di Maria Gnarra *

Maria Gnarra (a destra)Ho capito subito che si trattava di una straordinaria opportunità. Da un anno l’Unione europea ha stanziato nuovi fondi per un innovativo programma di mobilità internazionale rivolto a studenti dal 4° al 6° anno di Medicina. Si tratta di Llp-Erasmus-Student Placement, che offre la possibilità di svolgere tirocini della durata di 3 mesi in strutture ospedaliere europee a scelta dello studente. Per accedere alla borsa di studio lo studente deve prendere autonomamente contatto con un tutor presso l’ospedale ospitante che accetti di seguirlo per tutta la durata del tirocinio. Io ho pensato di rivolgermi al team del dipartimento di Chirurgia Generale di uno degli ospedali dell’Imperial College di Londra, l’Hammersmith Hospital, che si è mostrato subito disponibile a ospitarmi.

La scelta di Londra non è stata casuale: è una città cosmopolita, dai mille colori e probabilmente è proprio questo che la rende così affascinante. Offre innumerevoli possibilità di svago e allo stesso tempo si pone, senza dubbio, come uno dei luoghi di eccellenza dal punto di vista medico-scientifico. Gli ospedali sono dotati di strutture avveniristiche, corsi interattivi stile “Chi vuol essere milionario” con tanto di telecomandi e premi finali e Skills Labs dove gli studenti di medicina si possono esercitare con simulatori di interventi laparoscopici e angiografici. Inoltre la maggior parte degli ospedali a Londra è dotato, all’interno delle proprie mura, di alloggi riservati esclusivamente al personale con piscine, discopub, palestre e molto altro. Un valido supporto inoltre è fornito dai bus-navetta gratuiti che collegano tutto il giorno i diversi ospedali londinesi e consentono di spostarsi agevolmente in una città che pecca di un sistema di trasporto economico (parliamo di più di 20 euro a settimana di autobus, con l’abbonamento).

Per uno studente di medicina Londra è il Paese dei balocchi. Da luglio a settembre 2009 ho avuto la possibilità di confrontarmi con un approccio alla didattica diverso dal nostro. Gli studenti del corso di Medicina oltre Manica iniziano subito l’attività pratica che copre il 70% dell’intero corso. Al 3° anno sono in grado di eseguire molte manovre di base medico-chirurgiche che noi italiani impariamo a gestire durante la Scuola di specializzazione. Le opportunità di entrare a far parte di progetti di ricerca, sia di base che cliniche, sono numerose e di facile accesso. L’iniziativa e il merito in Inghilterra vengono largamente premiati e incentivati e tutto ciò contribuisce a dare quella sensazione di una possibile effettiva crescita professionale che in Italia a volte è più difficile e laborioso realizzare.

Per quanto riguarda l’aspetto umano, ho trovato una grande disponibilità e affabilità sia da parte del personale docente che tra gli altri studenti. Professori e primari si mostrano sempre pronti ad aiutarti e si interessano genuinamente alla vita degli studenti. L’attività di reparto è eseguita in piccolissimi gruppi e questo facilita la creazione di un rapporto stretto con i tutor, che porta ad essere maggiormente seguiti e coinvolti nelle molteplici attività. In cambio però esigono una presenza costante dalle 7.30 di mattina fino alle 7.30 di sera, tutti i giorni compreso il fine settimana. Gli insegnanti sono estremamente esigenti anche dal punto di vista didattico, ma ne vale completamente la pena. Al secondo mese del mio tirocinio mi era stata assegnata una stanza degli ambulatori e affidati i primi pazienti. È  incredibile quanta autonomia venga data agli studenti. Tutto ciò all’inizio spaventa, ma poi questo forte senso di responsabilità ti spinge a studiare ancora più duramente perché sai che il giorno dopo sarai tu a dover visitare il paziente e a riportare sulla cartella clinica la possibile diagnosi.

C’è tra gli studenti un forte spirito di collaborazione che da noi non sempre è facile instaurare. Ogni sera, nello studentato dell’ospedale, dove ho alloggiato, organizzavamo cene “multiculturali” dove ognuno preparava cibi provenienti dai propri Paesi d’origine, Asia, Africa e diversi Paesi Europei, e ciò ha permesso di instaurare con gli altri studenti un rapporto d’amicizia che perdura ancora oggi. In conclusione, è stata un’esperienza estremamente positiva che suggerisco fortemente a tutti i colleghi che vogliono ampliare i propri orizzonti.

* 23 anni, studentessa al 5° anno di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica sede di Roma