Autori, story editor, produttori e...medici. Il cuore di DOC-Nelle tue mani, la serie tv in onda su RaiUno che nelle ultime settimane sta facendo registrare ascolti da record, batte per la Cattolica. Dal master International Screenwriting and Production - MISP alla Facoltà di Medicina la fiction del momento è nata sull'asse Milano-Roma e ha visto la luce grazie a ex studenti e docenti del nostro Ateneo.

Sul fronte della scrittura Francesco Arlanch ne è l'head writer e Francesco Balletta sceneggiatore di puntata. Senza dimenticare Giulia Cavazza e Edoardo Gino che hanno lavorato come story editor, Riccardo Galeazzi in qualità di assistente alla regia e la produttrice creativa Sara Melodia. Tutti allievi del master ALMED diretto dal professor Armando Fumagalli.

Essendo ambientata prevalentemente nelle corsie di un ospedale in Doc un ruolo di rilievo lo ha avuto la nostra Facoltà di Medicina che grazie al professor Raffaele Landolfi, consulente scientifico della serie, ha portato il cast al Policlinico Gemelli, dove gli attori, tra cui spiccano Luca Argentero e Matilde Gioli, hanno vissuto settimane in un vero ospedale per calarsi nei rispettivi personaggi. Instaurando un rapporto talmente vero e sincero con i medici da far dichiarare all'attrice che il personaggio di Giulia è ispirato alla dottoressa Barbara Fossati, docente di Dermatologia in Cattolica.

Non sapevo che si fosse a ispirata a me – spiega la professoressa Fossati - l'ho scoperto solo in un secondo momento quando mi hanno riferito quello che aveva detto durante l'interviste. Probabilmente questo è dovuto al fatto che, secondo Matilde, ci somigliamo molto. Io le ho detto 'spero non troppo' visto che il suo personaggio, almeno in un primo momento, non è proprio simpaticissimo... ma è vero che entrambe abbiamo un certo piglio molto 'milanese' nell'approccio. Però sì, appena ci siamo conosciute siamo subito entrate in sintonia. Si è creato un rapporto particolarmente stretto tanto che tuttora ci sentiamo e dopo la messa in onda di un episodio mi scrive e ci scambiamo impressioni e punti di vista. Ma devo dire che in generale tutti il cast è stato decisamente volenteroso con grande voglia di apprendere”

“È stata decisamente una bella esperienza – prosegue la professoressa Fossati - gli attori, uno alla volta, sono venuti in sala operatoria (per piccoli interventi) per studiare i nostri movimenti, le dinamiche di equipe, le nostre posizioni, le operazioni di vestizione ma anche tutte le dinamiche che si vengono a creare tra il medico, gli specializzandi e gli infermieri. Un tema che abbiamo affrontato infatti è stato proprio quello dell'empatia tra medico e paziente, l'aspetto psicologico è uno degli aspetti che gli attori hanno prestato particolare attenzione. Per me è stata un'esperienza molto bella e sono felicissima di averli accompagnati in questo percorso tanto che il rapporto non si è esaurito durante la 'formazione' e tuttora ci sentiamo”.

A dare parole e anima alla serie Francesco Arlanch, ex allievo del Master MISP e già autore di numerose fiction di successo: “Su questa serie, scritta insieme a Viola Rispoli, abbiamo cominciato a lavorare nel 2017. Nasce dall'incredibile storia, realmente accaduta, del dottor Pierdante Piccioni che l'ha raccontata nella sua autobiografia intitolata Meno dodici e che è sempre stato al nostro fianco in qualità di consulente. Per esigenze narrative (la serie è composta da 16 episodi) è stato necessario drammatizzare molto il punto di partenza ma la sua presenza è stata di enorme importanza per la costruzione del profilo del protagonista. Il punto centrale della storia è comunque quello del libro ovvero di un dottore che, vivendo in prima persona l'esperienza del paziente, in seguito è diventato un medico migliore".

Tema centrale della serie è quello della cura: “Sì, innescata da una vicenda legata all'esperienza universale medico/paziente poi la storia si sviluppa analizzando il rapporto interiore che abbiamo rispetto al prossimo, quanto ci lasciamo coinvolgere. Un tema proprio dell'essere umano che, in questo periodo, è diventato attuale e urgente”.

Una serie che, per uno scherzo del destino è andata in onda proprio quando le corsie degli ospedali hanno riempito tv e giornali e con loro il grande lavoro svolto da medici e infermieri: “Il fatto che la messa in onda sia coincisa con l'emergenza Coronavirus poteva avere effetti positivi e negativi. Se da un lato è innegabile che ci sia una particolare attenzione a questo tipo di dinamiche dall'altra il rischio, concreto, era quello che la gente la sera non avesse voglia di vedere un ospedale anche in una serie tv. C'era grande incertezza ma alla fine gli ascolti ci stanno premiando, devo dire che alla fine, mi pare un ottimo modo per la Rai di fare servizio pubblico”.