Le urgenze e le proposte per educare alla fede in un tempo che sembra inospitale per la parola di Dio. Un ricco dibattito ha sviscerato queste dimensioni l’8 novembre scorso nell’aula magna della sede di Brescia dell’Università Cattolica. L’iniziativa, organizzata e proposta dal Centro pastorale e sostenuta dal professor Luciano Caimi, ha visto susseguirsi nell’arco della mattinata vari relatori che hanno trattato il tema con tagli diversi. Nel suo saluto introduttivo il direttore di sede Luigi Morgano ha sottolineato l’impegno dell’ateneo per una proposta culturale ed educativa in sintonia con l’aggettivo “cattolica”, offrendo insieme ai vari saperi anche i valori che costituiscono il fondamento del vivere, e indicando fede e cultura come inevitabilmente connesse tra di loro, così come, nello scorso anno, ha ribadito anche il Santo Padre Benedetto XVI in occasione del 90° anniversario di fondazione dell’università fondata da padre Gemelli.

Dopo l’introduzione dell’assistente spirituale don Roberto Lombardi, la teologa Valeria Boldini ha posto le basi per una comprensione teologica e filosofica della fede che non può certo essere condotta a un semplice moto del cuore o a una dimensione intima, separandola dalla ragione e pensando che ognuno possa credere a modo suo, giungendo così a costruirsi anche un Dio su misura personale. La fede non si raggiunge nella concentrazione su se stessi, ma nell’incontro con Qualcuno, nell’accettazione di un Dio che si fa dono e di conseguenza esige di essere tradotta in atti religiosi. La fede nasce là dove c’è un gruppo di credenti e ha bisogno dei suoi momenti di verifica, di ricerca perché è qualcosa di talmente grande che non potrà mai essere raggiunto fino in fondo: quindi il credente è colui che è capace di pensare, è colui che ha stima dell’attività intellettuale e della capacità critica. L’uomo di fede scopre se stesso per andare oltre se stesso, per andare alla sorgente. Oggi si corre il rischio del protagonismo, dell’esaltazione della propria persona e invece dovremmo educarci ed educare al secondo posto, al gioco di squadra, perché la fede esige anche questo, così come esige degli spazi che facciano percepire la presenza di Dio nella vita. Concludendo il suo intervento Valeria Boldini ha sottolineato quanto sia necessario, nel contesto attuale, il recupero dell’autorevolezza dell’educatore proprio per educare alla fede perché si tratta di un cammino che porta molto in alto.

 

Monsignor Vincenzo Zani, sottosegretario alla Congregazione per l’educazione cattolica, nel suo intervento ha presentato una panoramica chiara e precisa dell’orizzonte mondiale con cui si misura ogni giorno, con sfide e le prospettive culturali particolari a cui trovare una specifica risposta o tentare una soluzione. La difficoltà più grande è quella di riuscire a leggere in maniera oggettiva le differenti realtà di ogni paese, anche perché non sempre è facile proporre i valori cristiani in qualsiasi ambiente. In molti paesi comunque emerge una forte esigenza per un’educazione alla fede anche se, come sottolinea il recente sinodo dei Vescovi, il compito educativo si svolge in un contesto di grande difficoltà. Nella Chiesa c’è comunque la consapevolezza che non si può rinunciare a educare perché l’educazione è una risposta all’esigenza che ognuno ha in sé di crescere e per crescere è necessario il bene comune, il senso di responsabilità, la ricerca dei valori. Di fronte alla sfida dei rapporti conflittuali tra generazioni, o alla rivoluzione digitale o all’indifferenza sulle regole fondamentali di comportamento, l’intera società deve diventare luogo di educazione, partendo dalla situazione attuale dell’uomo e ponendo in dialogo fede e ragione nella consapevolezza che la visione di un’antropologia cristiana non toglie nulla alla grandezza dell’uomo, ma anzi contribuisce a farlo crescere in dignità.

Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia alla facoltà di Scienze della formazione, chiamato ad indicare, nel difficile contesto attuale, alcuni orientamenti per promuovere la coscienza credente attraverso la mediazione educativa, ha sottolineato innanzitutto il valore metodologico che ci invita ad evitare il rischio del moralismo, del sentimentalismo, del mito del gruppo, della libertà incondizionata per partire dalla persona con i suoi bisogni e le sue esigenze, aiutandola a scoprire che educare alla fede è suscitare l’affidamento, è leggere il mondo con gli occhi delle beatitudini. Educare alla fede è anche promuovere persone che intelligentemente abitano il mondo, che cercano la verità, che di fronte alle scelte giocano la giusta libertà. Per mettersi in cammino sulla strada della fede sono necessarie una proposta e un’azione significative, capaci di costruire contesti valoriali, di proporre percorsi convincenti che suscitano interesse. Il tutto deve essere fatto con gratuità nel desiderio di promuovere la coscienza della fede che ogni giorno ha un inizio nuovo perché la coscienza credente è costantemente chiamata a scegliere, a educarsi, a mettersi in sintonia con la vita, attraverso incontri di formazione, ma anche attraverso scambi informali che fanno parte della realtà quotidiana.

A conclusione del convegno il professor Luciano Caimi ha condotto un’intervista a Paola Dal Toso, autrice del Volume “Papa Benedetto XVI ed il compito urgente dell’educazione”, da cui è emerso un quadro di notevole interesse non solo per coloro che operano direttamente sul campo, ma anche per chi, a qualsiasi titolo, ha passione per l’uomo perché, lo afferma lo stesso Pontefice, «l’educazione costituisce uno dei punti nodali della questione antropologica odierna».