Quando il coniglio comincia a ruggire accadono eventi imprevisti. Per esempio, un programma di nicchia registra col tempo un successo crescente, fino ad arrivare agli attuali 1.718.000 ascoltatori netti a puntata. Marco Presta, uno dei due ideatori con Antonello Dose del Ruggito del coniglio, ha una seconda vita da scrittore di racconti. Che in realtà è un prolungamento del suo mestiere di entertainer brillante: dà una forma letteraria alle storie divertenti, paradossali che ogni mattina propone sulle frequenze di Radiodue. Il paradosso è il tema dell'incontro organizzato dal corso di Alta Formazione "Il piacere della scrittura", di cui è stato protagonista il 28 maggio nella sede di largo Gemelli, che, l'indomani ha ringraziato e salutato in diretta radiofonica.

Anticipato dai saluti introduttivi del direttore del corso Ermanno Paccagnini e della coordinatrice Giuliana Grimaldi, ha intrattenuto gli studenti sul paradosso nella scrittura e più in generale sulla sua esperienza di scrittore e di lettore. Presta "volle, fortissimamente volle" esprimersi nella forma del racconto. Il suo primo editore tentò la carta del terrorismo psicologico: «Solo le poesie sono peggio dei racconti», fu la frase lapidaria con cui cercò di dissuaderlo. Ma per lui una scelta precisa, non negoziabile: rispetto al romanzo il racconto è uno "sparo". Magari uno sparo nel buio, come insegna il suo nume tutelare Peter Sellers, alla cui commedia Il ruggito del topo si ispira il nome della trasmissione di Radio2 Rai.

 

Però vale la pena caricare di proiettili la colt fatta d'inchiostro e far uscire un po' di fumo. La scrittura paradossale, in Italia, ha una sua onorevolissima tradizione: da Achille Campanile a Ennio Flaiano, passando per Dino Buzzati. Ora non è più così, se si esclude qualche colpo di coda di Stefano Benni. A dirla tutta l'umorismo in generale nello Bel Paese ha trovato terreno poco fertile: siamo una terra di comici, e pure bravi, ma l'obiettivo della prosa paradossale, nobile perché si propone di alzare l'asticella della realtà di pochi centimetri, trasformando la cronaca in letteratura, è poco praticato.

In passato perlomeno c'era una società umanamente più variopinta. C'era più da raccontare. Difatti la commedia all'italiana è stata una stagione esaltante. Ora invece, questo progressivo appiattimento mette in difficoltà gli scrittori realistici. Per fortuna, sottolinea Presta, c'è l'escamotage del paradosso. Lui lo applica nella sua scrittura e certamente le due ore di quotidiano "delirio organizzato" alla radio gli offrono parecchi spunti. Più volte, nel corso della chiacchierata, racconta degli aneddoti che sgombrano subito il campo dalla retorica. Fa un elogio degli scrittori "veri", quelli che mettono in piedi una struttura architettonica mentre lui, a suo dire, ha un metodo abbastanza anarchico. Più che altro, dice, gli rimangono i ritagli di tempo tra due ore di diretta mattutina e i figli che a casa, lo interrompono con le richieste più improbabili: esilarante la figlia che gli domanda le coniugazioni dell'aoristo, e lui getta la spugna perché non frequenta il greco da decenni.

La verità è che Presta ha una visione molto lucida della realtà che lo circonda. Ai ragazzi in sala spiega che commedia a tragedia sono due facce di una stessa medaglia ed è compito del bravo autore restituire quell'atmosfera agrodolce che appartiene alla vita di tutti. Questa è la pietra angolare di chiunque voglia accostarsi alla scrittura paradossale. L'autore deve sentire dentro di sé il peso di una missione da portare a compimento: risvegliare le coscienze atrofizzate di un pubblico che ha perso la bussola. Senza credersi Hemingway. Bisogna essere molto crudeli con se stessi, considerarsi sempre dei principianti. Poi leggere tanto, perché senza un'adeguata esperienza come lettore non si può scrivere degnamente, e non accontentarsi mai della prima frase che ti viene in mente: con un buon dizionario dei sinonimi e contrari sottobraccio si trova sempre una parola più efficace. E meno male, conclude Presta, che ci sono gli editor a darci delle scadenze. Degli "avvoltoi sulle spalle" necessari per dare un ordine alla scombinata vita dello scrittore.