Aula Magna gremita di studenti in attesa di veder spuntare “le iene”. È un grosso applauso quello che accoglie Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e il loro autore Martino Clericetti ospiti, venerdì 22 novembre, della sede bresciana dell' Università Cattolica.

A cura di alcuni professori del corso Stars (Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo), la conferenza conclude il ciclo “IndignArti” affrontando il tema La grande cattiveria del piccolo schermo con due dei comici attualmente più apprezzati nello scenario italiano e con l'autore della maggior parte dei loro programmi (ma non solo).

Battuta sempre pronta, linguaggio frizzante alla portata dei ragazzi, capacità di dire grandi verità anche dietro ad una risata: così Luca e Paolo hanno affrontato le domande rivolte loro da Paola Abbiezzi, docente di Storia della radio e della televisione, e da Ruggero Eugeni, docente di Semiotica dei media.

Argomenti centrali, soprattutto della prima parte dell'incontro, la satira e l'indignazione, punto su cui Luca obietta subito: «Indignazione significa chiusura mentale: gli sbagliati si mettono nella posizione dei giusti. Noi ci siamo schierati dalla parte degli sbagliati condannando anche le nostre debolezze. Prendiamo in giro prendendoci in giro». Subito la conferma di Paolo, il quale afferma che l'indignazione può essere un motore ma deve fermarsi lì.

Con il racconto di Clericetti riguardo l'esperienza dei due comici sul palco dell'Ariston, arriva la dimostrazione di quanto sia diffusa l'idea che «satira sia inevitabilmente schieramento politico». In realtà, come viene ribadito dai diretti interessati, «la satira è l'occhio con cui si guarda la realtà». Sempre con riferimento all'esperienza di Sanremo ribadiscono: «è come se in Italia ci fosse la possibilità di prendere in giro qualcuno e non qualcun altro».

 

 

L'incontro prosegue sul binomio censura-libertà di espressione, sottolineando come «in Italia non ci sia censura ma ipocrisia. Bisogna essere sempre politicamente corretti e in comicità non si può». Come racconta Clericetti, spesso i paletti vengono messi da persone che stanno gerarchicamente più in basso, è una censura preventiva nei confronti di una persona che magari non se la prenderebbe nemmeno.

Tra una risata e l'altra, Luca e Paolo affrontano un tema che ad un pubblico di giovani universitari sta inevitabilmente molto a cuore: rischiare per ottenere ciò che si vuole. Mettendo da parte la comicità, si percepisce l'enfasi con cui consigliano di «metterci la faccia, anche a rischio di sbatterla contro un muro perchè è solo rischiando che si cresce». Altrettanta convinzione nell'affermare che, in questo lavoro come in tutti, è fondamentale studiare. Avere una cultura dello spettacolo, partire dai grandi.

Tutti e tre d'accordo, comici e autore, nel definire la loro come una ‘squadra’, un luogo in cui portare ciò che rispettivamente piace e in cui dire liberamente il proprio pensiero riguardo al lavoro dell'altro.

Clericetti si sofferma sul ruolo dell'autore, ruolo che varia anche in base al linguaggio dell'artista che ha di fronte, motivo per cui è indispensabile che si crei un minimo di empatia umana. Empatia che è evidente tra i due comici e colleghi da ormai molti anni.

Sicuramente un incontro che ha suscitato un enorme interesse, come testimoniano le domande dei ragazzi e il calore dell'applauso finale dopo la frase conclusiva di Paolo: «Qualsiasi cosa voi vogliate fare date tutto, date il massimo, credeteci sempre e non mollate mai».