Una ricerca che per la prima volta mette sotto i riflettori i delegati sindacali. È questa l’originalità del volume Protagonisti della rappresentanza (edizioni Il Mulino), che racconta gli esiti di un viaggio esplorativo tra oltre 2.700 delegati della Cisl lombarda, nella convinzione che essi costituiscano l’asse portante del radicamento sindacale nei luoghi di lavoro e la risorsa centrale per gestire la contrattazione decentrata.

Il libro, curato dai professori dell’Università Cattolica Ivana Pais, docente di Sociologia economica, Luca Pesenti, docente di Sistemi di welfare comparati, e Giancarlo Rovati, docente di Sociologia generale, è stato presentato mercoledì 20 febbraio nella sede di via Nirone dell’Università Cattolica nel corso di un dibattito a più voci che si è svolto alla presenza della segretaria regionale Cisl Lombardia Paola Gilardoni e che, insieme agli autori, ha coinvolto altri esponenti del mondo accademico.

«Si tratta della più ampia ricerca mai effettuata su questo tema che ha riguardato tutti i territori lombardi e la grande maggioranza delle categorie», ha ricordato Mimmo Carrieri, docente di Sociologia economica all’Università di Roma La Sapienza, entrando nel vivo della presentazione introdotta dai saluti di Giancarlo Rovati a nome del Dipartimento di Sociologia. 

Il volume dà voce al nuovo assetto delle relazioni industriali che negli ultimi decenni hanno attraversato grandi cambiamenti. Il luogo di lavoro è diventato sempre più l’ambito privilegiato della nuova rappresentanza degli interessi dei lavoratori e, dunque, il banco di prova per una trasformazione del sindacato.

«C’è oggi un disagio a dialogare con la base sindacale da parte dei vertici delle Segreterie. Soprattutto rispetto ai grandi temi politici e sociali. C’è timore a parlare con i delegati. Per questo è importante capire cosa pensano, come vivono l’organizzazione, quali sono le loro fatiche», ha osservato Aldo Carera, docente di Storia economica in Cattolica, che ha coordinato la discussione del volume. 

Nel libro è stato dato molto rilievo alla sfida rappresentata dalla contrattazione decentrata, mostrando come i delegati l’abbiano raccolta, divenendo protagonisti di questa nuova stagione. Ma al tempo stesso i delegati segnalano una serie di difficoltà, soprattutto nelle relazioni con i lavoratori non iscritti al sindacato o con i delegati delle altre sigle sindacali. Senza dimenticare il peso significativo della componente ideologica e valoriale che, secondo Carrieri, «diviene più rilevante con il passare del tempo, con l’aumento dell’anzianità di ruolo».

«La ricerca sottolinea come il decentramento delle relazioni industriali possa rappresentare una risorsa per il protagonismo sindacale – ha detto Lisa Dorigatti, docente di Sociologia generale all’Università degli Studi di Milano –. Occorre al tempo stesso domandarsi se questo decentramento non possa rappresentare anche un rischio, perché aumenta la differenziazione tra i comparti economici, i territori e le categorie».

In realtà, ha specificato Paolo Feltrin, docente di Analisi delle politiche pubbliche all’Università di Trieste, «lo studio smentisce la tesi secondo cui i delegati sarebbero abbandonati a se stessi una volta eletti. Il modello di rappresentanza elettiva ha dunque funzionato come collante della rappresentanza. I delegati sono curati dalle loro organizzazioni e per questo sono stati capaci di adattarsi bene ai cambiamenti.  Ma sono diversi dalla loro base per grado di informazione, aggiornamento formativo, conoscenza dei problemi aziendali: in fondo possiamo dire che è una professione, un mestiere sui generis, che dura nel tempo e produce autostima, senso di appartenenza, risultati concreti con evidente vantaggio per il peso sociale e politico delle organizzazioni territoriali, nazionali, confederali».

A essere rimessa in gioco, dunque, è l’identità stessa del delegato, chiamato meno a compiti organizzativi e molto più a riscoprire la propria capacità negoziale. Ecco perché la formazione rappresenta la chiave di volta: chi più si è formato, avverte meno le fatiche che il ruolo determina e si sente più preparato al compito.