di Giulia Zavaglio *

Mosca. L’avevo inserita al primo posto fra le possibili mete del programma Exchange per un semestre all’estero, complice il fascino esercitato da tre anni di studio della cultura e della letteratura russe, oltre che la curiosità per la vita della metropoli. Inoltre, a Mosca avrei potuto rivedere le ragazze russe, studentesse di italiano, che avevo conosciuto due anni prima alla scuola estiva presso il monastero ortodosso di Valdaj, nella oblast’ di Novgorod. 

Giulia ZavaglioAnche la scelta dell’Ateneo, ossia l’Università Umanistica Ortodossa San Tichon, è stata ben ponderata. Si tratta di un’università privata fondata appena 25 anni fa col proposito di formare i propri studenti recuperando i valori della religione ortodossa, dimenticati da molte famiglie a causa del regime sovietico, che proponeva un’istruzione fondata su un’ideologia atea. L’ambiente informale, il numero contenuto di studenti e le cattedre rinomate di letteratura inglese e russa mi hanno convinto.

Per quanto riguarda l’alloggio, l’Università ospitante mi ha fatto una bellissima sorpresa, chiedendo alla mia compagna di stanza della scuola estiva, Polja, di ospitarmi nella sua famiglia per la durata del mio Overseas. Se da un lato entrare a farvi parte ha richiesto un po’ di spirito di adattamento, dall’altro è stata un’esperienza dal valore inestimabile sotto molti aspetti. 

Innanzitutto, dal punto di vista psicologico, perché Polja e i suoi genitori si sono sempre comportati in modo molto ospitale; in secondo luogo, dal punto di vista linguistico, perché ero esposta alla lingua quasi 24 ore per 7 giorni. Dal punto di vista culturale, ho potuto imparare qualcosa di nuovo sullo stile di vita e sulle abitudini dei Russi. 

Sono molto grata ai genitori di Polja per le gite fuori città che abbiamo fatto nei weekend, in pellegrinaggio presso famosi monasteri ortodossi o in visita ai Cremlini: i colori sfavillanti di Sergiev Posad, le pitture bizantine del monastero di Nuova Gerusalemme, Rostov Velikij, che è stata set del film sovietico Ivan Vasil’evič cambia professione. Con le amiche russe ho anche visitato Vladimir e Suzdal’, fulcri della Rus’, oggi parte del famoso Anello d’oro. 

Il clima soleggiato e non troppo freddo fra settembre e novembre mi ha permesso di visitare con agio la città, che presenta attrazioni per tutte le stagioni. Con il bel tempo vale la pena di visitare i numerosi parchi, come Caricyno, Kolomenskoe, Park Gorkogo, il Giardino Aleksandrovskij e i famosi Stagni Patriaršie, dov’è ambientato l’inizio del romanzo il Maestro e Margherita di Bulgakov. Alcuni di questi parchi costituiscono un’attrazione anche d’inverno, in quanto si trasformano quasi interamente in piste di pattinaggio sul ghiaccio. È poi davvero interessante passeggiare per i viali del centro di Mosca, ricchi di storia e di curiosità architettoniche. Ho lasciato invece per l’inverno i musei, come l’incredibile Armeria del Cremlino o la rinomatissima Galleria Tret’jakov

Tuttavia, la mia attività invernale preferita consisteva nell’andare a teatro: Mosca presenta decine e decine di teatri per tutti i gusti e, prenotando con un po’ di anticipo, si trovano biglietti per posti molto buoni a prezzi davvero convenienti. La sera in cui sono stata al Teatro del Palazzo del Cremlino per vedere il famoso balletto dello Schiaccianoci rappresenta uno dei ricordi più belli che porto con me da questa esperienza.

Per quanto riguarda le lezioni in università, all’inizio non è stato facile seguire i corsi, tutti erogati in russo, ma col tempo io e le altre studentesse italiane ci siamo abituate alla “musicalità della lingua” e prendere appunti è diventato meno faticoso. Gli insegnanti si sono rivelati molto disponibili ad aiutare gli alunni internazionali. Il monte ore di lezioni mi lasciava il tempo di praticare la lingua sul campo: il mio modo preferito di fare pratica nelle abilità di ascolto e comprensione era andare al cinema!

Sono tornata in Italia con un’ottima impressione di Mosca, ancor più affascinata dalla cultura russa e motivata nel continuare a studiare questa realtà e la sua lingua. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere, permettendomi non soltanto di migliorare le mie competenze linguistiche, ma anche di sviluppare elasticità mentale, capacità di adattamento e di risolvere problemi. Poiché ogni giorno era una novità, il mio motto era: “Accogli l’insolito con un sorriso”. Sarò sempre grata a Polja e alla sua famiglia per la calorosa ospitalità (soprattutto per le chiacchiere davanti al tè coi pasticcini della sera!). Ma soprattutto ringrazio i miei genitori di avermi lasciato partire, è un’opportunità da cogliere al volo mentre stiamo ancora studiando!

* 23 anni, di Gardone Val Trompia (Bs), secondo anno della laurea magistrale in Scienze linguistche, facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, campus di Brescia