di Elena Angeleri

Università imprenditorialiInnovare è la parola d’ordine per le università. La rivoluzione tecnologica, la crisi economica e la conseguente riduzione dei finanziamenti per la formazione, la società della conoscenza costringono infatti gli atenei europei a (ri)definire il proprio ruolo, gli obiettivi, l’organizzazione e la governance interne, le attività, le modalità di insegnamento, i propri rapporti con la società. In una parola, a diventare università imprenditoriali. 

Allan Gibb, professore emerito di Entrepreneurship and Small Business alla Durham University (Uk), è stato uno tra i primi studiosi in Europa a occuparsi di questo tema, a cui ha dedicato numerose pubblicazioni.

«La entrepreneurial university – spiega Gibb – è un’organizzazione accademica che contribuisce allo sviluppo dell’apprendimento e al rafforzamento della conoscenza in un ambiente sociale caratterizzato da alti livelli di complessità e di incertezza. Svolge questo compito principalmente mettendo studenti, docenti e staff nella condizione di liberare la loro imprenditorialità, contribuire all’innovazione e mettere la propria creatività a servizio delle attività di ricerca e di insegnamento». 

Come si fa a mettere in moto questa dinamica? La creazione di valore all’interno di un’organizzazione si raggiunge con un processo di coinvolgimento aperto e apprendimento reciproco, per esempio attraverso l’organizzazione di dibattiti e di scambi con tutti i suoi stakeholder, a livello locale, nazionale e internazionale.

Quali sono le principali caratteristiche di una entrepreneurial university? Si può fare una divisione di massima tra caratteristiche interne e caratteristiche relative alle relazioni con l’esterno. Dal primo punto di vista, l’entrepreneurial university deve stimolare l’innovazione di qualunque tipo (didattica, di contenuti, organizzativa) attraverso il sostegno e il coordinamento di comportamenti individuali e collettivi che siano imprenditivi, pro-attivi, propositivi. 

E questo cosa comporta? È essenziale un esercizio costante di valutazione di quale sia il valore aggiunto apportato da comportamenti e approcci imprenditoriali rispetto agli obiettivi primari di una istituzione accademica.

Per quanto riguarda le relazioni con l’esterno? Rispetto alle caratteristiche “relazionali” con il mondo extra-accademico, essere imprenditoriale significa per un’università costruire partnership e alleanze strategiche basate sulla fiducia reciproca e su un sistema di vision e valori condivisi. Questo richiede la capacità di determinare il proprio livello di eccellenza attraverso gli occhi di tutti gli stakeholder, senza però perdere la propria autonomia.

Come dovrebbero strutturarsi i rapporti e le collaborazioni degli atenei con il mondo del business e, in generale, con il mondo extra-universitario? L’università imprenditiva dovrebbe diventare innanzitutto una sorta di “learning organization” permeabile all’accumulazione e alla creazione di conoscenza che può derivare dai rapporti con tutti gli stakeholder esterni: istituzioni pubbliche, associazioni, enti di ricerca, organizzazioni non governantive, famiglie, studenti, piccole e medie imprese, grandi aziende, altre università a tutti i livelli, dal locale all’internazionale. 

Come si può raggiungere questo scopo? Mettendo in campo una serie di iniziative che vanno dalla focalizzazione su aree di ricerca e di sviluppo della conoscenza chiaramente definite allo sviluppo di partnership con gli stakeholder a medio-lungo termine, fino alla definizione di iniziative innovative caratterizzate da contaminazioni interdisciplinari, sia dentro sia fuori dall’accademia. 

Che fare per coinvolgere gli stakeholder? È molto importante garantire anche ai partner esterni un ruolo significativo. Per esempio coinvolgendo nella didattica e nella progettazione di corsi esperti aziendali o provenienti da enti esterni. 


Allan Gibb è professore emerito di Entrepreneurship e Small Business alla Durham University e pioniere nello sviluppo del concetto di entrerpreneurial university e della formazione imprenditoriale nelle scuole e nelle università, su cui ha all’attivo numerose pubblicazioni. Su queste tematiche, è stato consulente per organizzazioni internazionali (World Bank, Commissione Europea, Unido, Ilo) e per governi nazionali (Canada, Nigeria, Russia, oltre alla Gran Bretagna). Già nel 1971 ha fondato lo Small Business Centre, diventato poi Foundation for SMEs Development alla Durham University, di cui è ancora direttore; ha designato e diretto il primo “Entrepreneurial University Leaders Programme”, in collaborazione con la Saïd Business School dell’Università di Oxford; è stato il primo direttore della Uk Enterprise Management Research Association.