di Mirella Ferrari *

La copertina del primo numero di "Vita e Pensiero" del 1° dicembre 2014Cent’anni sono tanti: nella storia umana vorrebbe dire circa quattro generazioni; nella vita delle istituzioni significa che si sono rinnovate più volte, o altrimenti non sarebbero sopravvissute. Così è giunta al tornante dei cento «Vita e pensiero», la rivista culturale fondata da padre Agostino Gemelli come parte del suo grande progetto: “una università cattolica per gli italiani”. Raccontava monsignor Francesco Olgiati, che in una serata dell’ottobre 1914, nel suo appartamentino di Milano, con padre Gemelli e Ludovico Necchi si discuteva intorno alla necessità di un altro periodico, dopo la «Rivista di Filosofia neo-scolastica» che esisteva dal 1909 ed era rivolta agli studiosi.

Una nuova iniziativa in quel momento sembrava sconsigliabile a causa della guerra, scoppiata in Europa da pochi mesi; tuttavia quella sera, prendendo il coraggio a due mani, si decise di lanciarsi all’opera. Necchi, il più poeta dei tre, inventò il titolo, che comprendeva l’aspetto teorico e l’azione pratica: «Vita e pensiero», prendendo spunto dall’esortazione di Giuseppe Toniolo che diceva sempre: «Idee, idee» e dagli altri che, invece, esortavano all’«azione e organizzazione».

L’intento era divulgare i principi della cultura cristiana, prendendo in esame tutti i fenomeni della vita contemporanea, scienza e letteratura, economia e politica. Il 1° dicembre 1914 il primo numero della rivista (riprodotto qui accanto) apparve, con una presentazione di padre Gemelli, che ne spiegava il programma: “Diffondere una cultura capace di permettere alla personalità umana di svolgersi, creando il pensiero”, e di rispondere “alle aspirazioni più profonde ed inestinguibili dello spirito umano, col riconoscere i valori supremi della nostra vita”. Il francescano chiamava Medioevalismo questo programma perché voleva che, come era avvenuto nel Medioevo, di nuovo la Chiesa potesse essere l’anima ispiratrice della cultura. Il suo impegno nella rivista fu, per anni, personale e quotidiano: si narra che le dedicasse metodicamente 45 minuti al giorno.

Dopo la fondazione dell’Università Cattolica nel 1921, «Vita e pensiero» fu anche lo strumento per far conoscere ai cattolici italiani quanto si studiava e si faceva nell’ateneo. Ma la società italiana cambiava e il linguaggio di comunicazione doveva cambiare. Gemelli pensava che la cultura dovesse “essere strumento efficace di battaglia” per difendere “la concezione soprannaturale del mondo”; vennero poi i tempi non della battaglia, ma del dialogo e degli scambi mondiali d’esperienze.

* docente di Letteratura latina medievale e di Paleografia latina all’Università Cattolica. Per approfondire l'argomento si può consultare nel quinto volume dedicato alla storia dell'ateneo, dal titolo: Il patrimonio dell'Università Cattolica, il saggio di Mirella Ferrari su I periodici di Vita e Pensiero