Il clima è cambiato e si sono moltiplicati i rischi per il territorio. A essere esposti non sono solo le persone e i centri abitati ma anche i tantissimi beni culturali disseminati sul suolo italiano. Un allarme che vale in modo particolare per le Alpi, sede di un patrimonio culturale diffuso e di inestimabile valore, che costituisce il cuore dell’identità delle comunità alpine e rappresenta uno degli elementi chiave per il loro sviluppo sociale ed economico. Per questo è necessario proteggerlo da alluvioni, frane, valanghe, incendi, una minaccia che si è fatta più concreta dalle recenti ondate di maltempo.

Da questa consapevolezza ha preso avvio il progetto europeo Cheers, acronimo che sta per “Cultural Heritage. Risks and Securing activities” (“Patrimonio Culturale. Rischi e Attività di Messa in Sicurezza”), che affronta appunto il tema della tutela e della messa in sicurezza del patrimonio culturale alpino di fronte a scenari di rischio. 

Si tratta di un progetto finanziato dal Programma Europeo “Alpine Space”, uno strumento attraverso cui la Comunità europea invita i Paesi dell’arco alpino a collaborare intorno a problematiche comuni per individuare soluzioni condivise, utili al miglioramento della qualità della vita nelle Alpi, capaci di proteggere e valorizzare il patrimonio ambientale e culturale delle nostre montagne e in grado di favorire lo sviluppo economico delle comunità che le abitano.

La partnership, che sarà coordinata dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente, vede coinvolti altri due partner: il Touring Club Italiano e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il Centro di Ricerca Crasl, diretto dal professor Stefano Pareglio.

Attraverso la cooperazione fra 12 partner internazionali (tra cui Italia, Austria, Francia, Germania, Italia, Slovenia, Svizzera) e oltre 30 Osservatori (fra questi, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Mibact, il Deutsches Museum, Regione Lombardia e Regione Piemonte), il progetto svilupperà strumenti, metodi, schemi di governance e linee guida per rendere più efficaci gli interventi di Protezione Civile e Soggetti Istituzionali che, in occasione di calamità naturali, sono chiamati a mettere in sicurezza, oltre a vite umane e infrastrutture, anche i beni culturali.

La Cattolica sarà impegnata su quattro aree d’intervento. Per prima cosa i ricercatori forniranno alle comunità di territorio un metodo per definire il valore dei propri beni culturali. Non solo in termini storico-artistici e di indotto economico che il bene può generare, ma anche della sua rilevanza per l’identità della comunità locale. Ad esempio ad Amatrice, ai soccorritori è stato chiesto di portare subito in sicurezza una Madonna Nera che, pur non avendo interesse artistico, presentava una forte valenza simbolica per la comunità locale.

Seguirà un’analisi di rischio per le aree pilota (in Italia, parte del bacino dell’Adige, in provincia di Trento) per definire quali beni siano esposti ed effettivamente vulnerabili di fronte a scenari di rischio naturale come alluvioni, frane o valanghe.

Il terzo passo consiste in una fase di formazione per operatori locali di Protezione civile per istruirli sulle migliori pratiche e tecniche di primo intervento per la messa in sicurezza dei beni culturali, come, per esempio, maneggiare i volumi di un archivio o biblioteca che ha subito una alluvione, cosa fare nel caso in cui, in conseguenza di un incendio, un arredo ligneo sia stato danneggiato dalle fiamme o dal fumo, come spostare e portare in sicurezza una pala che si trova in un edificio danneggiato da un terremoto. 

Infine, sempre sulle aree pilota, il progetto si dedicherà all’aggiornamento della Pianificazione di emergenza, sviluppando Procedure operative che gli operatori di Protezione civile saranno chiamati ad applicare per prevenire, in stato di allerta o emergenza, danni ingenti al patrimonio culturale esposto agli scenari di rischio. 

Tutti i risultati di questo lavoro che durerà tre anni verranno poi sintetizzati in un Sourcebook, un grande Manuale che verrà diffuso a livello alpino e che consentirà la replicabilità delle esperienze Cheers.