Aula Pio XI gremita il 23 novembre per la consegna dei diplomi 2011-2012 del master in Consulenza del lavoro e direzione del personale e la Lectio di Tiziano Treu. Il senatore, già ordinario di Diritto del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha parlato sul tema “Il problema del lavoro. Novità legislative e sviluppo occupazionale”. Dopo la cerimonia di consegna dei diplomi, tra i molti applausi dei familiari e degli amici dei neodiplomati, e dopo i saluti di Mario Napoli e Potito Di Nunzio, la parola è passata al professor Treu, che ha offerto in primo luogo un commovente affresco di Lord Wedderburn of Charlton, figura importante del Diritto del lavoro inglese, recentemente scomparso, pioniere coraggioso dello studio comparato della materia insieme ad altri colleghi europei, tra i quali l’italiano Gino Giugni.

La lectio ha toccato gli snodi essenziali della recente riforma del lavoro Fornero, la legge n. 92/2012, di cui Treu è stato relatore insieme a Maurizio Castro in Senato. Ne è uscito un quadro assai equilibrato e di complessivo apprezzamento per l’intervento legislativo, ritenuto indispensabile per smuovere il mercato del lavoro italiano. Il senatore Treu ha affrontato le disposizioni sui servizi per l’impiego e gli ammortizzatori sociali, che a suo avviso si muovono nella direzione giusta, anche se egli avrebbe desiderato l’investimento di più cospicue risorse per far decollare i primi e un maggior rigore nel combattere fenomeni di assistenzialismo da tempo endemici nei secondi.

A differenza di quanto sostenuto da una parte del mondo imprenditoriale, secondo Treu la revisione dei contratti di lavoro subordinato di tipo speciale appare tutto sommato ragionevole: in particolare, i nuovi contratti a termine e di apprendistato offrono sufficiente flessibilità per essere ampiamente utilizzati anche dalle piccole e medie imprese. Pur criticando alcune soluzioni normative poco condivisibili, Treu ha appoggiato anche la stretta sulla cosiddetta “falsa autonomia”, che mira a contrastare abusi sconosciuti in Europa. Più discutibile, soprattutto per l’approssimazione della tecnica legislativa, la riforma dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori: l’intenzione del legislatore di muoversi nella direzione di una maggiore flessibilità non dovrebbe, però, essere messa in discussione dagli interpreti.

Chiudendo la sua lezione, Treu ha messo in evidenza che la tanto criticata rigidità italiana della disciplina lavoristica dipenda piuttosto dalla scorrettezza delle sue pratiche di attuazione rispetto al dettato formale delle norme stesse. E ha invitato, perciò, ad aderire al metodo della valutazione di impatto normativo indicato nella stessa riforma, che ne deve accompagnare il processo di implementazione.