Milano, 25 marzo 2014. Andrea Ranocchia nella sede di via Carducci dell'Università CattolicaÈ sbarcato sui social network Twitter e Facebook da sole due settimane e, nel giro di poco, è finito in cattedra a parlare di comunicazione nello sport. La lezione del giovane difensore dell'Inter e della Nazionale, Andrea Ranocchia, al master in Media Relation e comunicazione d’impresa dell'Università Cattolica, martedì 25 marzo è iniziata con un po' di ritardo. Forse mister Mazzarri, dopo la sconfitta di domenica, ha intensificato gli allenamenti dei suoi ragazzi.

Il campione dell'Inter, a suo agio nella veste di docente, ha raccontato la comunicazione sportiva vista dall'interno. Ranocchia ha spiegato le differenze di trattamento da parte della stampa riscontrate in prima persona nel suo percorso calcistico dalla gavetta al Perugia e all'Arezzo, fino al cambio di mentalità dopo essere arrivato al Bari. 

«Al Sud c'è una mentalità diversa, è gente che vive per il calcio. In una grande squadra come il club del capoluogo pugliese, pur essendo in serie B eravamo molto seguiti dai media. Quando vincemmo il campionato non ci fecero letteralmente respirare». Dopo essere passato per il Genoa, quando arriva all'Inter – «una delle dieci squadre più importanti a livello mondiale» – la comunicazione diventa quasi un secondo lavoro: bisogna stare molto attenti a quello che si dice.

La comunicazione che esce all'esterno nasce sempre dalla comunicazione “interna” alla squadra: «Noi giocatori dobbiamo sempre dare un'immagine positiva: ogni volta che parliamo o che semplicemente appariamo in pubblico siamo portatori dei valori della nostra squadra; inoltre dobbiamo anche ricordarci sempre che i giovani ci guardano e ci prendono come riferimento, e noi abbiamo il dovere di dar loro il buon esempio».

Tante delle dichiarazioni dei giocatori che vengono riportate sui giornali spesso non corrispondono “esattamente” a quel che pensa in realtà il giocatore: «Certe cose, molto semplicemente, non possono essere dette». 

Il momento più delicato nel rapporto tra calciatore e stampa è naturalmente l'intervista a caldo dopo aver perso una partita: solitamente viene scelto per l'intervista un giocatore che ha giocato bene, e comunque un giocatore esperto. Andrea Ranocchia – che domenica scorsa è stato l'unico interista a parlare ai microfoni dopo la sconfitta contro l'Atalanta – dice che «parlare dopo una sconfitta non è mai facile: anche se è andata malissimo bisogna comunque trovare ed evidenziare l'aspetto positivo». 

Alla fine della lezione, il “professor” Ranocchia è molto disponibile e si ferma per le foto e gli autografi di rito. C'è chi prova ad approfittarne per strappare qualche indiscrezione sul campionato o sulla Nazionale, ma Luigi Crippa – il responsabile delle relazioni con i media dell'Inter – fa bene il suo mestiere: «Ragazzi chiedete ad Andrea tutto quello che volete, ma qualsiasi domanda che abbia a che fare con lo sport è rigorosamente vietata perché siamo in silenzio stampa, mi dispiace». Peccato, sarà per la prossima volta.