I partecipanti a una delle edizioni dell'MBA dell'Altis in AfricaJoseph, Uganda, vuole vendere all'estero il caffè della sua impresa. Jacqueline, Kenya, tenta di dar vita a un allevamento di bestiame per produrre pelli. Cecil, Ghana, sogna di diventare presidente del suo Paese. Tutti e tre hanno frequentato l’MBA Global Business and Sustainability – Social Entrepreneurship Track, organizzato dall’Alta Scuola Impresa e Società (Altis) dell’Università Cattolica. Il master, attivato quest’anno per la prima volta ad Accra in Ghana dopo due edizioni in Kenya, ha ricevuto uno dei maggiori riconoscimenti mondiali da parte di Ashoka, la più prestigiosa organizzazione mondiale nell’ambito della social entrepreneurship. Le loro storie, che raccontiamo qui a lato, testimoniano la possibilità di generare sviluppo attraverso la creatività e mostrano che, per incidere in un contesto economico, bisogna comprendere il tessuto sociale ed economico specifico.

Una qualità che, in termini tecnici, si chiama Impact Entrepreneurship. «È la capacità di sviluppare una nuova impresa connotata da un forte e positivo impatto a livello sociale e ambientale, mai però trascurando la dimensione economica - spiega Mario Molteni (nella foto sotto), docente di Corporate Strategy e direttore di Altis -. Possono essere aziende profit o non profit. E possono riguardare tutti i settori: sia quelli che, nel nostro contesto, costituiscono il territorio proprio delle imprese sociali (assistenza, scuola, anziani, disabili), sia quelli tipicamente di mercato».

Come si traduce nel progetto E4Impact - Capacity Building for Impact Entrepreneurship in Africa? Nel contesto africano dar vita a un’attività agricola ben gestita, sviluppare la catena alimentare, avviare una nuova attività nell’ambito del commercio, delle energie rinnovabili, di Internet e altro ancora significa generare un grande valore sociale. A patto, ovviamente, che si faccia impresa nel rispetto delle persone, della comunità e dell’ambiente. C’è un vasto bisogno anche lì, come in Italia, di imprenditorialità idealmente orientata.

Il professor Mario Molteni (a sinistra), durante la sessione di chiusura di uno degli MBA dell'Altis in AfricaUno dei claim di Altis recita «From job seekers to job creators». Cosa ha voluto dire per questi master? Tradizionalmente gli MBA formano manager alla ricerca di posti ben retribuiti, meglio se nel settore finanziario, perché lì sono più alti i salari. Altis ha scelto di dedicarsi alla crescita di generatori di lavoro. Il nostro posizionamento si sposa con lo speciale momento che stanno vivendo il continente africano e, più in generale, i Paesi emergenti. Da un lato c’è bisogno di imprese locali, che sappiano servire il mercato locale e rapportarsi con maggior forza contrattuale con le multinazionali estere. Ma poi ci sono le grandi potenzialità dischiuse dalle nuove tecnologie.

Quali sono? Due su tutte. Internet consente di connettere l’ultimo villaggio africano con il mondo intero. In Africa, dove gli abitanti superano il miliardo, i cellulari hanno già superato la soglia degli 800 milioni. In molte grandi città la rete 4G funziona meglio che da noi, i pagamenti via cellulare hanno ormai una diffusione capillare, le diagnosi mediche via internet stanno prendendo piede, l’andamento dei mercati agricoli e le previsioni del tempo sono accessibili online 24 ore su 24. La New Economy sta cambiando il volto del continente. L’altra famiglia di tecnologie destinata a rivoluzionare l’Africa è quella delle energie rinnovabili, a partire dal fotovoltaico: l’elettrificazione dei villaggi grazie ai tanti e piccoli impianti diffusi purtroppo non è ancora caratteristica del presente, ma lo sarà nel prossimo futuro.

L’Africa è in movimento… Ci sono vaste aree di povertà, ma è la classe media sta crescendo e ha davanti straordinarie possibilità di sviluppo. Noi ci poniamo come interlocutori innanzitutto di questa fascia, nella speranza che si assuma la responsabilità di rischiare le proprie risorse e i propri talenti a vantaggio di tutti, per il bene di tutta la popolazione.

Che tipo di imprenditori volete creare? Ci sono tanti corsi in giro per il mondo che spiegano cosa è un imprenditore, quali sono le sue caratteristiche, come emerge una nuova idea, e così via. Noi preferiamo lavorare con gli imprenditori piuttosto che descriverne le sembianze. Un’idea che traduciamo così: «We do not teach Entrepreneurship… we train entrepreneurs». Per questo la selezione del master è effettuata mediante una business idea competition: con l’aiuto di venture capitalist, imprenditori di successo, consulenti, selezioniamo in base alle loro caratteristiche personali e, soprattutto, alla qualità dell’idea imprenditoriale che portano. Tutto il corso, poi, serve ad affinare e a realizzare questa idea imprenditoriale. Così trasmettiamo concetti semplici e chiari, stimoliamo i partecipanti ad applicarli subito alla realtà; già dopo le prime lezioni il messaggio è: “go out of the building”!

Che sviluppi avete in mente per il futuro? Arrivare in dieci Paesi nell’arco di 3-4 anni al massimo, erogando il master non solo in inglese, ma anche in francese e portoghese. Tra poco partiremo in Sierra Leone; in Kenya e in Ghana ci hanno già chiesto di fare due edizioni, due master all’anno.

Che ricadute può avere questo percorso per le imprese italiane? Siamo convinti che questa rete di master potrà favorire lo sviluppo delle nostre imprese in vari modi. Innanzitutto le aziende potranno usufruire dell’ampia rete di relazioni che stiamo sviluppando: banche, media, istituzioni, associazioni, imprese locali. In secondo luogo possiamo aiutare le imprese italiane già presenti a migliorare la qualità della propria filiera produttiva, contribuendo allo sviluppo degli imprenditori locali direttamente operanti nella propria filiera o implicati nell’indotto.

Ma c’è anche una terza direttrice… È quella forse più innovativa: pensiamo a un imprenditore italiano che voglia svilupparsi con la logica del franchising in Africa. Con un investimento di poche migliaia di euro siamo in grado si selezionare e formare i futuri capi delle unità locali. E anche il livello di rischio sarà molto basso, perché col nostro aiuto l’imprenditore avrà un anno di tempo per saggiare affidabilità, competenze e vigore della persona.