Anche nella ricca città di Brescia 1.400 persone sono in condizione di assoluta indigenza. Se prima i più fragili erano gli anziani, adesso l’età si è invertita e il bisogno riguarda i bambini delle famiglie numerose e gli under 34. Quali azioni intraprendere per contrastare questa situazione? Di questo si è parlato in un seminario in Loggia dal titolo “Lavori in corso. Povertà in corso”, iniziativa che rientra nel progetto di Welfare in azione “Brescia città del noi”, finanziato da Fondazione Cariplo e che vede la partecipazione dell’Università Cattolica.

L’iniziativa di informazione e approfondimento ha richiamato a palazzo Loggia operatori dei servizi, istituzioni, associazioni e realtà del terzo settore che a vario titolo operano in città sul tema del contrasto alla povertà. 

La vasta galassia bresciana del sociale è stata esaminata da Gerolamo Spreafico, docente della facoltà di Scienza della Formazione dell’Università Cattolica, e raccolta in un Compendio sulle principali teorie e pratiche per contrastare la povertà. Questo perché il tema delle condizioni di povertà nelle quali si trovano ampie fasce di popolazione e delle relative azioni di contrasto messe in campo da enti pubblici e organizzazioni private è una materia complessa non sempre affrontata con la profondità necessaria. 

«L’Agenzia Sviluppo Risorse Umane della Cattolica ha anche presentato una ricerca-azione per orientare al meglio la formazione e l’agire professionale degli operatori» afferma Spreafico. «Si tratta di un campo molto vasto sia in termini di comprensione del fenomeno della povertà, sia nella numerosità delle pratiche già presenti in molti territori. Occorre investire fortemente sulla cultura e sulle competenze degli operatori e dei loro decisori che incarnano il ruolo di committenti. In questo si ritiene auspicabile la costituzione di gruppi di lavoro coordinati e molto rigorosi nei metodi che aumentino le competenze dei soggetti in questione, come per esempio Think Tank locali, Comunità di pratiche con forte attenzione alla valutazione».

Sono tante e variegate le risposte che è necessario dare, non basta nemmeno il reddito di cittadinanza impostato come politica del lavoro, ha concluso la sociologa Chiara Saraceno, del Collegio Carlo Alberto di Torino. Aggiungendo anche che la mobilità sociale di fatto non esiste più e nell’attuale stato di crisi economica, se guardi la tua famiglia d’origine conosci già, in linea di massima, quale sarà il tuo reddito futuro. Insomma una società quasi feudale.