«Nel Pd nessuno è riuscito finora a elaborare un messaggio capace di entrare nella testa degli elettori. Berlusconi su questo era un maestro, e vinceva pure le elezioni». La lezione di Francesco Nicodemo, responsabile nazionale del Partito democratico, agli alunni del master in Media relation e comunicazione d’impresa dell'Università Cattolica, comincia con un’autocritica. A partire da un modello di comunicazione che rifletteva in larga parte la frammentazione organizzativa e politica del partito.

Nicodemo, trentacinquenne di Aversa, da comunicatore di un’azienda informatica con la passione per la politica è stato chiamato da Matteo Renzi alla guida della comunicazione del partito nazionale, sfruttando le sue competenze sui nuovi media. E il contributo della Rete e delle tecnologie 2.0 alla politica è stato l’oggetto della sua lezione nell’ambito del corso del professor Alberto Negri, docente di Comunicazione e marketing della politica.

«Nell'epoca dei social network, nessuno può pensare di fare politica considerando il web un nemico, ma bisogna essere in grado di sfruttare tutte le sue enormi potenzialità». Il responsabile del Pd ha sottolineato la necessità di una comunicazione efficace per raggiungere l'elettorato, analizzando, anche attraverso spunti critici, gli ultimi anni della politica italiana, e in particolare della sinistra. «Il Pd ha sempre avuto dei problemi con la comunicazione» ha dichiarato Nicodemo «Da Bersani a Epifani, nessuno è riuscito a elaborare un messaggio “attraente”. Cosa che ha sempre fatto Silvio Berlusconi».

Leimotiv della lezione è stato il cambiamento del linguaggio politico avvenuto con l'affermazione di Matteo Renzi. Nicodemo racconta di un presidente del Consiglio che, per questioni anagrafiche e per propria attitudine, è in grado di dominare tutti i media a sua disposizione, da Twitter alla televisione. E lo definisce un "influencer community", un politico cioè capace di attirare le varie comunità presenti sui differenti media.

Proprio sulla necessità di utilizzare tutti i mezzi di comunicazione si è concentrato il capo della comunicazione dei democratici. «Sino a oggi la comunicazione del Pd è stata disorganizzata: c’è una web tv, un sito internet, i giornali di area e una comunità di elettori sparsi per la rete. La parola d'ordine è invece intermedialità. Il sito web deve diventare la casa degli elettori, il luogo della trasparenza, dove chi vota conosce i deputati che sceglie, quanto guadagnano, quali le loro proposte. Poi serve un'implementazione della web Tv, che non può limitarsi al ruolo di "megafono” del segretario, ma deve diventare un teatro dove l’elettore è attore e non soltanto spettatore».

Questa per Nicodemo è la principale sfida che devono affrontare i partiti. «Il mio obiettivo è riuscire fare in modo che il Pd, su alcune scelte, riesca a interrogare i suoi elettori, con referendum o sondaggi. Su questo si fonda il progetto "Pd community", che punta a decentralizzare la costruzione dei processi decisionali del partito, per raccogliere il numero maggiore di feedback sulla scelte politiche».

Rispondendo alle domande degli alunni del master, Nicodemo ha dedicato le battute finali della sua lezione a Matteo Renzi: «Non credo ci sia il rischio di una sovrapposizione fra l'immagine di un partito e la figura del suo leader. Basta guardare alle grandi democrazie occidentali, dalla Francia agli Stati Uniti, per accorgersi che questo è un fenomeno normale. La sinistra deve fare i conti con questa dinamica. E oggi un politico deve anche essere pop».