«La rilevanza della Raccolta libraria, realizzata a suo tempo dall'ingegnere Carlo Viganò (1904-1974), è risultata sempre più riconosciuta ormai sia a livello nazionale che internazionale; attualmente è ricca di circa 5.000 opere, costituenti il Fondo Antico (manoscritti, molti incunaboli e altre stampe rare fino all'anno 1800), e di altre 5.000 circa del Fondo Moderno, inerenti alla «letteratura secondaria» riguardo alla storiografia della scienza: edizioni critiche di opere singole o di opera omnia, biografie, studi monografici, generali e interdisciplinari. Per questo ho ritenuto che dovesse essere degnamente commemorata la scadenza dei quarant'anni della sua collocazione nella sede bresciana dell'Università Cattolica del S.Cuore». Così il professor Pierluigi Pizzamiglio, cremonese di nascita e bresciano d'adozione, spiega la genesi del convegno del 18 aprile, per cui ha curato anche una preziosa pubblicazione, la «Miscellanea 1» della «Biblioteca Carlo Viganò», edita da Educatt (Milano 2013) e strutturata in quattro saggi.

Il primo, «La prima scienza stampata: gli incunaboli», edifica per la prima volta nella storia, a detta dell'autore stesso, «una biblioteca che non aveva altri limiti che il mondo stesso»; alla sintesi statistica sulle edizioni scientifiche del sec. XV fanno seguito le schede di undici incunaboli, dalle antiche enciclopedie di Plinio il Vecchio e Marziano Capella alle dissertazioni astronomiche-astrologiche del Regiomontano, del Sacrobosco, di Alfonso X e dell'Achillini, libri oggi ridicoli, ma che allora influirono fortemente sulla cultura e sulla società.

Segue la Sezione «Aristotele», di Rosanna Frialdi, sulle edizioni a stampa, quasi tutte cinquecentine, del «Maestro di color che sanno» in ambito fisico, e dei suoi commentatori, da Averroè a Tommaso d'Aquino al Nifo al Budé, monumenti del lento progredire della scienza.

 

 

Più ampia la Sezione «Leonardo da Vinci», di Nadia Campadelli, dedicata alla componente scientifico-matematica del multiforme genio rinascimentale: «Per valorizzare il momento celebrativo -precisa don Pizzamiglio- viene annunciata l'imminente edizione, come iniziativa editoriale della Biblioteca Viganò, della trascrizione effettuata dal bresciano Nando de Toni (1902-1982) del celebre Codice Atlantico di Leonardo da Vinci; vengono pure presentate al pubblico per la prima volta alcune ricostruzioni di macchine ideate da Leonardo e ricostruite dal bresciano Gianfranco Zucchi. Questo a dimostrazione che attualmente Leonardo sta tornando ad essere coltivato (cosa che sta accadendo in questo momento anche a Milano) come ingegnere-artigiano, che ha da insegnare una sana manualità anche ai giovani d'oggi.»

Infine la Sezione «Galileo Galilei», di Luisa Colosio, testimonianza di un personale interesse del Viganò, del quale conserva gli appunti manoscritti sulle relazioni di Galileo con Brescia: «Ricorrendo poi il IV Centenario della pubblicazione dell'opera di G.Galilei sulle macchie solari -prosegue don Pizzamiglio- si ha modo di chiarire come all'evidenza essa confutava la teoria cosmologico-meteorologia aristotelica (per cui le macchie sarebbero state delle nuvole entro l'atmosfera terrestre) a favore di quella galileiano-copernicana che giustamente riconosceva nelle macchie solari fenomeni astronomici. Comunque sarà proprio il Prof. Righini, dell'Osservatorio di Arcetri, che, reduce da un incontro di questi giorni con i colleghi astrofisici dell'Accademia dei Lincei, ci aggiornerà, al convegno, sull'attualità delle considerazioni galileiane intorno al fenomeno delle macchie».