Lanzmann chiarisce: «I protagonisti del film sono i testimoni diretti della fine del loro popolo. Quando parlano non usano il termine "io" ma la parola "noi": si sentono portavoce della tragedia disumana che hanno vissuto». «Non sempre è stato facile trovarli in giro per il mondo ma la difficoltà maggiore era farli parlare - aggiunge il regista -. Le sofferenze che hanno vissuto sono state troppo grandi. Per molti di loro è stato complicato raccontare la propria esperienza». A volte è stato difficile anche realizzare le riprese: quanto veniva testimoniato era così orribile da coinvolgere l’operatore emotivamente. Capitava che ci si dimenticasse quando sostituire la pellicola per continuare a girare.
 
Lanzmann tavolo convegnoL'ultimo degli ingiusti è il nuovo film del regista francese. Ad occuparsi della sua distribuzione italiana è Andrea Cirla, presente anche lui all’incontro: «In Italia non c'è mai stata abbastanza attenzione per la fondamentale filmogafia di Lanzmann. Ciò accade perchè la nostra società è afflitta da un forte ritardo culturale, aggravato da problemi politici persistenti, come l'antisemitismo e i sentimenti anti-israeliani». Secondo Cirla il nostro Paese è colpevole di una «colossale rimozione delle responsabilità italiane rispetto agli eventi» legati al nazifascimo. 
 
Presente, oltre a Claudia Mazzuccato, membro del comitato di ricerca del Centro Studi "Federico Stella" sulla Giustizia penale e la politica criminale della Cattolica, Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte HD. Nei prossimi mesi l'emittente trasmetterà Le dernier des injustes: «Mi sono chiesto se la televisione fosse il posto adatto per un film. Sky Arte trasmette pochissime pellicole ma in noi ha prevalso il desiderio di dare voce al documentario di Lanzmann».
 
Esprimendo gratitudine per l'attenzione riservata alla sua opera, il regista francese precisa: «L'ultimo degli ingiusti mostra la genesi della soluzione finale attraverso particolari fino ad ora sconosciuti». Non solo. Questo film ha il pregio di rivalutare la figura di Benjamin Murmelstein, l'ultimo presidente del consiglio degli anziani del "ghetto modello" di Terezin. Un uomo controverso, detestato da molti ebrei, perchè considerato complice dei nazisti. Secondo Lanzmann, però, «Murmelstein aveva capito che per i tedeschi i numeri erano tutto. Dovevano deportare tanti ebrei così come veniva loro richiesto, non uno di più non uno di meno. Egli non scelse mai di fare deportare nessun ebreo né di favorirne alcuni rispetto ad altri, ma lasciava che fossero i nazisti a scegliere chi e quando. Con questa modalità, alla fine della guerra, furono salvati 123mila ebrei dei 200mila che popolavano Terezin, uno dei pochi ghetti sopravvissuti allo sterminio nazista».