Incunaboli, tesori preziosi e spesso nascosti nelle biblioteche italiane. Sono loro, i libri a stampa realizzati dopo la metà del Quattrocento, i protagonisti della mostra “Biblioteche riscoperte. Al artis inventae origine. Storie di libri, di persone e di biblioteche milanesi tra le edizioni quattrocentesche della Braidense” che resterà aperta nella Sala Maria Teresa della Biblioteca fino al prossimo 28 marzo.

La nuova catalogazione dei 120 volumi antichi esposti è frutto della collaborazione efficace tra diversi soggetti. «Da circa dieci anni il Centro di ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca (Creleb) dell’Università Cattolica collabora con Regione Lombardia per le biblioteche quattrocentesche del territorio e negli ultimi anni in particolare per il patrimonio della Braidense - ha spiegato Edoardo Barbieri, direttore del Centro -. Questo lavoro ha permesso di inserire 2300 edizioni nella banca dati internazionale Material Evidence in Incunabola, strumento universalmente riconosciuto per lo studio del libro a stampa quattrocentesco».  

La mostra ha una struttura pensata per rendere ragione del lavoro di catalogazione che è stato svolto in tre anni. È il curatore, Fabrizio Fossati, a spiegarlo. «La prima sezione racconta la storia della stampa, la nascita del libro tipografico, a partire dal 1455, la seconda espone i pezzi più pregiati, più importanti e rari della Biblioteca e la terza è la più storica: attraverso lo studio delle annotazioni sui libri e dei timbri vengono ricostruite delle antiche raccolte i cui libri oggi sono confluiti nella Biblioteca Nazionale Braidense». 

Nella prima sezione vengono mostrate le “tecniche di produzione” e gli aspetti caratterizzanti di quella che fu un’invenzione rivoluzionaria, con un’attenzione particolare al modello precedente, quello cioè del libro manoscritto. Così il visitatore, attraverso i libri e le didascalie che metteranno in risalto ora un aspetto ora l’altro, è guidato proprio all’interno di un’officina tipografica di fine XV secolo, aiutato anche dalla presenza di materiale e attrezzature tipografiche (messe a disposizione dal Museo della Stampa “Andrea Schiavi” di Lodi) moderne sì, ma simili a quelle usate in antichità. 

A rappresentare questo primo percorso ci sono il primo libro stampato in Italia con indicazione di data (1465), un rarissimo libretto silografico (probabilmente di pochi anni posteriore all’invenzione della stampa), e ancora uno dei primi libri a stampa in ebraico.

Le perle più preziose della raccolta braidense sono invece esposte nella seconda sezione della mostra, il cui focus è proprio sulla rarità, sulla bellezza, sulla preziosità. Qui il visitatore può ammirare volumi sopravvissuti in pochissime copie (in alcuni casi quello esposto è addirittura l’unico esemplare conosciuto al mondo: così è per esempio per il particolarissimo libretto che narra la Storia dell’Anticristo), oppure impreziositi da legature originali come quello reso prezioso grazie alla legatura costituita da un foglio di un vecchio manoscritto del XII secolo. Numerosi sono poi i volumi splendidamente miniati (in particolare i due volumi, stampati dallo stesso editore a Venezia a distanza di pochi anni, contenenti il testo dei Decreti del vescovo Graziano, entrambi con decorazioni estremamente interessanti). Anche qui le didascalie sottolineano gli aspetti che rendono il volume esposto particolarmente degno di nota. 

Tra gli antichi possessori di questi volumi, oltre a conventi, monasteri, religiosi e letterati e intellettuali, figurano anche dei nobili e reali come Re Luigi XV di Francia di cui sono in mostra due esemplari.

Nella terza sessione sono esposti volumi facenti parte dell’antica biblioteca dei gesuiti di Brera (e delle altre case gesuite milanesi) ma anche dei numerosi conventi milanesi e lombardi soppressi durante la dominazione austriaca le cui biblioteche, almeno in parte, sono confluite nella biblioteca Braidense. Il visitatore quindi è guidato attraverso i segni e le tracce che i libri recano della loro storia: note manoscritte, timbri, ex libris testimoniano l’appartenenza dei volumi a biblioteche precedenti, oggi non più esistenti; le didascalie che accompagnano gli esemplari ricostruiscono la storia di queste istituzioni o degli uomini del passato che li hanno avuti tra le mani: monaci, laici, re (alcuni furono posseduti da Re Luigi XV di Francia), nobili e letterati (un volume appartenne forse a Ludovico Ariosto).

Attraverso il suo percorso espositivo la mostra vuole guidare il visitatore (neofita come il più esperto) alla scoperta di un importante patrimonio culturale milanese. «Si tratta di una collezione di incunaboli molto importante, una sorta di giallo perché non solo questi libri sono oggetto di pregio ma contengono le tracce dell’esistenza di biblioteche milanesi nascoste di cui non sapevamo nulla - ha commentato James Bradburne, direttore della Pinacoteca e della Biblioteca Braidense -. Il lavoro svolto per la mostra è prezioso perché oggi più che mai le biblioteche sono fondamentali per la catalogazione. Oggi, infatti, i giovani pensano che i libri si trovano in internet ma se un libro non è catalogato non esiste».

Per prepararsi alla visita o per approfondire e cercare curiosità sui volumi esposti si può consultare il catalogo completo della mostra sul sito della Biblioteca Nazionale Braidense.