A Novara dal 1° ottobre un laico è stato nominato economo diocesano. Si tratta di Emanuele Erbetta, laureato in Università Cattolica, manager di importanti società, già attivo nella fondazione diocesana San Gaudenzio, che gli ha consentito di conoscere meglio l’attività della diocesi a favore dei bisognosi e l’importanza della gestione trasparente delle risorse della chiesa locale, nella sua vicinanza concreta ai poveri, alle famiglie in difficoltà, attenta alla promozione del mondo giovanile. 

Emanuele Erbetta (secondo da sinistra nella foto) si è formato in Università Cattolica. «La mia esperienza di studente in Ateneo è stata estremamente positiva perché non ho frequentato una facoltà ma un’università. Benché fossi uno studente di Economia e Commercio, ho partecipato a molte delle iniziative proposte dall’Istituto di Storia Economica “Mario Romani”, interagendo anche con studenti di altre facoltà. Questo mi ha consentito di coltivare anche altri interessi, non prettamente inerenti al mio percorso di studi, favorendo la mia crescita culturale e fornendomi ulteriori strumenti, rispetto a quelli tipici delle discipline economiche, per comprendere le dinamiche sociali». 

Un approccio multidisciplinare… «Una formazione molto utile anche nella mia carriera successiva, iniziata, a seguito della segnalazione del mio relatore di tesi, il professor Silvio Stella, nella direzione Risorse Umane di un grande gruppo assicurativo e terminata 33 anni dopo come amministratore delegato di un diverso gruppo assicurativo. L’esperienza in Cattolica e l’”aria” che lì ho respirato hanno segnato il mio percorso complessivo, anche dopo l’uscita dal mercato del lavoro». 

Cosa è successo con l’età della pensione? «Nel 2014 inizia la mia collaborazione con la diocesi di Novara, con una serie di progetti per perseguire i quali il vescovo monsignor Franco Giulio Brambilla ha dato vita alla Fondazione San Gaudenzio Onlus. Come volontario mi sono occupato di microcredito d’impresa e delle iniziative per favorire l’inserimento nel mercato del lavoro di persone fragili o in difficoltà». 

Mantiene ancora contatti con l’Ateneo o con altri Alumni? «Dopo la laurea ho mantenuto sporadicamente contatti con l’Ateneo sui temi che catturavano la mia attenzione, o il mio interesse a fini professionali. Ho partecipato a qualche convegno o seminario organizzato in Università, soprattutto nei primi anni dopo la laurea. Inizialmente ho mantenuto contatti con alcuni compagni di studio, con cui condividevo anche il viaggio in treno per raggiungere Milano; negli anni tuttavia queste relazioni si sono interrotte. Anche mia moglie ha frequentato lo stesso corso di laurea in Cattolica e di fatto lei è l’unica laureata con cui attualmente sono in contatto (sorride, ndr.)».

La formazione in Cattolica è stata utile per la vita e per l’attuale incarico? «È stata fondamentale per la mia vita personale e professionale. Sul piano personale ha beneficiato di un rapporto continuo con studenti motivati e docenti molto disponibili, interagendo con i quali ritengo di avere affinato le mie capacità relazionali. Queste mi sono state di estrema utilità nella vita e nella professione».

Come ricoprirà questo nuovo ruolo? «La responsabilità ultima è attribuita al vescovo, il quale deve accertarsi che la diocesi sia gestita in modo trasparente, nel rispetto della legalità, al fine di fornire un’immagine della chiesa, che sia nello stesso tempo adeguata al suo ruolo sociale e alle aspettative della comunità».

E il suo compito? «Dovrò tutelare la figura del vescovo, l'immagine della chiesa di fronte all'opinione pubblica, ma, in virtù della mia formazione e dell’esperienza pregressa, vorrei anche fornire un valido contribuito al fine di un efficiente utilizzo delle risorse disponibili. Sento infatti la responsabilità di gestire i beni e le disponibilità finanziarie della diocesi in modo efficace e trasparente, per fornire una risposta ai crescenti bisogni delle nostre comunità, perseguendo una gestione che possa essere di modello per le singole parrocchie».

Si può considera la sua nomina come un segno della valorizzazione del laicato nella chiesa? «A proposito della figura dell'economo il Concilio sottolinea che, “possibilmente con l'aiuto di competenti laici " e nel magistero del Vaticano II, “la Chiesa stessa si serve di beni temporali nella misura che la propria missione richiede". Considero la chiamata del vescovo a ricoprire il ruolo di economo della diocesi di Novara pienamente rispondente a questo dettato, che a mio avviso offre una grande opportunità di valorizzazione dei laici nella chiesa». 

Saranno molto utili le sue competenze professionali… «Tutto quello che ho imparato in ambito aziendale deve essere utilizzato a servizio della diocesi per realizzare una sana gestione economica, che ha come ragione e come limite la destinazione di tali beni. Questi devono servire per rispondere alle esigenze dell’esercizio dell'apostolato, a un dignitoso mantenimento dei luoghi di culto, ed essere di aiuto per coloro che si trovano in situazioni di povertà e di fragilità».