Mettere in sicurezza i beni culturali a fronte del rischio di calamità naturali. È l’obiettivo del progetto Cheers (Cultural HEritagE. Risks and Securing activities), cofinanziato dal Fondo europeo di Sviluppo Regionale attraverso il Programma Interreg Alpine Space, a cui sta lavorando la sede bresciana dell’Università Cattolica, con il supporto di Ecometrics, spin-off company di Ateneo.

«Con questo progetto – spiega il professor Stefano Pareglio, responsabile scientifico delle attività in capo a Università Cattolica – affrontiamo il tema della tutela e messa in sicurezza del patrimonio culturale esposto a hazard di carattere naturale. Con un focus specifico sulle Alpi. Dove, fra l’altro, i cambiamenti climatici in atto potrebbero rendere sempre più frequenti e intensi fenomeni in grado di provocare seri danni sulla straordinaria varietà di beni culturali (il nostro focus sono quelli materiali, mobili e immobili) che sono alla base dell’identità delle popolazioni e che contribuiscono in modo spesso significativo alle economie locali». 

La sede di Brescia lavora con una partnership articolata, che mette a sistema enti di ricerca e istituzioni, provenienti da tutti i paesi dell’arco alpino, che si occupano delle tematiche del rischio, della protezione civile e della gestione e tutela dei beni culturali. Sul fronte italiano, oltre a Università Cattolica, il progetto vede la partecipazione di Fondazione Lombardia per l’Ambiente (Lead Partner) e Touring Club Italiano, referente per le attività di comunicazione.

Il progetto Cheers intende quindi integrare tre distinte aree di competenza: analisi dei rischi, gestione dei beni culturali e pianificazione dell’emergenza. Si lavora con l’obiettivo di sensibilizzare le comunità locali circa l’impatto dei rischi naturali sul patrimonio culturale e accrescere la loro capacità di implementare politiche e misure di intervento (in tempo di pace o in fase di allerta ed emergenza) per la protezione e la gestione del cultural heritage.

«Come Università Cattolica – racconta Stefano Oliveri, coordinatore del gruppo di lavoro di Ateneo che comprende fra l’altro Barbara Caranza, esperta in messa in sicurezza dei beni culturali in area di crisi – nell’ambito del progetto stiamo seguendo diverse tipologie di attività. Siamo partiti dallo sviluppo di un metodo (in fase di implementazione) per la valutazione di un “valore di triage” dei beni culturali e finalizzato a stabilire con quale ordine di priorità vadano eseguiti gli interventi di messa in sicurezza in caso di criticità (stati di allerta o di emergenza). Contribuiremo poi a generare i contenuti di moduli formativi destinati a operatori di protezione civile e gestori dei siti culturali, cui verranno trasmesse le nozioni di riferimento per pianificare ed eseguire le operazioni in campo. E aggiorneremo infine i Piani Comunali di Protezione Civile dei Comuni della nostra area pilota (in provincia di Trento, ndr), integrandoli con analisi di rischio sul cultural heritage e procedure operative di intervento. A tale scopo abbiamo attivato una collaborazione con Ecometrics, spin-off di Ateneo, che vanta una solidia esperienza nel campo della Pianificazione di Emergenza».