Prendere parte al dibattito scientifico in corso, a livello europeo, sulla Higher Education, e seguirne da vicino l’evoluzione in termini di normativa e indirizzi istituzionali costituisce un interesse primario per il nostro Ateneo. La nostra Università è infatti impegnata da tempo, anche grazie all’adesione a reti europee, autorevoli e ricche di stimoli, come l’EUA (Association of European institutions of higher education), a delineare un proprio percorso originale e, nel contempo, armoniosamente inserito in quello che tende a divenire un sistema europeo della Higher Education.

«Le trasformazioni di carattere politico e sociale cui stiamo andando incontro interpellano inevitabilmente anche la dimensione della formazione. I mutamenti in atto, in particolare, richiedono l’elaborazione di strategie educative in grado di rispondere alle esigenze espresse dalla società. Un lavoro di ricerca che, a mio avviso, anche la politica deve sostenere con decisione e con coraggio». Con queste parole Renata Viganò, direttore del Centro di studi e ricerche sulle politiche della formazione (Ceriform) dell’Università Cattolica, ha introdotto il seminario ET 2020 – Higher Education: Agenda, Systems, People che si è svolto lo scorso 18 ottobre nella sala Negri da Oleggio della sede di Milano.

A confrontarsi sul tema della formazione universitaria e delle sue recenti trasformazioni a livello nazionale ed europeo sono stati alcuni tra i più competenti protagonisti dello scenario attuale dell’educazione superiore, a partire da Xavier Prats Monné, Deputy Director-General della DG Education and Culture della Commissione europea, che ha portato l’attenzione soprattutto sulla necessità della modernizzazione del sistema universitario, anche attraverso le nuove tecnologie che «investono e sconvolgono il sistema di formazione e contribuiscono a cambiare il ruolo dell’insegnamento». «Anche se l’Europa» ha aggiunto Prats Monné, «non può dire alle nazioni cosa devono fare, può senz’altro dare una spinta decisiva a lavorare nella direzione della cooperazione internazionale».

A rilevare le maggiori difficoltà dell’università italiana in questo quadro generale è stato Stefano Paleari, segretario generale della Conferenza dei rettori (Crui), che, ripercorrendo gli ultimi passi intrapresi in seguito alla riforma universitaria, ha individuato quella che, a suo parere, rappresenta la «sfida» più importante per l’Italia: perseguire e dare consistenza un modello che si potrebbe definire ibrido. Secondo tale paradigma, infatti, una parte importante dei finanziamenti per alimentare il sistema potrebbe giungere anche dall’esterno degli atenei, senza che per questo venga compromessa l’autonomia della ricerca e della formazione. Che l’università italiana sia in una fase particolarmente delicata e decisiva lo ha sostenuto anche Carlo Finocchietti, direttore del Centro di informazione sulla mobilità e le equivalenze accademiche (Cimea), secondo cui il «modello aperto» italiano, che cerca di conciliare il livello della formazione con la quantità garantendo una sorta di «qualità di massa», è soggetto a un equilibrio delicato che rischia una deriva populista e un livellamento verso il basso. Anche per questo motivo è importante, come ha rilevato Mario Gatti, direttore della sede di Milano dell’ateneo di largo Gemelli, che «l’università torni a concepirsi come un’istituzione, dove ogni componente, dal docente al dipendente amministrativo, ha il suo ruolo fondamentale nel percorso di formazione dei nostri studenti. Perché la formazione universitaria non è un insieme di piccoli saperi circoscritti e giustapposti, ma un contesto fecondo in cui si formano i cittadini di domani».

In questa prospettiva, l’Università Cattolica, a partire dalla propria visione integrale della persona e quindi dei processi educativi, forte della propria strutturazione multidisciplinare e delle molteplici esperienze di positiva cooperazione interdisciplinare, può fornire un contributo significativo al dibattito in corso.

Il seminario promosso dal Ceriform, in effetti, rappresenta l’avvio di un più articolato lavoro di approfondimento su quegli aspetti che, di volta in volta, si collocheranno al centro dell’agenda dell’area della Higher Education, in una prospettiva di ricerca scientifica e di supporto all’elaborazione e allo sviluppo di orientamenti e programmi strategici.