di Lucia Scarlato *
Prima ancora di iniziare il mio Erasmus, ancora ignara di quanto avrei amato quelle strade, un passante mi disse: “I’m amazed at every corner of this city!”. Questa è stata per me Budapest, questo l’Erasmus: “Being amazed at every corner”. E ho portato a casa una gratitudine immensa.
Budapest è una città magica, fiera nei suoi monumenti imponenti, misteriosa e indefinibile per il miscuglio di epoche, culture, stili artistici, significati e messaggi che s’incontrano lungo le rive del Danubio, luminosa e vivace di giorno, incantevole di notte, traboccante di musica, avventurieri, studenti, giovani che incrociano e condividono i loro percorsi. Una città viva che chiama a vivere, una città vera, controversa, pensante, che poi però inaspettatamente diventa, in alcune ore e in alcuni luoghi, un posto irreale. Il tempo improvvisamente sembra star fermo e ti ritrovi persa in un sogno, tu stessa parte di una fiaba.
Certo non è tutto. Per un apprendista medico la più grande avventura è nelle stanze dell’ospedale di Semmelweis. Dal reparto di Psichiatria a quello di Malattie tropicali, passando per tutti i rami della Pediatria, ogni giorno in reparto è stato una sfida a rivoluzionare il mio approccio alla medicina, un insegnamento continuo da parte dei medici e degli altri studenti, uno stimolo ad imparare, a domandare e proporre risposte, a essere parte attiva. Il tirocinio non è stato importante solo per le numerose conoscenze acquisite ma soprattutto perché mi ha portato a essere più autonoma, più consapevole, esigente e intraprendente, non più studente ma futuro medico.
E infine le persone. Le persone sono state il regalo più grande che ho ricevuto, e di certo il più sorprendente. Ogni incontro è stato la scoperta di un mondo, un viaggio dentro e fuori: mi sono ritrovata a vedere la realtà con decine di occhi diversi dai miei, sono stata costretta a mettere in discussione ogni convinzione, tutte le mie strutture mentali, gli automatismi di pensiero e comportamento, le “questioni di principio”. Niente più è stato scontato.
E in questo mare di infinite possibilità che ogni essere umano e ogni cultura costituiscono, mi è stato insegnato a capire, a sforzarmi di capire, ad accogliere e lasciarmi meravigliare. L’Erasmus è stata per me la crisi più bella di sempre.
Ogni persona con cui ho vissuto il mio tempo (che fossero pochi giorni, una manciata d’ore o tre mesi) mi ha regalato una parte di sé e mi ha accompagnata a scoprire parti di me sconosciute, senza paura, finalmente libera, spontanea, vera. Sono stata immensamente felice e terrorizzata, ho provato ogni emozione si possa provare, e ora sono a casa, con la mente e il cuore colmi di ricordi, progetti, colmi di tutta la vita e tutte le vite incontrate. Ancora incantata, per sempre grata.
* 24 anni, di Torremaggiore (Fg), corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, facoltà di Medicina e Chirurgia, sede di Roma