Solidarietà e cooperazione al tempo del Covid 19 avranno i colori dell’Africa grazie a una task force di medici che dalla prossima settimana daranno il via a il progetto di formazione “Fast lung ultrasound teaching program” in molti paesi del continente nero.
L’idea è nata da alcuni professori e medici dell’Università Cattolica, molti dei quali operano al Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS a Roma ed è coordinata dal Centro di Ateneo per la Solidarietà internazionale (Cesi).
Dieci tra ginecologi, pediatri, pneumologi del Gemelli insieme a fisici e ingegneri dell’Università di Trento che lavorano sull’intelligenza artificiale hanno predisposto un protocollo formativo per supportare medici e operatori sanitari in loco nell’utilizzo dell’ecografo al fine di verificare le condizioni dei polmoni dei pazienti. L’uso di questo strumento, in molti casi disponibile negli ospedali africani per monitorare le donne in gravidanza, può essere convertito in questa situazione di emergenza anche per valutare le problematiche respiratorie dei pazienti che presentano sintomi da Covid.
La formazione a distanza partirà il 7 maggio con una prima call in lingua inglese al personale di diversi ospedali in Tanzania, Mozambico, Congo, Nuova Guinea, Etiopia, Camerun, Burundi, Gibuti e Uganda. Tutti i professori e colleghi dell’ateneo sono invitati a segnalare i propri contatti in Africa che potrebbero avere competenze ecografiche e essere interessati a questo progetto in modo da poterli contattare e inserire tra i partecipanti agli incontri online.
«Grazie alla piattaforma messa a disposizione dai colleghi di Trento sulla quale verranno caricati i materiali didattici, faremo due call dal vivo con il personale delle strutture africane coinvolte perché siamo convinti che l’elemento empatia, “l’essere parte di” e “accanto a” sia estremamente importante - ha spiegato Antonia Testa, ginecologa del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, professore dell’Università Cattolica che coordina il progetto e membro del comitato direttivo del Cesi -. Per quattro ore saremo in contatto con medici, sonographers, infermieri, ostetriche che sanno fare ecografie. Ci rivogliamo a tutti perché, laddove ci siano poche risorse economiche, non si possono fare TAC o ci siano lunghe code per potervi accedere, vogliamo trasmettere i principi base dell’ecografia del polmone facendo vedere video esplicativi».
Il secondo appuntamento dal vivo sarà il 14 maggio dopo che gli operatori avranno provato ad applicare sul campo le conoscenze acquisite. Sarà l’occasione per presentare e discutere insieme i casi clinici. Ma al di là degli aspetti tecnici «per noi l’obiettivo principale è svolgere queste due giornate in contatto con tutti i colleghi che parteciperanno, prenderci tempo per stare con loro e interagire, insomma far sentire loro che noi ci siamo» - ha aggiunto la dottoressa Testa.
Inoltre, per ovviare a eventuali difficoltà relative all’utilizzo della piattaforma saranno a disposizione anche numeri di telefono su whatsapp.
Il supporto che verrà condiviso sarà di grande aiuto nella gestione dei pazienti, almeno questo è quanto si augura la task force. «Per esempio nel caso di persone che sono positive ma che tramite l’ecografo si stabilisce abbiano i polmoni in ottime condizioni, si può decidere di lasciarle tornare a casa oppure di tenerle in osservazione in un’area apposita - ha aggiunto la ginecologa. Mentre se il paziente è quasi asintomatico ma si osservano importanti alterazioni polmonari la decisione sarà certamente quella di un fermo in ospedale perché la situazione potrebbe precipitare rapidamente. E ancora per quanto riguarda le donne in gravidanza si può fare una tac di controllo ma non ripeterla spesso, ecco che l’ecografia dice se si è passati da un caso parzialmente compromesso a un caso abbastanza risolto».
Questo progetto è un esempio di formazione resiliente e una testimonianza della capacità dell’ateneo di utilizzare gli strumenti didattici online uniti alle competenze professionali per concretizzare il valore della solidarietà.