Dal 2017 è un inquilino dell’Empire State Building a New York. Ricopre il ruolo di marketing manager per la multinazionale del beauty Coty, che si occupa delle licenze per Hugo Boss, Davidoff e Lacoste negli Stati Uniti. Ma è alle prese anche con il mondo delle startup. Per arrivare nella Grande mela Andrea Mecacci si è costruito un background di internazionalità, spirito di adattamento, contatto con il mondo del lavoro e imprenditorialità, capacità di presentare e di lavorare in team autonomamente. L’ha sviluppato in Università Cattolica con la laurea triennale in Economia e gestione aziendale e una laurea magistrale in Management, in lingua inglese.
«Collaboro con un team multifunzionale che include un ampio spettro di profili professionali come addetti alle vendite, logistica, Pr, per la pianificazione, creazione ed esecuzione di campagne di marketing nel mercato statunitense per i nostri brands» racconta Andrea. «Inoltre, la mia passione per l’imprenditorialità, il marketing e la moda mi ha portato a fondare con altri quattro soci la mia prima startup, Tresarti, che portiamo avanti oltre al nostro regolare lavoro. Si tratta di un Digital Tailor creato con l’obiettivo di portare la Sartoria Italiana nell’era digitale, rendendola accessibile a chiunque abbia uno smartphone».
Come funziona? «Abbiamo sviluppato un’app che permette ai consumatori di vivere una nuova esperienza sartoriale interamente online, in tre step sul telefono: crea la tua camicia scegliendo tra più di 20 milioni di combinazioni possibili; misurati digitalmente, come dal sarto ma senza il sarto; completa l’acquisto e ricevi la tua camicia a casa».
Come è stato studiare in Università Cattolica? «L’esperienza di studio in Università Cattolica è stata molto formativa: mi ha aperto le porte di una carriera internazionale e mi ha permesso di costruirmi un network di amici, colleghi e conoscenti che mi sono portato con me negli anni. Per uno che viene da una piccola città della Toscana, Grosseto, è stata un’opportunità irripetibile. Questo grazie a un campus bellissimo nel centro di Milano, popolato ogni giorno da studenti provenienti da ogni parte d’Italia e non solo. Grazie a professori di alto calibro che spesso avevano l’abilità trasformare le classi da un semplice “download” di informazioni agli studenti in veri e propri momenti di arricchimento interattivo. Infine, grazie alla possibilità di arricchire il mio profilo a livello personale e professionale tramite esperienze all’estero uniche. Indimenticabili le lezioni del professor Stefano Baraldi sul tema della Performance Measurement».
Come hai internazionalizzato il tuo curriculum? «Durante la laurea magistrale ho partecipato a un Erasmus Exchange all’Em Lyon Business School a Lione, in Francia. Poi ho scelto un programma di scambio Isep in Cina alla Jiangxi University of Finance and Economics (Jufe) di Nanchang in Cina. Infine, durante gran parte del mio percorso di studi sono stato membro della Junior Enterprise JECatt, una associazione studentesca no-profit creata con l’obiettivo di aiutare gli studenti ad arricchire il proprio curriculum e background di esperienze lavorative tramite consulenze di marketing, strategia, analisi di mercato e simili. Le esperienze internazionali sono state decisamente l’aspetto più positivo della mia esperienza di studente universitario. L’Università mi ha permesso di essere catapultato in luoghi nuovi, immerso in culture differenti, frequentando gruppi di studenti internazionali che come me avevano l’obiettivo di costruire un background internazionale».
Quali delle competenze acquisite sui banchi dell’Università Cattolica ti sono state utili nella tua attuale professione e quali invece sono in continua evoluzione? «Specialmente in Italia, spesso il mondo accademico è distaccato dal reale mondo del lavoro e gli studenti lasciano l’Università con un ampio bagaglio di nozioni teoriche ma senza alcuna esperienza pratica. Questo in qualche caso rende gli studenti neo-laureati Italiani svantaggiati rispetto ai colleghi internazionali nell’ambiente pratico del lavoro all’inizio. L’Università Cattolica mi ha aiutato da questo punto di vista affiancando a una solida base teorica la possibilità di “farmi le ossa sul campo” tramite tre canali principali: le opportunità di scambio all’estero; la possibilità di partecipare attivamente ad associazioni studentesche; classi piccole e interattive».
Cosa consiglieresti agli studenti che oggi vogliono intraprendere un percorso di studi simile al tuo? «Anche se gli ultimi mesi ci hanno messo di fronte a cambiamenti inaspettati e difficoltà mai viste, sono sicuro che il mondo tornerà a essere ancora più interconnesso e ogni barriera, inclusa quella geografica, sarà stata abbattuta. Per questo uno studente che ha intenzione di avere successo nel mondo del lavoro deve avere la lungimiranza di immaginare e programmare il proprio futuro con rigore e un po’ di follia come se stesse preparando una maratona. Chi sarà in grado di avere obiettivi chiari e di programmare passo passo il proprio percorso raggiungerà il successo con più facilità. Cosa significa questo in termini pratici? Non avere timore di uscire dalla propria "comfort zone" e tentare esperienze all’estero quali l’Erasmus; significa lavorare sulla propria esperienza e sul proprio network partecipando ad associazioni come JECatt; infine, significa non aver timore di fare quel passo in più che comporta un piccolo investimento in termini di tempo e impegno ma che ha la conseguenza di permettere di uscire dalla massa e brillare».