Renata Viganò, direttore CeriformLa questione dell’education è sempre in agenda; nello scenario globale che vede oggi ridisegnata la geopolitica dell’innovazione, l’istruzione e la formazione continuano a essere snodi strategici. La preoccupazione per le risorse immateriali, fra cui il patrimonio di conoscenze delle diverse generazioni, attraversa i progetti politici, economici e sociali. Molte problematiche sono però irrisolte e per così dire opache poiché non studiate e comprese. Le opportunità di apprendimento e di formazione che si incontrano nel periodo degli studi sono determinanti ma possono anche generare indifferenza e diffondere demotivazione; il livello di fallimento è ancora elevato e le ragioni non sono sempre chiare. Le risorse dedicate alla formazione sono parte significativa degli interventi pubblici; quelle finanziarie sono necessarie ma non sufficienti poiché altre risorse si rivelano decisive eppure non di rado sono lasciate in penombra: le culture dell’apprendimento, le capacità di leadership, la credibilità delle istituzioni educative, la gestione strategica degli istituti di formazione. La via delle riforme di sistema ha conosciuto numerosi fallimenti originando delusioni e demotivazioni; più dei contenuti delle riforme sono spesso le strategie di innovazione a fare la differenza.

 

È indispensabile allora una cultura strategica, capace di trasformare visioni in pratiche positive. Compiere scelte, adottare misure, decidere di fronte a opzioni non sono procedure semplici; richiedono capacità di discernimento e disponibilità di conoscenze di base e di evidenze. I principi e gli obiettivi si traducono in risultati significativi solo se le strategie sono ben fondate, se le strutture di implementazione sono efficaci, se le decisioni sono basate su ipotesi di lavoro affidabili. Vi è perciò bisogno di un sapere strategico che presuppone ricerca e analisi, si alimenta di una continua intelligenza dei processi, si costruisce su basi di conoscenza valide e attendibili, deve essere distribuito e coinvolgere tutti gli attori, da quelli che operano nelle aule parlamentari ai quelli che sviluppano la propria professione sul campo.

Contribuire a costruire questo sapere strategico è la ragione da cui ha preso le mosse l’incontro Dentro le politiche, dentro la formazione, tenutosi lo scorso 12 dicembre in Università Cattolica. Come ha indicato in apertura Michele Faldi, direttore Alta Formazione e Alte Scuole, l’Università Cattolica ha da tempo avviato una riflessione sulle politiche della formazione: tale impegno, avviato nel 2007 dall’Alta Scuola in Economia e Relazioni Internazionali (Aseri), con l’istituzione del Corso di Alta formazione Politiche pubbliche e formazione. Processi decisionali e strategie, è culminato ora con la recente istituzione del Ceriform - Centro studi e ricerche sulle politiche della formazione. A differenza di quanto avviene in molti Paesi, ha spiegato Renata Viganò, docente di Pedagogia sperimentale in Università Cattolica e responsabile del Ceriform, in Italia non esistono a oggi strutture di ricerca attive nell’analisi delle politiche pubbliche e del policymaking nell’area dell’istruzione e della formazione. Il Centro intende essere uno spazio di lavoro sistematico e organico riguardante l’analisi delle politiche della formazione, lo studio e sviluppo strategico di sistemi e modelli dell’education e dell’higher education, l’azione di research&development nel campo della formazione, la qualificazione di professionisti, dirigenti e decisori nel settore.

L’impegno è di alto profilo perché richiede un approccio capace di articolare analisi che integrino metodologie diverse, presuppone la conoscenza dello stato dell’arte in vari settori, si caratterizza per la perspicacia nel cogliere tendenze e anticipare domande. È un compito di elevata complessità poiché deve mirare a disseminare patrimoni condivisi di conoscenza e a disseminarli, avendo a riferimento i processi reali dei sistemi di istruzione e di formazione. Deve inoltre misurarsi con il servizio ai decisori e agli strategic leader, arricchendo lo scenario di informazioni e di analisi a loro disposizione.

La tavola rotonda svoltasi nell’àmbito dell’incontro ha preso spunto dalla recente pubblicazione presso Vita e Pensiero del volume Politiche pubbliche e formazione. Processi decisionali e strategie, curato da Renata Viganò e Cristina Lisimberti, nel quale sono raccolti alcuni tra i contributi dei docenti intervenuti nelle diverse edizioni del corso.

Alla presentazione hanno partecipato diversi esperti del settore. Mario Giacomo Dutto, già direttore generale del Miur e consulente esperto dell’Università Cattolica sin dalle origini del progetto complessivo, ha introdotto e moderato l’incontro individuando di volta in volta le questioni strategiche da sottoporre ai relatori. Susanna Mantovani, prorettore e docente di Pedagogia generale all’Università di Milano Bicocca, ha sottolineato l’interesse e l’attualità del tema delle politiche della formazione, mettendo in evidenza la disinformazione diffusa tra gli operatori del mondo della scuola e della formazione e la necessità di inserire sistematicamente nei percorsi universitari rivolti agli insegnanti, agli educatori e ai dottorandi insegnamenti e opportunità formative atte a colmare tale lacuna. Alessandro Colombo, della Direzione generale di Éupolis Lombardia, ha rilevato l’importanza di uscire dalle dinamiche corporative che spesso governano la formazione nella pubblica amministrazione e di orientare la ricerca e la formazione sul bisogno anziché ancorarla rigidamente ai paradigmi tradizionali.

L’urgenza di diffondere una cultura della valutazione nei sistemi formativi è stata ripresa da Giuseppe Colosio, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, secondo cui la difficoltà in cui versa la scuola italiana, in una fase di incertezza e crisi globale, può essere affrontata solo co-costruendo una cultura condivisa e diffusa per verificare l’andamento dei processi e prevedere soluzioni innovative di miglioramento, orientate non a questo o quell’oggetto ma ai soggetti che sono il centro del sistema. Enrico Periti, direttore amministrativo dell’Università degli Studi di Brescia e presidente della Conferenza dei direttori amministrativi delle Università (Codau) ha sottolineato fra l’altro l’importanza di riflettere con profilo alto e istituzionale sulle tematiche della governance dei processi e dei sistemi di formazione, per rendere possibile lo sviluppo di vere sinergie tra organi di governo, pubbliche amministrazioni, istituzioni, enti locali, interlocutori pubblici e privati. Bruno Dente, docente di Analisi delle politiche pubbliche al Politecnico di Milano, apprezzando la scelta di studiare le politiche della formazione proprio perché ad oggi ignorate dai lavori di analisi e ricerca, ha rimarcato che per mettere in opera decisioni politiche occorre fondarne le basi istituzionali e organizzative e valutare le politiche già attuate, così da rendere la valutazione un reale strumento di governo del cambiamento e di organizzazione e gestione delle risorse umane. Al termine dell’incontro Mario Gatti, direttore della sede di Milano dell’Università Cattolica, ha ricordato il lavoro significativo e di qualità che ha accompagnato il progetto dal corso all’istituzione del centro e gli esiti già fecondi, testimoniati fra l’altro dall’alto profilo scientifico e istituzionale dei partecipanti al tavolo.