«Paradiso profumato, dove sotto l’azzurro tutto è amore e felicità, dove ciò che si ama è degno di essere amato». È un verso di Charles Baudelaire, un poeta tra i più amati da Sergio Cigada. Quelle parole sono un esempio concreto di uno dei temi centrali del suo insegnamento: il miracolo della bellezza che si compie nella poesia. Un insegnamento lungo e appassionato che, il 17 dicembre, gli è valso l´onorificenza di «Chevalier dans l´Ordre National du Mérite», conferitagli da Loïc Hennequine (nella foto a sinistra), ambasciatore francese in Italia.

Settant’anni, docente di francesistica e preside della facoltà di Scienze linguistiche dell´Università Cattolica dal 1990, tra il 1973 e il 1983 il professor Cigada è stato a capo della facoltà di Magistero. Gli amici e studiosi della cultura francese convenuti alla cerimonia, svoltasi in ateneo alla presenza del rettore Lorenzo Ornaghi, hanno per un attimo trattenuto il respiro quando Hennequine ha appuntato al petto di Cigada la spilla di «Chevalier». E il miracolo, la sospensione eterea della poesia è continuata, quando lo studioso ha iniziato la propria lezione magistrale citando una lunga serie di versi memorabili, tratti dalla tradizione letteraria francese e italiana. «Mentre citavo questi versi, - si è soffermato il professore - sono sicuro che ciascuno li stava rievocando, perché sono oggetti di bellezza che durano in ogni tempo. Il miracolo della bellezza, opera dell'uomo, lo trascende, attestandone l'origine divina e la capacità di attingere a ciò che è oltre il suo dominio».

La poesia riesce a evocare un mondo in tre parole. È questa la ragione per cui, fin da giovane, egli si è appassionato al mestiere di critico: «Dove sta il “plusvalore” della letteratura, per cui le basta così poco, in termini materiali, per esprimere così tanto?». Il compito del critico è appunto quello di cercare di dare una risposta a tale interrogativo. Nonché di mantenere viva la memoria dei testi letterari: «La nostra responsabilità è studiarli per riuscire a tramandarli, consapevoli che maneggiamo qualcosa di misterioso». Cigada non ha però parlato solo in qualità di storico della letteratura, ma anche di linguista: «I classici erano convinti che la sede della memoria fosse il cuore. Una convinzione che ha lasciato traccia anche nella lingua italiana: "ricordare" termine che viene dal latino, in origine significava “ritornare con il cuore”». Proprio in questo sta il valore dell´insegnamento di Cigada: permettere a chi legge di ritornare con il cuore ai capolavori della letteratura francese.