«Utilizzare il congedo parentale, anche a ore, per rendere più facile il lavoro di cura e favorire la permanenza nel mercato del lavoro delle donne». Questa, come altre misure di flessibilità, sono proposte concretamente realizzabili e compatibili con i vincoli di bilancio, emerse nel corso del primo workshop organizzato all’interno dei “Lunedì di Altis”, che si è svolto il 12 giugno in via san Vittore a Milano.

Il workshop sulle politiche per la maternità è stato organizzato dall’Alta scuola Impresa e società e il Forum delle associazioni familiari. L’incontro è stato un’occasione di confronto sulle diverse proposte di lavoro anche in funzione di quanto attualmente in discussione alle Camere e nelle Commissioni parlamentari. Ne è emersa l’opportunità di individuare percorsi di lavoro comuni con gli interlocutori istituzionali, in primis con il Dipartimento per le politiche della Famiglia, in capo al ministro Riccardi.

«L’idea dell’incontro – ha affermato Stefano Fugazza, moderatore del Network Conciliazione FamigliaLavoro promosso da Regione Lombardia e Altis – è nata all’interno del Network, che in questi giorni è arrivato a 400 membri, e che rappresenta un luogo in cui i diversi soggetti interessati alla conciliazione, si confrontano, discutono e fanno sintesi».

Nel suo intervento Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha evidenziato che l’eterogeneità del tema della conciliazione tra famiglia e lavoro, di cui la gestione della maternità è un aspetto, ne rende difficile la governance complessiva. «Occorre creare le condizioni per valorizzare la libertà di scelta delle famiglie coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Le Alleanze per la famiglia in Germania o le Reti territoriali di Regione Lombardia sono un esempio a riguardo».

L’importanza di una cultura aziendale orientata alla famiglia è stata messa in evidenza da Livio Zingarelli, Organization & Development Manager di Roche SpA, che ha da poco utilizzato il periodo di congedo in occasione dell’adozione del figlio. «Roche ha puntato molto sull’ascolto delle persone e delle loro esigenze e sul cambiamento culturale rispetto al tema della genitorialità».

Gianluigi Toia, direttore Employee Relation del Gruppo Nestlè Italia, ha evidenziato il «gap, presente nelle aziende, in termini di talenti e leadership, dovuto alla scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro». Per colmarlo, il Gruppo Nestlè ha iniziato da qualche tempo a progettare percorsi di carriera “non lineari” incentivando anche i padri a prendere il congedo: quattro giorni di permesso retribuito alla nascita del figlio e due settimane di astensione al 100%.

Lorenza Rebuzzini ha successivamente illustrato la proposta di Fondo paritetico per la conciliazione avanzata dal Forum delle associazioni familiari. «Si tratta di riconoscere il diritto alla conciliazione, tanto più nella situazione odierna in cui le giovani famiglie nemmeno lo percepiscono tanto sono impegnate anche solo a tenersi il lavoro, in condizioni precarie».

Marina Piazza e Maria Benvenuti sono intervenute portando l’esperienza del Gruppo Maternità&Paternità. Dalla ricerca “Madre-nonmadre” promossa lo scorso anno dal Gruppo, cui hanno risposto oltre 3.500 donne, è emerso che una madre su quattro non ha potuto godere di alcuna indennità di maternità o che in sei casi su dieci la maternità ha avuto una risposta ostile sul luogo di lavoro. Da qui le proposte di indennità universale di maternità e di sgravi fiscali per le piccole imprese in relazione ai periodi congedo parentale.

Anna Zavaritt, giornalista esperta di conciliazione famiglia-lavoro, è intervenuta rilevando come molti dei problemi che la gestione della maternità porta con sé derivano dalla mancanza di flessibilità. Siamo di fronte a nuove modalità di lavoro che offrono la possibilità di rivedere i modelli organizzativi. Più flessibilità significa incremento di produttività e minor ricorso al part-time, a beneficio sia dell’azienda sia delle donne, che sono in grado di mantenere inalterata la loro retribuzione e continuare a essere madri. Con il necessario aiuto dei padri nella condivisione del lavoro di cura.