di Marco Passarotti *

Ormai è un fatto. C’è un ritorno di fiamma della lingua latina. Nicola Gardini ha recentemente pubblicato un paio di volumi di successo dai titoli eloquenti: “Viva il Latino” e “Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo”. E da sabato 8 giugno Radio Vaticana manderà in onda un notiziario in lingua latina, che sarà affiancato da brevi lezioni per far conoscere i neologismi latini coniati per i tweet di Papa Francesco.

Al di là del sorriso che la resa in latino della parola “tagliatella” può strappare (per i curiosi, è “oblonga pasta segmentata”), la tensione a riappropriarsi e godere di questa lingua è una buona notizia. Per secoli, il latino è stato la lingua franca di quella che chiamiamo Europa. Lo si è usato ovunque e per le più diverse tipologie testuali. Un po’ come avviene oggi per l’inglese, in latino sono stati scritti documenti notarili e trattati scientifici, annali e poemi, lettere e verbali. Insomma, il latino racconta letteralmente la storia del nostro continente: ed è bello che se ne senta la mancanza.

Proprio considerando l’amplissimo spettro diacronico coperto dalla produzione testuale in latino che possediamo, bisogna evitare un rischio bifronte. Da un lato, il latino non va considerato alla stregua di un fossile eternamente incastonato nella sola classicità: insomma, quello di Cicerone è solo uno dei tanti “latini” che i documenti ci mettono in mano. Dall’altro, è necessario avere ben chiaro che il latino è e rimane una lingua morta, priva di parlanti nativi, e che ogni tentativo di sua rivitalizzazione non può che suonare posticcio.

È dunque un nostro dovere valorizzare al massimo la massa di dati testuali latini che la storia d’Europa ci ha lasciato. Oggi, questo significa metterli a disposizione e studiarli utilizzando quanto lo stato dell’arte della ricerca offre: si tratta di grandi raccolte di testi latini in formato digitale (chiamati “corpora”), così come di strumenti che ne producono automaticamente l’analisi grammaticale o logica. 

A tal proposito, il 3 e 4 giugno scorsi, l’Università Cattolica ha ospitato un convegno organizzato nell’ambito di un progetto finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca, il cui fine è quello di applicare ai corpora e agli strumenti per il latino un paradigma che sta alla base del cosiddetto Semantic Web: tradizione e innovazione s’incontrano. Erano presenti un centinaio di partecipanti da tutto il mondo; perché la ricerca possa dare un futuro al passato.

* Docente di Linguistica e Glottologia. Principal Investigator del progetto ERC "LiLa. Linking Latin" (https://lila-erc.eu/)