Un convegno sulla figura di re Desiderio, l'ultimo re longobardo, e il suo progetto politico, come lancio del nuovo "Centro italiano di studi longobardi", promosso da Comune, Fondazione Brescia Musei, con il coinvolgimento dell'Università Cattolica. Il Centro ha come scopo quello di valorizzare, attraverso la ricerca scientifica e la promozione culturale, tutti i siti longobardi connessi alla rete, dichiarata patrimonio Unesco, "I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)" che comprende Benevento, Brescia, Campello sul Clitunno, Castelseprio - Torba, Cividale del Friuli, Monte Sant'Angelo, Spoleto.

L'iniziativa, che si è svolta dal 21 al 24 marzo, è stata aperta dal professor Paolo Delogu dell'Università di Roma La Sapienza, che proposto una visione diversa rispetto a quella tradizionale della organizzazione di governo longobarda, delineando figure di sovrani consapevoli di reggere un popolo misto e complesso e quindi preoccupati di dare una forte impronta "statale" ai propri domini, nei quali l'autorità regia era ovunque ben chiara, così da garantire il benessere collettivo senza realizzare una struttura basata sul dominio etnico, ma conservando al contempo il valore dell'identità longobarda come elemento fondante della sovranità.

Sono intervenuti poi alcuni dei nomi più noti della ricerca di settore accanto a figure di giovani ricercatori. In campo internazionale spiccava soprattutto la presenza di docenti provenienti da Università di area tedesca come Matthias Becher dell'Università di Bonn, Ewald Kislinger e Walter Pohl dell'Università di Vienna, cui va aggiunto senz'altro Xavier Barral I Altet impegnato sia all'Università di Rennes II, sia a Ca' Foscari a Venezia.

Dopo una prima parte dedicata al contesto documentario con interventi inerenti le principali fonti storico-letterarie, artistico-monumentali e archeologiche su cui hanno fatto il punto della situazione Francesco Lo Monaco, Marcello Rotili, Lucinia Speciale e Caterina Giostra, si è passati a delineare il progetto politico e di governo di Desiderio grazie alle relazioni di Angelo Baronio, che ci ha parlato della "conquista" del regno da parte del sovrano, di Paolo Cammarosano, che ha delineato con chiarezza le caratteristiche del rapporto che quest'ultimo ebbe coi duchi, di Matthias Becher che ha configurato quali potesse essere la sua politica internazionale fra aperture e chiusure, per poi passare ai rapporti di Desiderio con Bisanzio tratteggiati negli interventi di Ewald Kislinger e Pasquale Corsi, oppure quelli col papato di cui si è occupato Giuseppe Motta.

La sezione "La memoria di un re", ha avuto come protagonisti i monasteri quali centri di potere con Nicolangelo D'Acunto, la figura di Ansa, sposa di Desiderio, su cui si è soffermato Mario Marrocchi e l'intrigante polemica contro le "alienigenae uxores", quale ci appare dai documenti pontifici, letta ovviamente in rapporto al matrimonio della figlia del re da parte di Walter Pohl. Aldo Settia ha poi posto l'accento sulle vicende del 774 anno che, come noto, vede la fine dell'esperienza politica dei Longobardi, Gabriella Maroni sulla memoria di Desiderio nell'epica cavalleresca e Maria Chiara Succurro sul monastero di Leno, visto sempre come luogo consono a costruire la memoria del sovrano che sopravvive attraverso l'opera da lui creata.

La parte conclusiva dei lavori si è occupata di due tematiche: da un lato, l'attenzione sui sistemi produttivi, i distretti, i modelli di civiltà che hanno caratterizzato la presenza longobarda in Italia. Il problema di comitati e gastaldati è stato lucidamente affrontato da Bruno Figliuolo, l'economia delle curtes fra Longobardi, Bizantini, Carolingi da Gianfranco Pasquali, la questione della politica monetaria da Alessia Rovelli. A seguire, le leggi e le consuetudini longobarde del secolo VIII sono state oggetto di indagine da parte di Mario Ascheri, mentre Ezio Barbieri ha parlato dei diplomi e della tradizione documentaria scritta e Cesare Alzati ha delineato il ruolo assunto dalle istituzioni ecclesiastiche e dal pensiero teologico nell'ultimo secolo longobardo.

Dall'altro lato, i lavori sono stati chiusi da un focus su Brescia e in particolare sul monastero di San Salvatore, indagato e analizzato sotto ogni aspetto. "Da San Salvatore a Santa Giulia, le trasformazioni istituzionali di un monastero regio" il titolo dell'intervento di Gabriele Archetti. Di prevalente carattere storico-artistico le due relazioni successive di Xavier Barral I Altet e Francesca Stroppa che si sono occupate rispettivamente degli stucchi e delle sculture provenienti dalla basilica, confrontati con altri esempi europei coevi, e dei cicli pittorici altomedievali presenti in San Salvatore. Al termine della giornata Simona Gavinelli ha tratteggiato il ricordo di Desiderio come appare e permane attraverso la cultura monastica e Francesca Morandini ha, invece, tratteggiato le prospettive future che riguardano il complesso della basilica di San Salvatore.

Le conclusioni del convegno, affidate a Claudio Azzara, hanno mostrato le molte novità emerse dai contributi forniti nei vari campi dai molti studiosi intervenuti, ma anche le numerosissime prospettive di dibattito e ricerca che un convegno di tale portata ha potuto aprire e che certamente saranno oggetto di successivi approfondimenti da parte del mondo scientifico nazionale ed internazionale.