Bello o brutto che sia, questo è il libro per cui sono venuto al mondo. Fin da bambino ho sempre saputo di dover fermare questa storia e raccontarla prima che svanisse». Con queste parole, riferite al romanzo Canale Mussolini di Antonio Pennacchi, vincitore del Premio Strega nel 2010, si è aperta la lezione del professor Giuseppe Lupo all’interno del corso di Forme dell’espressione visiva e letteraria nella contemporaneità, che il 19 novembre ha ospitato in aula il celebre scrittore.

Dall’immigrazione dal nord Italia all’Agro Pontino con il sogno di costruirsi un futuro fino alla scelta di dedicarsi alla scrittura, Pennacchi ha raccontato agli studenti la sua storia di uomo e la sua vocazione di scrittore con schiettezza e vivacità: «Ho scritto questo libro perché è la missione che mi è stata affidata. A me non piace scrivere, non mi diverte: io amo leggere, studiare, parlare con la gente; la scrittura invece è sofferenza, ma nel mio caso è un atto necessario. Ognuno che viene al mondo ha un compito ed è per questo che dico a voi, che siete giovani, che la vita non è vostra. Voi siete in relazione con chi è venuto prima e con chi arriverà dopo ed è per questo che ciascuno deve trovare la sua missione e portarla a termine con impegno e costanza».

Letteratura e vita si intrecciano in modo indissolubile nella scrittura di Pennacchi: il suo libro più celebre, Canale Mussolini appunto, è infatti una storia vera di immigrazione, non lontana dalle tante che oggi vediamo nel nostro Paese: «gli immigrati di allora – ha spiegato Pennacchi – erano esattamente come quelli di oggi, che arrivano in Italia alla ricerca di un futuro; questa è la storia dell’uomo, di tutta l’umanità: un percorso lungo e faticoso», il cui fine ultimo, secondo l’autore, è «il superamento della violenza».

Il tono della conversazione amichevole non è mai venuto meno, nonostante il gran numero di studenti presenti in aula, rapiti dalle parole dello scrittore, che ha confidato loro di essere un «panteista»: «Io sono per il “Dio sive Natura” di Spinoza, e credo che in ognuno ci sia una scintilla divina. Per questo non dovete affliggervi e considerare questo momento particolare che stiamo vivendo come un processo naturale: nel momento in cui un equilibrio si rompe, ci sono già tutti gli elementi per costruirne uno nuovo».

Parole di speranza e fiducia, cui si sono aggiunti, in conclusione, consigli di lettura: «leggete quello che volete, ma se scegliete i classici evitate le fregature».