Un nuovo percorso comune per contribuire a risolvere uno dei problemi sanitari e, quindi, sociali più frequenti: è questo l’obiettivo del web congress dal titolo “Azioni di contrasto alle Infezioni correlate all’assistenza (ICA) e all’antibiotico-resistenza nell’emergenza Covid-19”, promosso da Università Cattolica e Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCSS, trasmesso dalla Sala Italia del Centro Congressi “Europa” del campus di Roma dell’Ateneo, che il 24 settembre ha offerto un’occasione di confronto su un tema fonte di complicanze per i pazienti e costi per il Servizio Sanitario Nazionale, reso più grave dalla pandemia da Coronavirus.

I lavori sono stati aperti dal rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli: «Il convegno di oggi, dai temi di grandissimo interesse, si basa sul rapporto fra la cura e la malattia. Uno dei simboli della modernità, l’antibiotico, strumento capace di debellare le infezioni, se usato in modo eccessivo e smodato, può causare infezioni resistenti ai farmaci. Ciò che è decisivo è da un lato il progresso della conoscenza, che abbiamo visto alla prova nella vicenda della pandemia, per assicurare una maggiore durata e qualità della vita. Dall’altro, è fondamentale l’uso che facciamo dei rimedi. Tutto questo chiama in causa il rapporto fra l’uomo e la natura: in questa dinamica non saper governare gli effetti, ad esempio di un nuovo farmaco, è un difetto di lungimiranza che può creare grandi problemi. Oltreché fiducia nel proprio intelletto l’uomo deve, quindi, anche avere grande umiltà nel comprendere che non tutti gli sviluppi possono avere esiti positivi».

«Le infezioni correlate all’assistenza rappresentano un problema complesso e frequente in Sanità – ha detto il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel saluto iniziale – “L’aspetto saliente è sempre la centralità del paziente. Papa Francesco, nell’udienza dell’11 settembre scorso ai partecipanti al Congresso mondiale di Ginecologia Oncologica, ha detto: “La persona malata è sempre e molto di più del protocollo – molto di più! – all’interno del quale la si inquadra da un punto di vista clinico”. Ne è prova il fatto che quando il malato vede riconosciuta la propria singolarità cresce subito la fiducia verso l’équipe medica. Esprimo il desiderio che tutto lo studio e il dibattito di questi incontri trovi sempre più spazio e riconoscimento all’interno dei sistemi sanitari e dell’organizzazione ospedaliera. La professione di medico deve sempre cercare una dimensione antropologica che identifichi nella persona malata e nella sua famiglia il vero fine del proprio agire, mediante un percorso formativo capace di passare ad una visione dove prendersi cura dell’altro significa prendere in carico non solo la malattia, ma la persona e il suo contesto di vita. La Medicina sarà tanto più umanizzata quanto più vedrete nel malato l’immagine del Creatore stesso».

Dopo i saluti di Marco Elefanti, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, e il messaggio di Padre Virginio Bebber, presidente dell’associazione religiosa Istituti Socio-sanitari, il giornalista Fabio Mazzeo, moderatore del convegno, ha dato la parola a Walter Ricciardi, Ordinario di Igiene Generale e Applicata all’Università Cattolica e Presidente della World Federation of Public Health Associations (WFPHA), per introdurre il tema: «Oggi, attraverso tutti gli interventi e i contributi che ascolteremo nella tavola rotonda e poi nel focus di approfondimento, l’Italia consegna, grazie allo studio e al lavoro di una serie di Università, enti e organizzazioni,  un piano di lotta alle infezioni attraverso innovazioni microbiologiche, e quindi non inquinanti. La prima cosa per contrastare le infezioni rimane sempre il comportamento degli operatori, soprattutto attraverso l’igiene delle mani; poi la vaccinazione, la prevenzione. Ma il terzo è sicuramente l’igiene ambientale: dai microbi delle superfici alle mani la trasmissione è naturalmente facilitata. Mi auguro che da qui oggi possa nascere una “controffensiva” nella lotta alle infezioni, e l’offerta di uno strumento importante che venga anzitutto applicato in Italia, ma che esca dai confini attraverso la collaborazione con gli altri Paesi».

I lavori sono entrati nel vivo e nei dettagli e percorsi di approfondimento e di studio con la tavola rotonda dal titolo “L’impatto del sistema di sanificazione PCHS sulla rimodulazione del microbiota ospedaliero e sulla riduzione di AMR, ICA e costi associati: i risultati della ricerca multicentrica SAN-ICA e le ulteriori potenzialità d’uso”, alla quale hanno partecipato Elisabetta Caselli, Associato di Microbiologia all’Università di Ferrara, e Luca Arnoldo, Specialista in Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Udine, e il focus sulle iniziative del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS per la prevenzione delle ICA e dell’antibiotico-resistenza nell’emergenza Covid-19 con gli interventi di Roberto Cauda, Ordinario di Malattie infettive all’Università Cattolica Direttore della UOC di Malattie Infettive della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Maurizio Sanguinetti, Ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica, Direttore del Dipartimento Scienze di laboratorio e infettivologiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Presidente della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Disease, Patrizia Laurenti, Associato di Igiene Generale e Applicata all’Università Cattolica e direttrice della UOC di Igiene Ospedaliera della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Andrea Cambieri, Direttore Sanitario della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

«Il tema delle resistenze e delle infezioni si inquadra nel tema della sicurezza delle cure all’interno del quale c’è quello delle infezioni correlate all’assistenza che certamente caratterizza la formazione dei professionisti sanitari – ha detto Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, nel suo intervento sul tema “ICA-AMR-Covid-19: le sfide attuali e future” – “Anche nella situazione epidemica che stiamo vivendo sappiamo che la trasmissione dell’infezione è via droplet, sappiamo che nel caso di altre infezioni la modalità è aerea, sicuramente il tema è sempre centrale. Nella fase attuale, in cui i numeri del Covid-19 stanno lievemente crescendo, dovremo affrontare temi organizzativi e assistenziali nei quali certamente dovrà rientrare anche ciò di cui siamo parlando oggi: questa è un’ulteriore grande sfida, clinica e assistenziale, che ci aspetta nelle prossime settimane, grazie alle azioni che il nostro Paese ha già in corso».

«Le infezioni ospedaliere raramente sono comparse nelle prime pagine, ma ne conosciamo bene l’incidenza, laddove, insieme ai temi dell’antibiotico-resistenza, soprattutto nei reparti di terapia intensiva, assumono un’importanza particolare per i pazienti e per chi li assiste – ha concluso Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione Ministero della Salute, nella sua relazione dal titolo su “ICA-AMR-Covid-19: dalla gestione dell’emergenza alla prevenzione, le Azioni ministeriali”.«Sappiamo che non è una battaglia facile da vincere perché sono in campo fattori comportamentali, ad esempio l’igiene personale e l’uso corretto dei farmaci, insieme a fattori strutturali, come la mobilità dei pazienti. Soprattutto nella prima fase dell’epidemia abbiamo compreso la grande importanza di adottare tutte le precauzioni necessarie su questi temi, affidandosi contemporaneamente alla tecnologia e agli strumenti di igiene e sanificazione e certamente di modifica dei comportamenti umani e delle organizzazioni strutturali».