di Ivano Scarcia *
Come volontario, sono stato inserito nell’ambito del progetto "Escuelas de Líderes" formulato, sviluppato e gestito da Escuelas Populares de Don Bosco (Epdb), partner locale della Ong italiana Vis. In particolare ho lavorato con quattro unità educative che appartengono alla gestione di Epdb Cochabamba. In ogni scuola ho avuto la possibilità di lavorare con il gruppo dei leader dell'unità educativa in considerazione.
Nel contesto del Charity Work Program e sotto il coordinamento del Vis, ho formato ragazzi tra i dodici e i diciassette anni d’età in materia di diritti umani. In particolare il programma è stato progettato per accompagnare gli studenti nella realizzazione di alcuni progetti che essi stessi hanno creato con il sostegno dei loro insegnanti e per cui sono stati scelti, da una commissione formata da tecnici di Epdb (Escuelas Populares de Don Bosco) e operatori dell'Ong Vis.
Ogni unità educativa è stata scelta per la formulazione di un piccolo progetto su di una specifica tematica e il mio compito era formare gli studenti con workshop, presentazioni PowerPoint, lavori di gruppo e lezioni sui diritti umani, dei bambini e degli adolescenti. Nello specifico di una unità educativa, ho collaborato alla costruzione di un parco giochi per bambini, utilizzando pneumatici tagliati e dipinti.
Le lezioni erano dedicate a buona comunicazione, discriminazione, bullismo, salvaguardia di un ambiente adeguato in cui vivere, importanza di una formazione gratuita e della sicurezza nei parco giochi per bambini. Tutte queste tematiche hanno toccato articoli importanti presenti nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948: così è stato possibile coniugare l’importanza dei temi trattati, con l’esistenza di diritti specifici che appartengono a tutti e che ognuno ha la facoltà di esercitare.
Oltre alle diverse lezioni frontali impartite agli studenti, ho avuto la possibilità di lavorare in gruppo, insieme agli studenti, per creare cartelloni, cortometraggi e produzioni teatrali, grazie ai quali si è potuto diffondere il messaggio di sensibilizzazione su di una tematica specifica, anche al resto dell’unità educativa, organizzando giornate intere, create con tale scopo. Formazione, educazione, sensibilizzazione e produzione: questi sono stati gli obiettivi principali del progetto “Escuelas de Lideres”.
Oltre a queste attività, strettamente legate al progetto Charity Work Program, ho avuto la possibilità di partecipare alla “Escuela de Lideres de Kami” (17-20 agosto), organizzata dal team Epbd, che mira a promuovere i capigruppo attraverso un’iniziativa volta a sensibilizzare i giovani studenti sulla leadership e sul volontariato nelle loro unità educative. Per tre giorni sono stato coinvolto nell'organizzazione di giochi, dinamiche conoscitive, laboratori e preparazione e distribuzione di cibo nella comunità salesiana di Kami.
Nei giorni della “Escuela de Lideres” quasi 100 studenti della zona di Kami e Independencia (Dipartimento di Cochabamba) hanno partecipato a workshop sui diritti umani, sulla spiritualità giovanile salesiana, sui progetti di vita di ognuno di essi e sono stati aiutati nella creazione di un progetto che tenta di risolvere i problemi delle loro unità educative. Gli studenti delle diverse scuole sono stati divisi in cinque gruppi per facilitare lo sviluppo delle attività e dei giochi, e ciascuno dei capigruppo era responsabile della guida di uno specifico team di studenti.
Considerando i miei due anni di esperienza come volontario di Protezione Civile, il team di Epdb mi ha chiesto di tenere un piccolo corso base di primo soccorso, grazie al quale giovani leader e diversi insegnanti hanno avuto l'opportunità di imparare e praticare alcune tecniche base di soccorso in caso di necessità, come pulizia ferite, massaggio cardiaco e respirazione artificiale. Sono stato anche inserito anche nella formulazione di questionari per interviste che ho fatto, insieme alla mia compagna di viaggio, Giorgia, in diverse unità educative, a professori e direttori, nell’ambito della tematica dell’educazione inclusiva nelle scuole del dipartimento di Cochabamba, con lo scopo di fare ricerca su tale tema.
Dal punto di vista relazionale ho acquisito diverse competenze, soprattutto in merito alla capacità di sviluppare giochi e dinamiche per facilitare la conoscenza tra ragazzi dai 12 ai 17 anni: ho imparato a tenere a bada un numero elevato di ragazzi irrequieti, dando loro la possibilità di imparare qualcosa di veramente utile al loro percorso di formazione ed educazione.
Dal punto di vista professionale ho invece avuto la possibilità di sviluppare skills molto importanti come la preparazione di lezioni frontali, da tenere dinanzi a una platea di ragazzi. Grazie alla Ong italiana Vis ho avuto inoltre la possibilità di imparare a scrivere un diagnostico di un progetto di sviluppo, nonché formulare un questionario per sviluppare interviste con l’obiettivo di ricerche sul campo.
Il Charity Work Program mi ha regalato un’esperienza indimenticabile e una grande opportunità. Al di là delle skills professionali acquisite, che sicuramente mi aiuteranno nel mondo del lavoro e nell’ambito del percorso di studi che sto affrontando, i due mesi in Bolivia mi hanno arricchito molto anche dal punto di vista culturale. Ho imparato a conoscere una realtà completamente differente da quella in cui sono stato immerso fino ad ora: usanze, costumi, modi di pensare e punti di vista diversi mi hanno aiutato a crescere e ad alimentare il mio bagaglio culturale.
Ho lavorato soprattutto con ragazzi provenienti dalla zona sud di Cochabamba, una zona a maggioranza rurale, con un tasso di alfabetizzazione alquanto basso e un livello di povertà altrettanto alto e ciò che non potrò mai dimenticare è la generosità e la disponibilità delle persone, il loro cercare di darti qualcosa, pur non avendo molto: il loro sorriso resterà impresso nella mia mente per sempre.
La Bolivia è un paese con mille contraddizioni, con mille difetti, ma è stato in grado di regalarmi due mesi fantastici. Se ti potesse definire la Bolivia con una sola parola, io la descriverei con il termine spagnolo “compartir” che in italiano significa “condividere”: i bambini, i ragazzi e gli adulti tutti, hanno condiviso con me, il “gringo” di turno, anche quello che non avevano. Purtroppo non ho avuto la possibilità di imparare la lingua Quechua, per mancanza di tempo, ma una frase mi ha accompagnato per tutta il viaggio e può in qualche modo racchiudere il senso di tutta questa esperienza: Viva Cochabamba Mayllapipis! – Viva Cochabamba ovunque sia!
* di Napoli, secondo anno della laurea magistrale in Politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo, facoltà di Scienze politiche e sociali