La prevenzione delle malattie cronico degenerative passa dalla tavola grazie all’arrivo dei “super frutti”. Una scoperta giunta quasi per caso, mentre gli scienziati studiavano le reazioni dei vegetali sottoposti a continui trattamenti con radiazioni UV: «Sulla base di questi dati preliminari, abbiamo condotto delle ricerche sulle pesche, modello che conoscevamo molto bene. Trattando questi frutti con le radiazioni ultraviolette abbiamo osservato che il frutto si difende aumentando la produzione di molecole antiossidanti, i polifenoli, molto utili nel prevenire l’insorgenza delle malattie cronico degenerative» spiega Luigi Lucini, docente di Biochimica alla facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della sede di Piacenza dell’Università Cattolica, autore dello studio in collaborazione con il dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Pisa.
I vantaggi di questa scoperta non sarebbero solo legati al maggiore livello nutrizionale dei frutti sottoposti a trattamento. Un primo beneficio è legato all’impatto ambientale, come spiega Lucini: «Quello su cui stiamo lavorando adesso è anche la conservabilità di questi frutti, senza dover ricorrere a pesticidi o molecole chimiche. I dati preliminari finora raccolti hanno evidenziato come questi trattamenti rendano più sostenibile le gestioni in post-raccolta, quindi sarebbero utili a diminuire l’uso di molecole chimiche, utilizzando metodi alternativi sostenibili per l’ambiente».
Insomma dei super frutti buoni per il consumatore e per il produttore che potrebbero arrivare presto sulle nostre tavole: «Sicuramente è un trattamento che ha un costo più che sostenibile e un impatto ragionevole, quindi i presupposti perché venga messo in commercio ci sono – chiarisce Lucini -. Per quanto riguarda i tempi di disponibilità nel nostro mercato dipenderà molto anche da come l’industria recepirà questi processi, dal rapporto costi-benefici per le industrie di trasformazione”.
A incentivare l’acquisto di questi frutti, ottimi alleati per la nostra salute, sarebbe anche il loro gradevole aspetto. Grazie infatti alle molecole sviluppate, le pesche trattate hanno assunto delle cromature rossastre, esattamente come quelle che contraddistinguono il frutto nel suo livello ottimale di maturazione. Quanto alla perplessità sul fattore gusto, questi trattamenti non alterano assolutamente il sapore dei frutti: «A livello di gusto – conclude Lucini – la variazione è relativamente più modesta. Il miglioramento è a livello nutrizionale e le molecole che si formano non hanno un ruolo sensoriale predominate, ma un importante ruolo preventivo».