Pubblichiamo l’omelia che il vescovo monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica, ha tenuto nel corso della celebrazione eucaristica nell’aula magna della sede di Milano in preparazione alla solennità del Sacro Cuore di Gesù, festa patronale dell’Ateneo


di monsignor Claudio Giuliodori

“Sacro Cuore mi fido di te”. È l’espressione con cui Armida Barelli affrontava tutti i passaggi più difficili e delicati della vita dell’Ateneo e delle realtà affidate alla sua responsabilità, dalla Gioventù femminile di Azione Cattolica alla fondazione e sviluppo dell’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità. Sappiamo bene che questa attestazione di fiducia incrollabile nel Sacro Cuore non risuonava solo nell’intimo del suo cuore e non plasmava solo la sua spiritualità personale. Ritornava spesso anche nelle riunioni dei dirigenti quando bisognava prendere decisioni coraggiose e controcorrente, a volte non comprese e non condivise dagli stessi collaboratori. Ma lei, tesoriera intraprendente e coraggiosa, andava avanti anche quando gli altri volevano fermarsi, sospinta da una fiducia assoluta nel sostegno del Sacro Cuore. 

Fin dall’intestazione dell’Ateneo, quest’affidamento al Sacro Cuore di Gesù voluto fermamente dalla Barelli contro le reticenze di molti, e in parte anche dello stesso Gemelli, ha segnato profondamente le tappe più importanti e i momenti di maggiore criticità di questa istituzione. Non a caso quindi, anche oggi ci ritroviamo a rendere omaggio al Sacro Cuore, con questo atto che è il primo di carattere istituzionale vissuto in presenza, dopo la sospensione delle attività in sede dovuta alla pandemia. Siamo stati tutti sorpresi dal dilagare del contagio e i nostri chiostri come tutte le sedi dell’Ateneo hanno perso i loro abituali frequentatori. Un velo di tristezza e di silenzio è sceso sulla vita della comunità accademica non diversamente da quanto accaduto in tutti gli ambiti della vita sociale.

Nei suoi 100 anni di storia l’Ateneo ha sperimentato un tale svuotamento solo in un’altra circostanza, non meno drammatica, anche se per ragioni totalmente diverse: i bombardamenti su Milano durante la seconda guerra mondiale. Le bombe arrivarono a colpire anche l’Ateneo che nel ferragosto del 1943 e nei giorni successivi vide distrutta parte della facciata, prima a sinistra e poi destra della torre centrale d’ingresso su cui troneggia la monumentale statua a Cristo Re, rimasta illesa, così come rimase illesa la cappella con l’immagine del Sacro Cuore del Pogliaghi.

La Barelli e padre Gemelli, che erano a Marzio, si precipitarono a Milano. E mentre lo sconforto per la devastazione prendeva tutti, la Barelli per prima e in modo deciso disse: “lo rifaremo”. Dopo aver rinnovato il suo fiducioso abbandono al Sacro Cuore si mise subito all’opera per ricostruire “tutto e bene”. La cassiera, senza alcun tentennamento, ancorata ancora una volta al suo “Sacro Cuore mi fido di te”, impose l’immediato avvio delle opere di ricostruzione e restauro, sebbene i suoi stessi collaboratori sconsigliassero di avviare i lavori mentre ancora infuriava la guerra, considerata anche la svalutazione in atto e l’aumento vertiginoso del costo dei materiali che neppure si trovavano. Ma in autunno, alla ripresa dell’anno accademico, la struttura, sebbene ancora fortemente segnata dai danni provocati dalle bombe, era comunque in grado di garantire la ripresa delle attività.

La testimonianza della determinazione con cui la Barelli, padre Gemelli e i loro collaboratori affrontarono vicende non meno drammatiche di quelle odierne ci conforta e ci incoraggia, e soprattutto ci spinge a fare nostro lo stesso spirito di fiducioso affidamento a colui da cui dipende la storia e la vita di questa istituzione. In questo momento di apprensione per un futuro che appare incerto e complesso, prima di ogni pensiero e di ogni gesto ricordiamoci di mettere tutto nelle mani del Signore dicendo anche noi “Sacro Cuore mi fido di te”. Non è una formula magica né una semplice espressione devozionale. È la consapevolezza della reale presenza divina che ci aiuta da una parte a comprendere le meraviglie operate da Dio in questo Ateneo e dall’altra a rinnovare la nostra collaborazione con Lui secondo lo spirito e la stessa passione dei fondatori. L’affidamento al Sacro Cuore non è una reminiscenza del passato o un cedimento al fideismo rassegnato. Guardando all’intraprendenza della Barelli e di padre Gemelli dobbiamo prendere atto che al contrario è un fermento formidabile di attività e di impegno che nobilita l’intelligenza e riscalda il cuore. Quanto più si è uniti al Sacro Cuore, tanto più si deve essere operativi e mettere a frutto i doni ricevuti.

“Sacro Cuore mi fido di te”. Lo diciamo quindi anche noi, con umiltà e convinzione, pensando allo sconvolgimento che la pandemia ha portato nell’organizzazione della vita sociale e in particolare, per noi, nel dinamismo della vita accademica. Nulla è più come prima e forse non lo sarà mai più. Eppure, fin dal primo momento, nonostante lo smarrimento e le incertezze, la reazione di tutti, dal Rettore agli organi amministrativi, al personale docente e tecnico fino agli studenti, tutti, nessuno escluso, hanno dato la massima disponibilità e si sono prodigati per rendere meno pesanti le conseguenze del lockdown. Sono state messe in campo, con tempestività e lungimiranza, tutte le azioni necessarie per dare continuità all’attività didattica e per creare le migliori condizioni in vista del prossimo anno accademico, anticipando e superando in questo anche molti altri atenei. Credo di poter dire, senza pudore e reticenze, che il Sacro Cuore ha guidato la mente, il cuore e le mani di tutti, trovando piena corrispondenza, per dare le risposte più adeguate ed efficaci di fronte a una sfida davvero inedita e delicatissima, soprattutto per un Ateneo che può contare solo sulle sue forze.

“Sacro Cuore mi fido di te”.  Lo diciamo pensando, in particolare, al prossimo anno accademico che sarà l’anno del centenario. Al di là di ciò che riusciremo a fare, sarà certamente indimenticabile. E sono certo che il Sacro Cuore non mancherà di darci conferme e segni concreti della sua vicinanza anche in ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri studenti. Nonostante i limiti e le incertezze che accompagneranno i prossimi mesi, non mancheranno giovani coraggiosi che, come quelli della prima ora, sceglieranno ancora il nostro Ateneo per la ricchezza della proposta formativa, la qualità dell’ambiente - anche quello digitale con cui stiamo sempre più familiarizzando - e i valori umani, culturali e spirituali che ci animano e ci contraddistinguono. Oltre ad aver assicurato la continuità della vita ordinaria, in questo periodo abbiamo assistito anche a una feconda mobilitazione di tante nostre realtà, dalle Facoltà ai Dipartimenti alle Alte scuole, dagli Alumni ai Collegi al Centro pastorale, che hanno lanciato progetti innovativi e particolarmente seguiti anche nell’affollatissimo mondo del web, sperimentando così nuovi linguaggi e percorsi per dare visibilità a quello spirito sapiente e creativo che ci contraddistingue. È in fondo anche questo un modo per essere parte di quella saggezza umile e intraprendente a cui fa riferimento Gesù nel Vangelo rendendo lode al Padre: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». E non è difficile riscontrare anche nelle importanti iniziative solidaristiche che l’Ateneo prontamente ha lanciato, come il Fondo Agostino Gemelli, l’impegno a essere vicini a chi ha più bisogno secondo lo spirito del Vangelo: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».

“Sacro Cuore mi fido di te”.  Lo diciamo, inoltre, pensando al nostro Paese e al mondo intero, che arrancano nella speranza di uscire presto da questa inaspettata e devastante pandemia. Non credo che basti l’ingenuo e consolatorio “andrà tutto bene” con cui si è cercato di esorcizzare i primi momenti di smarrimento. Le centinaia di migliaia di contagiati e le decine di migliaia di morti, per restare in Italia, ci dicono, con la inequivocabile e impietosa drammaticità dei numeri, l’impatto devastante del Covid-19, reso ancora più pesante dall’isolamento dei malati e dalla solitudine di tante persone, dal blocco delle attività economiche, educative, culturali e sociali che in molti casi rendono incerto, e forse pregiudicano, il futuro. 

Come Ateneo abbiamo un compito peculiare anche in questo contesto, che ci è consegnato in modo particolare dal Sacro Cuore: essere generatori di speranza per le nuove generazioni, motore di ripresa per la vita sociale, linfa vitale di idee e progetti per il futuro. Anche facendo tesoro degli insegnamenti di questo periodo – che a ben vedere sono davvero tanti – dobbiamo contribuire, come volano geniale e fecondo, alla costruzione di una società aperta e solidale, inclusiva e sostenibile, equa e virtuosa. Come ha ricordato più volte papa Francesco, ci sono anche tante altre pandemie e ben più devastanti che attendono, e non da oggi, di essere combattute e superate: fame, ingiustizie, sfruttamento, inquinamento... la lista è davvero lunga. Verso questi fronti deve orientarsi la nostra opera, soprattutto pensando alla terza missione dell’Ateneo.

Infine diciamo “Sacro Cuore mi fido di te” per esprimere la nostra gratitudine. Non siamo stati noi a scegliere Lui, ma è stato Lui che ha scelto noi e ci custodisce con tenerezza nel suo infinito abbraccio d’amore, come rimarcato con forza nella seconda lettura: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati». Di questo amore che sa declinare in modo efficace carità e scienza, solidarietà e innovazione tecnologica, sono stati emblema ammirevole la Facoltà di Medicina e chirurgia e il Policlinico A. Gemelli che hanno retto gran parte dell’urto del contagio a Roma e nel Lazio dando prova di grande professionalità e generosità. Quello che Dio ha seminato nei nostri cuori è davvero un dono concreto e fruttuoso che a tempo debito sa produrre frutti preziosi e abbondanti. Permettetemi di parafrasare quanto Mosè nella prima lettura ricorda al popolo: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete il più prestigioso tra gli Atenei ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri: il Signore vi ha fatti crescere con mano potente e vi ha riscattati dalla minorità culturale in cui volevano relegarvi, per essere testimoni della sua sapienza e del suo amore». 

Ecco perché il Sacro Cuore è stato, è e sarà, quel di più di senso e di prospettiva, di coscienza religiosa e di inesauribile creatività intellettuale che fa grande il nostro Ateneo, a patto che possa continuare ad abitare non solo nella bella cappella di questa sede a Lui dedicata, ma nel cuore di ogni membro della nostra comunità accademica. Quest’anno non potremo fare la tradizionale processione nei chiostri, ma ci fermeremo al termine della Messa per fare assieme cinque minuti di adorazione davanti a quell’Ostia che è forma visibile e presenza reale del Sacro Cuore di Gesù. Non è un caso che fin dall’inizio Armida Barelli abbia voluto accompagnare la vita dell’Ateneo con l’Adorazione Eucaristica quotidiana, facendo realizzare a questo scopo lo stupendo ostensorio che utilizzeremo anche in questa circostanza. A questa fonte inesauribile di vita, amore e sapienza anche noi volgeremo ancora una volta lo sguardo, nella certezza che con Lui nulla è impossibile. Per questo con lo stesso spirito della Barelli, che ci auguriamo di vedere presto beata, diciamo ancora oggi con fede “Sacro Cuore mi fido di te”. Amen.