Filo e ricordo, le mie parole guida
di Eleonora Conti, corso di laurea in Scienze della formazione primaria, facoltà di Scienze della formazione (a destra nella foto)
Presenza stimolante: quella volta che le parole di un professore mi hanno fatto davvero riflettere.
Le frasi importanti che in questo anno accademico mi hanno fatto riflettere sono tante, ma solo raramente si incontrano quelle parole incisive che si imprimono nella nostra mente e non ci abbandonano più. Sono quelle che ci aprono alle idee, all’immaginazione e ci fanno riflettere in profondità e possono cambiare anche il nostro modo di vedere le cose della realtà. Vorrei riportarne due che maggiormente sono state significative per me nel mio percorso personale e professionale: le parole “ filo” e “ricordo” di cui già conoscevo il significato ma che apprese in contesto universitario hanno assunto un nuovo “senso” di guida e catarsi.
La parola filo è stata la protagonista del nostro primo incontro di tirocinio indiretto, quel filo disposto in aula sul quale ognuno di noi studenti ha appeso qualcosa per presentarsi agli altri e raccontare se stesso. Quel filo mi ha accompagnato durante tutto l’anno accademico intrecciandosi con tanti altri fili fatti di esperienze, insegnamenti, immagini che hanno creato una grande rete. Rete piena di nodi che simboleggiano i legami, le relazioni, che sostengono, arricchiscono e facilitano la condivisione.
Nell’ultimo incontro di tirocinio indiretto abbiamo ritrovato in aula quel filo esile e sottile e su di lui ciascuno di noi studenti ha appeso le immagini più significative della propria esperienza da cui trarre insegnamento per conservarne il ricordo e depositarlo nella propria “cassetta degli attrezzi”. Ho citato poco fa l’altra parola che mi ha fatto molto riflettere: il ricordo, la memoria e da qui ho imparato la sua importanza. Il ricordo è legato alla parte emotiva di ciascuno, ricordiamo esperienze e situazioni che ci hanno fatto provare emozioni positive o negative.
Ricordare ci permette di tornare, quando ne abbiamo bisogno, a esperienze che abbiamo realmente vissuto, legate a un sentimento, a eventi che ci hanno coinvolto. È questa la funzione del ricordo, poterci tornare, per affrontare momenti del presente.
Incontri e parole determinanti. Una presenza stimolante
di Ana Cecilia Rivera, alumna della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere e laureanda del corso di laurea in Politiche per la Cooperazione internazionale allo sviluppo, facoltà di Scienze politiche e sociali (a sinistra nella foto)
La forza delle parole, soprattutto se pronunciate da una docente che crede nelle tue capacità, ti motiva e ti permette di dare nuovamente senso al percorso intrapreso. Le parole ti accompagnano e se la situazione non può cambiare nell’immediato, ti aiutano a non demordere e a ripartire con maggiore fiducia. Avevo problemi con il rinnovo del permesso di soggiorno e per una questione di priorità dovevo scegliere tra continuare gli studi universitari iniziati da poco o lavorare a tempo pieno e disbrigare le pratiche burocratiche. La professoressa non vedendomi più a lezione, e apprendendo dai miei compagni di corso la motivazione della mia assenza, mi fece arrivare l’invito di presentarmi durante il suo orario di ricevimento. A distanza di un anno ricominciai il corso di laurea triennale in Esperto Linguistico per la Mediazione Interculturale.
Sono sicura che quella presenza e quell’incontro siano stati determinanti. A circa 10 anni dalla laurea e con un lavoro nel mio settore, ho scelto ancora una volta questo Ateneo. Tra poco concluderò la laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione internazionale allo sviluppo, e allora come oggi, sebbene con qualche anno in più, è stato stimolante essere presenti e condividere con altri docenti e colleghi di corso un nuovo tratto di strada che mi permette non solo di portare a termine un ciclo di studi, ma anche di migliorare e aprirmi a nuove opportunità.
Musica ed emozione in Aula Magna
di Sara Testa, corso di laurea in Media management della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere
Una presenza indimenticabile: quando per la prima volta mi sono trovata sotto i riflettori dell’Aula Magna e ho cantato con il coro dell’Università. Ricordo il coro inglese che cantava con noi, l’entusiasmo del loro direttore che ci dirigeva, le voci che armonizzavano alla perfezione nonostante si fossero incontrate solo poche ore prima. Ricordo il testo del brano e le note in polifonia che riempivano lo spazio, tanto che alla fine del concerto mi brillavano gli occhi per la commozione! Non lo sapevo ancora, ma è stato proprio da lì che è cominciata una delle avventure più belle che ho vissuto in Università Cattolica.
Porto nel cuore tutti i pomeriggi passati con gli amici in Cappella San Francesco a provare per i concerti, la fatica di imparare brani difficili e la soddisfazione di cantarli insieme a studenti che venivano da tutto il mondo e condividevano con noi la loro passione e il loro talento.