Inaugurazione anno accademico 2009-2010Un ateneo popolare e aperto a tutti, che sappia premiare i talenti, indipendentemente dalle condizioni di partenza: è questa la missione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore secondo il rettore Lorenzo Ornaghi, che ha aperto nell’aula magna di largo Gemelli l’anno accademico 2009-10 alla presenza di studenti, docenti e autorità. Nel suo discorso inaugurale il rettore, facendo riferimento alla “insostituibile funzione sociale” dell’università, ha sottolineato la necessità di «un rinnovato e grande slancio creativo». Un’espressione richiamata più volte da papa Benedetto XVI che, nell’indicare come “creativa” la scienza che si muove al servizio dell’uomo, ha definito “minoranze creative” quei gruppi di persone che guardano con coraggio al futuro, consapevoli che piccoli mutamenti possono determinare grandi trasformazioni. È il compito proprio dell’Università, che il professor Ornaghi, nel suo discorso, ha tradotto in due esempi concreti.

Il primo prende spunto dai dati positivi delle immatricolazioni che, anche in un periodo in cui era plausibile attendersi qualche flessione, confermano quelli dell’anno precedente, con un numero complessivo di iscritti che è sopra la media degli ultimi cinque anni. Un dato numerico che si affianca ad alcuni indicatori qualitativi: la scelta della Cattolica non solo come luogo di formazione alle professioni, ma anche per la crescita e la realizzazione personale; l’ampia soddisfazione degli studenti per l’inserimento professionale; la crescente internazionalizzazione dei percorsi di studio. Tutti fattori che, mentre chiedono all’ateneo di «fare ancora di più», rimarcano il ruolo non secondario dell’educazione rispetto alla formazione professionale.

L’altro modo con cui la Cattolica cerca di rispondere alla sua missione sociale è quello del sostegno, anche economico, ai propri studenti: 3.700 esonerati dal pagamento delle tasse di iscrizione e altri 6.000 che hanno fruito di altre agevolazioni finanziarie, più gli aiuti agli studenti diversamente abili e ai collegiali. Una modalità concreta, “realistica”, attraverso cui l’Università, pur restando fedele al suo carattere popolare, premia chi sa far fruttare i propri talenti, anche quando penalizzati dalle condizioni sociali o familiari.

In entrambi i casi si tratta di formare persone che, nelle proprie professioni, sapranno rispondere a una vocazione e compiere una missione, come ha affermato il cardinale Dionigi Tettamanzi nell’omelia della liturgia eucaristica nella Basilica di Sant’Ambrogio. Persone che sappiano, soprattutto, coltivare un ethos. Come quello che  il costituzionalista tedesco Ernst-Wolfgang Böckenförde, nella prolusione, ha indicato per i giuristi: «Fedeli al proprio compito e al proprio ethos quando riconoscono quella specifica funzione di mediazione dialettica tra politica ed etica normativa del presente che è propria del diritto».

 

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