È giunto alla terza edizione il Premio di studio “Giuseppe Pontiggia”, patrocinato dal Rotary Club Milano Sud-Est e dal Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” del nostro Ateneo. Il vincitore è stato proclamato giovedì 7 giugno al termine di un seminario di studio, presieduto dal professor Alberto Cadioli dell’Università degli Studi di Milano, che si è svolto presso la sede di via Nirone.

Alla presenza dei rappresentati delle autorità patrocinanti, Carlo Cossalter, presidente del Rotary Club Milano Sud-Est, di cui Pontiggia è stato socio per venticinque anni, ed Enrico Elli, segretario del Centro di ricerca, si sono tenute le relazioni dei professori Giuseppe Langella dell’Università Cattolica, Daniela Marcheschi di Clepul, Università di Lisbona, e Gino Ruozzi dell’Università degli Studi di Bologna. Dagli interventi sono emersi differenti aspetti dello scrittore e critico d’origine comasca, a partire da quella parte di attività che, in senso stretto, precede la sua carriera.

Giuseppe Langella, infatti, ha “ridiscusso”, a distanza di mezzo secolo, la tesi di laurea di Pontiggia, esclusa dall’edizione delle Opere dell’autore raccolte dalla Marcheschi nel Meridiano Mondadori, ma pubblicata nel 2003 dalla rivista «Kamen’». Nel 1959 il giovane Pontiggia, impiegato di banca, ma già collaboratore del «Verri» di Luciano Anceschi, si laureò in Lettere in Cattolica con il professor Mario Apollonio, presentando una tesi per quei tempi pioneristica sulla Tecnica narrativa di Italo Svevo, con osservazioni lucidissime e ancora valide. Ad attirarlo verso lo scrittore triestino fu con ogni probabilità proprio la comune esperienza del lavoro bancario, trasferita nei rispettivi romanzi d’esordio, Una vita di Svevo e La morte in banca di Pontiggia, data alle stampe nel medesimo 1959. Il piglio critico è quello del Pontiggia più noto e anticipa di un buon quarantennio il suo libro sui classici, ovvero I contemporanei del futuro (1998).

Come ha messo in luce Daniela Marcheschi, scrivere ha sempre rappresentato, per Pontiggia, un impegno etico e conoscitivo, la ricerca inesausta di una verità facendo appello alla propria curiosità intellettuale. La fedeltà a questa cifra letteraria è comprovata da un libro come Prima persona (2003), che raccoglie gli interventi pubblicati dal 1997 al 2002 all’interno della rubrica Album del «Sole 24 Ore», un appuntamento che si ripeteva ogni prima domenica del mese. A ricordarlo è stato Gino Ruozzi, confrontando la scrittura aforistica di Pontiggia a quella di Ennio Flaiano, autore di un analogo Diario notturno (1956). Entrambi i libri costituiscono una sorta di “diario in pubblico” – per recuperare un titolo vittoriniano – in cui la riflessione sul presente, pur affondando le proprie radici nell’attualità, è fatta per resistere oltre il tempo presente.

A conclusione del seminario è stato consegnato il premio di studio al vincitore Giacomo Vaccari, dell’Università degli Studi di Bologna, autore di una tesi di laurea magistrale intitolata Ci riguarda. Storie letterarie di disabilità in scrittori italiani del Novecento, dove ampio spazio viene riservato, in particolare, all’ultimo romanzo di Pontiggia, Nati due volte (2000), vincitore fra l’altro del SuperCampiello. A conferire il meritato riconoscimento al dottor Vaccari, una giuria composta da Raoul Milani, del Rotary Club Milano Sud-Est, da Giuseppe Langella e Alberto Cadioli, in rappresentanza delle rispettive università milanesi, nonché da Raul Serapioni, per conto della famiglia Serapioni, che ha messo a disposizione l’ammontare del premio, e da Elena Pontiggia, nipote dello scrittore. È stato infine annunciato il bando per la prossima edizione del Premio, prevista per ottobre 2013, in concomitanza con il Convegno internazionale di studi che sarà celebrato nel decennale della morte.