* di Daniele Gandolfini

Un’esperienza formativa, lavorativa, ma non solo. Tre settimane a New York sono un sogno che ogni studente almeno una volta nella vita ha bramato. Un sogno per me realizzatosi, colto immediatamente. Un corso di regia alla School of Visual Arts (Sva), un cortometraggio prodotto in tre settimane: tanta voglia di fare, barriere culturali da superare e il tempo che sembra sfuggire dalle proprie mani. Con questi timori ero partito, speranzoso di poter esprimere al meglio, in un’altra nazione, il bagaglio culturale accumulato in tre anni di Stars. Timori svaniti fin dal primo giorno, avendo realizzato che in tre settimane avrei avuto molto più di un semplice assaggio del “far cinema” americano. Sapevo che avrei messo in pratica il modello cinematografico americano che, senza nulla togliere ai modelli italiani ed europei, ha una marcia in più: l’ottimismo e la voglia di mettersi in gioco. Caratteristiche imprescindibili che hanno contraddistinto le settimane passate a lavorare, a discutere, divertirsi, imparare.
 
Dal modello americano ho appreso molto, più di quanto mi aspettassi, sopratutto grazie agli insegnamenti dei docenti della Sva, persone magnifiche pronte a dare il meglio di se stessi a ogni occasione. Cinque persone per ogni ambito della produzione di un cortometraggio: nessuna lezione andata sprecata, nessun loro commento andato a vuoto, ogni consiglio custodito e messo in pratica gelosamente. Sembra un sogno ma non lo è. Come sembrava un sogno poter girare scene di esterni in una città pulsante, dinamica come New York, con i ritmi martellanti che spaventano e attraggono milioni di persone. Un sogno come un incubo, dal punto di vista di uno studente inesperto che ha appena incominciato a muovere i primi passi in un mondo più grande di lui. “Don’t worry!” uno dei molti consigli rimasti impressi nella mia mente: la mancanza di preoccupazione senza essere avventati, con il massimo della professionalità e la fiducia in se stessi e nel lavoro che si svolge. Questo, assieme ad un bagaglio culturale notevolmente accresciuto, è ciò che porto dentro, nel cuore e nella mente. Un’esperienza lavorativa e formativa, ma non solo, come ho detto. Un’esperienza simile a New York: larger than life.