Il 13% dei ragazzi e delle ragazze tra i 9 e i 17 anni hanno fatto, negli ultimi 12 mesi, almeno un’esperienza su Internet che li ha turbati. Rispetto al 2010 e al 2013 la percentuale è più che raddoppiata. Nuovi rischi si sono aggiunti a quelli già noti, come il cyberbullismo e il sexting: in particolare l’hate speech, forma di discorso a carattere violento, intollerante ed aggressivo nei confronti di determinate categorie di persone discriminate in base ad appartenenze di genere, nazionalità, religione, cultura, etnia. Ciononostante, i ragazzi trascorrano in media 2,6 ore al giorno su Internet, soprattutto attraverso lo smartphone; il 58% dei ragazzi afferma di sentirsi al sicuro online, e il 47% trova che in rete le altre persone siano gentili e collaborative.
È solo una delle fotografie in bianco e nero, fatte di luci, ombre e tanti mezzitoni, che scaturiscono dall’edizione 2017/2018 di EU Kids Online, la survey internazionale sui rischi e le opportunità di Internet per i ragazzi inizialmente promossa dal Better Internet for Kids Programme della Commissione Europea e giunta nel nostro Paese quest’anno alla sua terza rilevazione.
Realizzata in Italia da OssCom – Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sotto la direzione scientifica della professoressa Giovanna Mascheroni e grazie al contributo del Miur nel quadro dell’Ats tra Parole O_stili e l’Istituto Toniolo, l’indagine ha coinvolto più di 1.000 ragazzi fornendo una grande base di dati capace di descrivere nel dettaglio i rischi cui essi vanno incontro online.
Dopo l’anticipazione dei primi risultati nel corso dell’evento “Parole a scuola”, organizzato a febbraio presso la sede milanese dell’Ateneo, i dati inediti di EU Kids Online sono stati presentati nel contesto della nuova edizione di Parole O_stili, in corso a Trieste. L’attenzione è concentrata sul ruolo di mediazione esercitato dai genitori e dagli insegnanti: un ruolo fondamentale per ridurre l’impatto dei rischi e gli eventuali danni, ma purtroppo ancora sottovalutato e poco praticato, se è vero che solo il 52% dei ragazzi ha ricevuto in famiglia consigli su come usare Internet in modo sicuro e che tale percentuale scende al 26% per quanto riguarda il contributo della scuola. Le competenze digitali dei ragazzi, ben lontani da quanto suggerito dalla metafora illusoria dei “nativi digitali”, meritano in media – per loro stessa valutazione – un classico “7+”.
Se competenze digitali e mediazione educativa costituiscono indicatori significativi del grado di partecipazione alla “cittadinanza digitale” delle nuove generazioni, i dati di EU Kids online ribadiscono la necessità di nuove alleanze tra scuola e famiglia, anche per affrontare le sfide dell’innovazione tecnologica.