di Alessio Carlone, Gianluca Di Sario, Milano Katanska, Beatrice Mannelli, Mariachiara Montebello

Cosa significa oggi essere un artista e un’etichetta indipendenti all’interno del panorama italiano. Di questo ha parlato il panel “60 Anni di Carosello Records”, uno degli incontri per la Milano Music Week promossi in Cripta aula magna dal master in Comunicazione Musicale di Almed mercoledì 20 novembre. 

Moderato dal direttore didattico Gianni Sibilla, ha potuto contare sulla partecipazione di Dario Giovannini, attuale direttore generale della casa discografica, Claudio Ferrante (CEO&Founder di Artist First e già direttore dell’etichetta), del cantautore Antonio Diodato e di Antonio Gramitto Ricci, presidente e membro della famiglia che ha fondato l’etichetta nel ’59, partendo dalle storiche Edizioni Curci e dal successo di “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, l’anno precedente.
 
Gianni Sibilla ha spiegato che il termine “indipendente” ha principalmente tre significati, nella musica: diversità rispetto agli altri generi musicali; metodo produttivo che si distacca da quelli più rigidi della musica mainstream; un ethos che si contrappone proprio a quelle forme. In linea con questi tre capisaldi, la logica di Carosello Records ha portato avanti l’idea di una promozione della diversità culturale, che si rispecchia nel suo roster di artisti, formato solo da cantautori.

Il primo esempio di innovazione di cui racconta Giovannini è Emis Killa, che nel 2011 firma un contratto con Carosello e che si è dimostrato capace di cambiare le regole del gioco in un periodo in cui il rap italiano faticava a emergere, a eccezione di Fabri Fibra, l’unico allora in grado di superare la linea dell’underground

Ferrante ha invece sottolineato quanto sia stata fondamentale la formazione di un team under 30 all’interno dell’azienda (in cui lavorano diversi ex studenti del master in Comunicazione Musicale): la sfida era scommettere sugli artisti su cui nessuno vorrebbe rischiare, continuando comunque ad avere un occhio di riguardo nei confronti della storia dell’etichetta. E a tal proposito, parlando di Vasco Rossi, che ha pubblicato negli anni ’80 per la Carosello Records, afferma: «È stata un’intuizione potentissima, proprio perché un folle imprenditore ha voluto dargli spazio in nome della valorizzazione di qualcosa che in quel momento in Italia non c’era». 

Diodato ha offerto la sua visione dell’artista indipendente, che descrive come un lavoro da artigiano, sempre attento ai dettagli, che ha lo stesso valore dei nostri prodotti Made in Italy. La stessa cura si riscontra anche nel modus operandi dell’etichetta, caratterizzato da una sinergia che ha rappresentato un valore aggiunto al lavoro dell’autore, senza però forzarlo o tentare di cambiarlo. Essendo fuori da una qualsiasi logica mainstream, l’etichetta indipendente ha infatti la possibilità di dedicare il giusto tempo ai progetti in cui crede, prediligendo una costruzione dell’artista a tutto tondo e, soprattutto, senza fretta. 

Ed è proprio Diodato che ha chiuso l’incontro con un’intima versione acustica del brano “Adesso”, presentato al Festival di Sanremo nell’edizione del 2018, con la voce e la chitarra che risuonavano cristalline nella cripta dell’aula magna.